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Nulla è impossibile a Vieste, dove nulla è possibile!

LA GRANDE IMPLOSIONE
  LA GRANDE IMPLOSIONE
"La Grande Implosione"
In vendita nelle edicole e cartolibrerie di Vieste
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(….) Le principali vittime del materialismo viestano sono state la bellezza ed il rispetto della natura diventata preda della cementificazione, l’amicizia disinteressata e gratuita, l’accoglienza generosa, la vita familiare basata sulla fedeltà, la solidarietà e soprattutto le giovani generazioni che sono state, di fatto, abolite, come riferisce delli Santi: “Noi non ce ne siamo accorti, ma nel 2008 a Vieste hanno abolito la gioventù. Esistono solo adulti in via di sviluppo o bambini in età avanzata; esistono soprattutto come singoli, al più come accoppiati o al massimo come membri di qualche branco. Non esistono invece come generazione, come soggetto pubblico o sociale”.
Alla fine della lettura del saggio di delli Santi si percepisce che la vera causa dell’implosione viestana è la sua tragica mancanza di cultura. Infatti, ad una rapida crescita economica non è seguita una conseguente crescita culturale, capace di ridefinire il rapporto di un popolo con la natura, tra le persone e con il mondo simbolico.
In conclusione, è fondamentale per Vieste (ed i suoi cittadini) avviare un nuovo progetto educativo, capace di riconoscere ed inserirsi in una tradizione, cioè in un continuo processo di trasmissione dei valori, non tanto per conservare e ibernare la memoria di un passato che non torna più, ma per rielaborare modelli di vita in accordo con le necessità del presente e del futuro, al fine di ottenere una rinnovata società civile. delli Santi ricorda, allora, che un territorio è forte se investe in formazione, se forma debitamente i propri giovani e prepara progetti culturali ed imprenditoriali capaci di utilizzare le risorse date; solo un territorio che inizi a muoversi in tal senso è un territorio che ha un futuro, perché alla base c’è un progetto, un progetto condiviso ed accettato, che può fare ben sperare per il domani.
In questo progetto educativo, senza l’ancoraggio che viene dalla coscienza e dalla ragione, l’assolutizzazione del particolare può portare l’uomo a qualsiasi aberrazione: dall’eresia della “purificazione” etnica o religiosa, all’eliminazione di ogni solidarietà e giustizia e alla perdita della stessa libertà. Infatti, come ricorda Montesquieu nei suoi “Pensieri”, “se scoprissi qualcosa di utile a me, ma dannoso alla mia famiglia, lo cancellerei dalle mie conoscenze. Se scoprissi qualcosa di utile alla mia famiglia, ma dannoso alla mia patria, lo eliminerei dal mia mente. Se scoprissi qualcosa di utile alla mia patria, ma dannoso all’Europa, o di utile per l’Europa, ma dannoso per il genere umano, considererei tutto questo come un vero crimine”.
In tale prospettiva di sempre nuova relazione da ripensare tra il locale ed il globale, tra Vieste e il mondo, non bisogna mai dimenticare che, come affermava Mons. Scalabrini: “il cammino delle idee è di una lentezza disperante, soprattutto quando urtano interessi e passioni, ma è continuo quando le idee proposte sono giuste e di vera utilità. Insistiamo, dunque, poiché ogni lentezza giunge alla meta, a condizione che la stanchezza non vinca chi se ne è fatto banditore”.

Buona lettura.

Lorenzo Prencipe, scalabriniano
Presidente Centro Studi Emigrazione, Roma