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Vieste – CONFERITA LA CITTADINANZA ONORARIA A MONS. D’AMBROSIO [Audio]

 

"Sono un peschiciano atipico: ho amato Vieste da sempre. Ora l’amo ancora di più da vostro concittadino". Sono state queste le prime parole ai microfoni di Ondaradio di mons. Domenico D’Ambrosio per commentare la cerimonia con la quale questa mattina il Consiglio comunale di Vieste gli ha concesso la cittadinanza onoraria.
In aula consiliare affollata da rappresentanti del clero di Vieste, delle forze dell’ordine e da cittadini, è toccato prima brevemente al presidente dell’assise Michele Mascia e poi, più ampiamente, al sindaco Ersilia Nobile, presentare l’evento e le motivazioni per il conferimento della cittadinanza onoraria.

"Eccellenza, noi siamo felici, ma nello stesso tempo anche tristi, – ha detto il Sindaco Nobile – Siamo felici, perché la sua nomina ad Arcivescovo metropolita di una città bellissima come Lecce, Le vale un grande riconoscimento da parte di Sua Santità Benedetto XVI.  Siamo però anche un po’ tristi, nel senso di ritrovarci “meno lieti” di fronte alla notizia della Sua partenza da questa nostra Diocesi, perché abbiamo riconosciuto nella Sua figura i tratti di un presule, davvero accompagnatore delle nostre vite".

 

Nel seguito dell’intervento il sindaco Nobile ha evidenziato come l’attenzione a culto mariano, ed in particolare la dedizione per il restauro della statua di Santa Maria di Merino, abbiano reso indissolubile il legame con la città. "Oggi quel simulacro, custode di memoria e di devozione nei secoli è stato recuperato, – ha detto Ersilia Nobile sottratto al logorìo del tempo con un mirabile intervento di restauro. E questo lo dobbiamo grazie al Suo impegno".
Un momento di forte commozione ha colto il sindaco nel passaggio in cui, ricordando il dramma personale del fratello Carlo, ha ricordato come "nel buio di quel dramma esistenziale, Lei mi ha porto la fiaccola della speranza ed è per questo che non mi sono smarrita nei meandri di quella insostenibile sofferenza. Io gliene sarò sempre grata. Grazie di cuore, Eccellenza".
Dopo l’intervento del sindaco si sono succeduti quelli dei capigruppo (Pasquale Pecorelli ’44 per il PdL, Aldo Ragni del PD) e del conigliere provinciale Angelo Devita. Tutti hanno tenuto a sottolineare quanto mons.D’Ambrosio ha saputo dare a Vieste nei sei anni di permanenza nella diocesi garganica. Prima del saluto del prelato, ha preso la parola, fuori dalla scaletta ufficiale, don Giorgio Trotta, rettore del Santuario di Santa Maria di Merino. Nel breve intervento il sacerdote ha sottolineato come la continua attenzione a tutto ciò che riguardava Santa Maria di Merino ha costituito il mezzo con cui mons.D’Ambrosio ha superato quella naturale diffidenza del popolo viestano verso chi viene da fuori.

Mons.D’Ambrosio, spostatosi dalla platea alla scranno della presidenza, ha risposto ai vari interventi sottolineando come la città di Vieste era e sarà per sempre un segno che porterà nel cuore quando "da garganico" andrà a guidare la diocesi di Lecce. "L’amore per questa nostra città – ha tenuto a sottolineare – deve spingere voi tutti, ora miei concittadini, ad operare con uno sguardo particolare di solidarietà per coloro che più hanno bisogno che pure ci sono in una realtà ricca come questa". Nello stesso tempo mons.D’Ambrosio ha esortato ad avere un’attenzione forte e continua nel preservare "i doni che Dio ha voluto concedere a questa terra, quelli per cui tante migliaia di persone arrivano qui ad ammirare".

Subito dopo il sindaco ha letto l’atto ufficiale di conferimento della cittadinanza ed ha donato al presule una statuetta in alabastro raffigurante Santa Maria di Merino e lo stemma in pietra (entrambe le opere realizzate dagli scultori viestani Carlo e Raffaele Gentile) Con un filo di mozione nella voce mons. D’Ambrosio ha ringraziato e salutato con molto calore tutti i presenti concedendosi poi con grande affabilità alla consuete foto di rito.

Mons.D’Ambrosio con i due sindaci del suo mandato: Domenico Spina Diana per l’arrivo nel 2003 ed Ersilia Nobile per il saluto nel 2009     
 
 
Intervista a mons.Domenico D’Ambrosio al termine della cerimonia 
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