Bari, a tutto campo col segretario regionale del Pd: «Ci ha rimesso la componente ex Ds? Ma il partito è uno».
Ecumenico, mediatore tra le posizioni, pronto a scansare una battaglia con il leader che qualche giorno fa gli sembrava inevitabile. Il segretario del Pd Michele Emiliano, è sicuramente unito da un patto d’acciaio con il presidente Nichi Vendola che lo scorta e raccoglie gli applausi della sua platea nella cerimonia di insediamento del sindaco di Bari. Per Emiliano, Vendola ha fatto «un’operazione intelligente», chiede sforzi al Pd ma «scegliendo proprio la direzione che era nostra», deve affrontare grane nelle quali «il mio partito l’ha messo», infine è «il miglior candidato possibile per le elezioni del 2010». E Massimo D’Alema? Il riavvicinamento è palpabile. Probabilmente con alla base dell’intesa, la convergenza dei pugliesi su Pierluigi Bersani per la segreteria del Pd, che passa dalla riconferma alla segreteria regionale dello stesso Emiliano. Ma con un obiettivo raggiunto dal quale non si torna indietro. «Ora non decide più lui da solo. Deve parlare con me e con Vendola».
Sindaco Emiliano, la sua partita sembra piena di rischi. Ora deve gestire i malumori nel Pd per la composizione della nuova giunta regionale.
«Capisco le difficoltà del gruppo consiliare: ci sono pezzi del partito che soffrono legittimamente per il ridimensionamento della componente ex ds. Ma come contrastare la tesi del presidente Vendola che, da uomo intelligente, ricorda a tutti ‘Avete fatto un partito unico e mi parlate ancora di componenti?’».
La maggioranza in Regione potrebbe vacillare?
«Non credo. Il presidente non ha finito. Deve ancora lavorare per consentire a tutte le forze che lo sostengono di sentirsi ugualmente considerate, anche nelle componenti interne».
Ma Vendola ha agito da solo o in accordo con lei?
«Vendola ha fatto un’operazione politica intelligente e legittima, anche se un po’ concorrenziale con il Pd. Ma autonoma. Ha gestito l’allargamento della maggioranza, per esempio con la nomina di Stefàno che condivido, senza un previo accordo».
Sta dicendo che non ha gestito la partita dell’azzeramento della giunta e poi della nomina dei nuovi assessori con Vendola?
«Io sapevo che si accingeva a fare un rimpasto fulmineo, non che avrebbe azzerato la giunta. Questa scelta ha complicato le cose. Per il Pd. Ma non per Vendola che ha così ottenuto il suo duplice scopo: la centralità della questione morale e il rafforzamento della sua posizione».
A danno del suo partito.
«Ma se Vendola va nella direzione che il mio partito aveva intrapreso, quella dell’allargamento a Udc e Io Sud, se rivede pubblicamente le sue posizioni su questo allargamento e i nuovi alleati le rivedono su di lui, come si può non sostenerlo? Il presidente chiede un enorme sforzo di responsabilità al Pd. Lo stiamo facendo. Con il mio personale e massacrante ruolo di mediatore. E d’intesa con i leader nazionali: D’Alema e Franceschini. Senza politica, che non consente irriggidimenti sulle posizioni, le amministrazioni si bloccano».
Quando parla di rafforzamento di Vendola si riferisce all’ipotesi di altre candidature alla presidenza della Regione per il 2010?
«E’ stato irresponsabile far intravedere al presidente che c’era un candidato alternativo».
A chi attribuisce questa manovra? Ai dalemiani? Al senatore Latorre, come si diceva nei corridoi?
«No. Francesco Boccia, che però nel frattempo ha assicurato di non volersi candidare, si era mosso in autonomia sondando il gradimento su di lui di Idv e Udc. Ma Vendola ha temuto che questo muoversi indicasse che le rassicurazioni di D’Alema sulla sua riconferma non fossero sincere».
Invece erano sincere?
«La posizione del partito è leale: Vendola è il candidato del Pd. Certo la sua indicazione dovrà passare per la discussione con gli alleati. La mia opinione personale, però, è che sia il candidato migliore».
Quindi ora è d’accordo con D’Alema su tutta la linea.
«Ora abbiamo affermato un’autonomia da D’Alema. Abbiamo gestito la partita regionale, abbiamo dialogato con Casini. Ora non ubbidiamo più e basta».
La contropartita è il suo sostegno a Bersani per la segreteria nazionale?
«E’ una possibilità. Ma non ho ancora deciso. Io ero per il rinvio del congresso, per parlare prima delle linea del partito e poi della leadership. Comunque incontrerò sia D’Alema che Franceschini, quindi decideremo».
Il suo asse con Vendola sembra il più stabile.
«Abbiamo ricostruito una solidarietà umana che riviene da un’antica amicizia e che si era incrinata quando Boccia si presentò alle primarie nel 2005. Ho passato ore a sostenere le ragioni del Pd di fronte a una durezza a volte anche eccessiva di Vendola nei nostri confronti. Ma poi abbiamo ottenuto un cambio di rotta del presidente. Quindi lo sosterremo nelle sue scelte».
Adriana Logroscino