Menu Chiudi

Vico/ Per la ragazza che morì su uno scooter a Vieste 1 anno e 6 mesi al conducente

Il giudice monocratico di Manfredonia ha condannato Raffaele Ciociola, 23enne di Monte Sant’Angelo, ad un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa), per omicidio colposo aggravato della sedicenne Lucrezia Manicone di Vico del Gargano. La ragazza perse la vita a seguito di un spaventoso incidente stradale avvenuto nella notte tra il 16 e 17 dicembre 2004 sul lungomare Enrico Mattei, di fronte al faraglione “Pizzomunno”, in cui riportò l’amputazione traumatica della gamba sinistra e altre gravissime lesioni sul resto del corpo.
Dopo le prime cure prestatele dai medici del 118 di Vieste la ragazza veniva trasportata presso l’ospedale di San Giovanni Rotondo, ma decedeva dopo un giorno di agonia passato in coma, senza mai riprendere conoscenza. Il Ciociola, invece, se la cavava con lesioni al piede destro, fianco e spalla destra con prognosi di 15 giorni.
Secondo quanto emerso dalle indagini svolte dai militari dell’arma e dalla istruttoria dibattimentale del processo svoltosi a Manfredonia, i due ragazzi, intorno la mezzanotte tra il 16 e il 17dicembre, dopo aver partecipato ad una festa organizzata presso l’Istituto alberghiero “Ipssar’ di Vieste, situato ad un paio di chilometri dal centro abitato (di cui erano entrambi studenti), si stavano dirigendo a Vieste a bordo di uno scooter. Dopo aver percorso il lungomare “Mattei”, giunti a poche decine di metri dalla cittadina garganica, nell’abbordare una curva, Raffale Ciociola a causa dell’eccessiva velocità perdeva il controllo del mezzo.
Sulla esatta dinamica del tragico incidente, c’è stato un serrato confronto tra i legali del ragazzo e i consulenti tecnici della Procura. Secondo quanto accertato dai Carabinieri della tenenza di Vieste e dal consulente tecnico della Procura Ciociola avrebbe perso il controllo del mezzo dopo essere finito contro un dissuasore di metallo posto tra il marciapiede e la strada; impatto da cui
sarebbe scaturita l’amputazione dell’arto inferiore della ragazza.
Di diverso avviso i difensori del Ciociola (Angelo Rinaldi e Giuseppe Bocola) i quali hanno contestato tale tesi, facendone rilevare le lacune e le inconcruenze in quanto non si era tenuto conto del tipo di taglio impresso all’arto, del posizionamento del corpo della ragazza e del ciclomotore sul luogo del sinistro. A distanza di cinque anni dal tragico evento dopo una lunghissima istruttoria dibattimentale, il Giudice del tribunale di Manfredonia, al termine di una camera di consiglio durata più di due ore, ha condannato l’imputato riconoscendogli le attenuanti generiche ed il beneficio della sospensione condizionata della pena. I difensori Rinaldi e Bocola hanno preannunciato appello.
Francesco Mastropaolo