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Droga: 16 ordinanze di custodia cautelare tra Peschici, Rodi, Cagnano e Vico

Costretto, per pagare i debiti di droga, a trasformarsi in spacciatore e, nel caso le minacce verbali si fossero rivelate poco convincenti, i sui aguzzini prima danno fuoco alla sua auto e poi lo malmenano. Ma le cose non sono andate come i pusher avevano pianificato.  La vittima, un uomo di Peschici, ha deciso di non soccombere alle minacce e di denunciato i suoi vessatori. Una denuncia che ha messo in moto la macchina investigativa che, dopo sei mesi di indagini, effettuate anche attraverso l’ausilio di intercettazioni telefoniche, a portato alla scoperta di un’organizzazione dedita alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti. 16 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Lucera, eseguite all’alba di oggi dai militari del Comando Provinciale di Foggia. In manette altrettante persone residenti a Peschici, Rodi Garganico, Vico del Gargano e Cagnano Varano. Per tutti l’accusa è di aver perseguito, in concorso tra loro, il medesimo disegno criminoso detenendo cocaina e hashish, per la successiva immissione sul mercato clandestino dei comuni garganici di residenza. Nel corso delle indagini, che hanno visto impegnati anche i militari del NOR, il Nucleo Operativo Regionale della Compagnia dei Carabinieri di Vico del Gargano ed in un secondo momento anche quelli delle Stazioni di Peschici e Rodi, è emerso che ciascun componente del sodalizio aveva responsabilità, funzioni e compiti diversi. Nulle era lasciato al caso: dai telefoni intestati a prestanome, alla massima cautela nel fissare gli appuntamenti, alle conversazioni telefoniche ridotte al minimo indispensabile e sempre utilizzando un linguaggio criptato ed allusivo. Fulcro del sodalizio, i fratelli Matteo e Rocco Elia De Noia; Lazzaro ed Agostino Vecera; Michele Luciani e Antonio Sapienti, i quali operavano sia in concorso che autonomamente e, talvolta, anche mediante fiancheggiatori locali. In particolare, tra le fila del gruppo indagato, spicca la figura di Matteo De Noia, legato, secondo gli inquirenti, alla cosiddetta Mafia Garganica, facente capo alle famiglie Primosa-Alfieri di Monte Sant’Angelo. Le investigazioni hanno portato al sequestro, tra marzo e settembre dello scorso anno, di un quantitativo di cocaina e hashish da cui si sarebbero ricavate circa 320 dosi, corrispondente ad un giro d’affari di oltre 50.000€.