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Sanitopoli pugliese/ Tedesco: prenderò lezioni da Riina

 Il clima è teso quanto basta e l’arrivo dei giornalisti inviati all’assemblea Pd della mozione pugliese pro-Bersani dà il senso di quanto sta accadendo dentro e fuori i palazzi della politica pugliese, dopo le perquisizioni nei partiti del centrosinistra e la richiesta delle delibere della giunta Vendola. Allo Sheraton, dov’è in corso l’assemblea Pd, il coro è unanime: non siamo dei tangentisti. E, lontano da Bari, intervengono tutti. Dario Franceschini, convinto che «la magistratura farà bene il suo lavoro e in fretta» sottolinea che «il congresso del Pd non c’entra niente con l’inchiesta: questo è un modo sbagliato di valutare il lavoro dei magistrati». Incalza Pierluigi Bersani: «Nel rispetto della Magistratura, mi sembra una cosa destinata a non lasciare grandissime tracce».

 

A Bari arriva Massimo D’Alema e taglia corto: «Non argomento mai gli atti della magistratura né le inchieste baresi, che sono varie. A volte l’informazione fa confusione; abbiamo il massimo rispetto ma siamo anche tranquilli nel senso che il Pd non ha nè connessioni con la criminalità , nè ha costruito i suoi bilanci con le tangenti, in assoluta tranquillità e in piena fiducia nell’operato dei magistrati che accerteranno la verità spero nel tempo più rapido possibile». «Quando la magistratura ha in corso indagini, l’unico atteggiamento che si deve avere, è quello di rispettare la sua indipendenza, di chiederle di accertare i fatti e le eventuali responsabilità, e di farlo rapidamente» aggiunge Piero Fassino. Il presidente della Regione Nichi Vendola, chiuso nel riserbo, sbotta davanti ai giornalisti: «Stiamo vivendo un momento di barbarie, non so da parte di chi, ma vi prego non fatemi aggiungere altro. Oggi, lo ripeto, non insistete perché non voglio parlare». Che il clima sia pesante, però, lo rivelano anche le dichiarazioni di altri esponenti del centrosinistra. Dal Pd Si leva anche la voce del deputato Francesco Boccia: «Sono un fermo sostenitore della divisione dei poteri sulla quale è fondata la nostra Costituzione. Credo che i magistrati debbano fare le inchieste se ravvisano elementi per fare approfondimenti – sottolinea – e la politica debba essere aperta a ogni forma di collaborazione». Boccia sottoscrive «le parole di Nichi Vendola nella parte in cui dice "ben vengano i controlli se aiutano a fare chiarezza". Credo però che un vero segnale di cambiamento e di serietà arriverà quando tutte le forze politiche impareranno a non mischiare giustizia e politica. Ovviamente questo principio deve valere anche per noi quando a essere coinvolti in vicende penali sono i nostri contendenti e oppositori: solo così potremo risultare credibili nei confronti della gente. Il tempo della doppia morale deve essere sepolto: nessuno è migliore degli altri solo per una tessera ma per le cose che fa». L’Italia dei Valori va giù pesante: «La voce di Fratoianni non si è mai levata nei mesi scorsi per denunciare il pesante conflitto di interessi che la Giunta Vendola aveva in seno. L’ex segretario di Prc, oggi Sl, mostra di avere la memoria corta. Mi permetto di ricordargli allora – attacca Pierfelice Zazzera, coordinatore regionale Idv – che in relazione alla vicenda Tedesco venne convocato un consiglio regionale monotematico, il cui risultato fu una assoluzione politica con formula piena dell’assessore regionale alla sanità. Il presidente Vendola – ricorda Zazzera – espresse in quella occasione il proprio pieno appoggio all’operato di Tedesco alla politica sanitaria regionale. Per ben tre volte ho incontrato il presidente della Regione ed ho rappresentato tutto il nostro disagio per i rischi derivanti dal conflitto di interesse di cui l’assessore regionale era portatore e le conseguenze devastanti per la coalizione di centrosinistra. Siamo stati trattati come il Grillo Parlante, ma Vendola si è comportato come Pinocchio. Sappiamo distinguere le responsabilità penali, che sono personali, dalle responsabilità politiche. Noi dell’IdV crediamo, tuttavia, che sulle ultime vicende il Presidente Vendola abbia forti responsabilità politiche». «L’aver svolto per anni indagini sulla corruzione e il malaffare nella pubblica amministrazione – dice l’eurodeputato Idv Luigi De Magistris – mi ha consentito di individuare come attraverso la gestione illegale del denaro pubblico in qualsiasi settore – dalla sanità all’ambiente, dalle infrastrutture ai corsi di formazione – si realizzino le nuove forme di finanziamento illecito dei partiti. E’ per questo – conclude – che gran parte della politica e pezzi serventi delle istituzioni non tollerano le azioni della magistratura in tali direzioni».
L’ex assessore pugliese alla sanità Alberto Tedesco, ora senatore del Pd, ha avuto un «ruolo di vertice» in «un’organizzazione criminale, radicatasi all’interno della pubblica amministrazione, tendente a condizionare le scelte della stessa allo scopo di perseguire i progetti illeciti del sodalizio in esame, che spaziano dallo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, alle forniture dei beni e servizi alle Asl, agli appalti nelle aziende ospedaliere pugliesi». È pesante l’accusa che il pm Desirè Digeronimo contestava a Tedesco già nei decreti di perquisizione e sequestro eseguiti dai carabinieri nell’aprile 2009 nell’ambito dell’inchiesta sul presunto intreccio tra mafia, politica e affari che avrebbe gestito la sanità pugliese. Col passare del tempo sembra che i sospetti del magistrato sia aumentati e ciò giustifica perchè due giorni fa Digeronimo ha ordinato ai carabinieri di acquisire dalle sedi dei partiti del centrosinistra pugliese (Pd, Sinistra e Libertà, Lista Emiliano, Prc e Socialisti Autonomisti) i bilanci dal 2005 al 2008 e tutta la documentazione bancaria. Il sospetto, tutto da verificare, è che parte del danaro confluito nelle casse di alcune imprese vincitrici di appalti sia poi tornato, almeno in parte, ai partiti o agli stessi politici. La pubblica accusa non ha dubbi: Tedesco – è scritto nel decreto di perquisizione – aveva nel sodalizio criminoso «il ruolo di vertice» mentre il suo collaboratore Mario Malcangi era il collegamento tra Tedesco e il mondo imprenditoriale ed era incaricato di tessere «i contatti e a portare a compimento gli interessi del sodalizio». Interessi che spaziavano dalla gestione degli appalti per la sanità, all’accreditamento presso la Regione di strutture sanitarie private, alla nomina in quota politica dei direttori generali delle Ausl, ai concorsi per primario fino allo smaltimento dei rifiuti sanitari. «Agli imprenditori e alle società – scrive il pm – viene garantita assistenza e un canale privilegiato per l’acquisizione di contratti, anche attraverso un illegale meccanismo di proroghe, per la fornitura di beni e/o servizi presso le Asl». Secondo la ricostruzione dell’accusa, il sistema ideato da Tedesco poteva contare anche su «soggetti intranei al sodalizio» e cioè su alcuni manager delle Asl pugliesi, che sono indagati. Dall’indagine – sottolinea il magistrato – emergono anche i presunti interessi di Tedesco con il mondo imprenditoriale, «nel quale figurano società direttamente o indirettamente riconducibili alla sua famiglia», che da sempre opera nel settore delle protesi sanitarie. In una conversazione, intercettata con una microspia il 30 giugno del 2008 e riportata nel provvedimento, Tedesco parla con l’imprenditore Diego Rana di ipotetiche correzioni da apportare al piano sanitario. «Ti preparo un appuntino?» chiede l’imprenditore che gestisce a Bernalda (Matera) un centro di riabilitazione. E lui: «No! Non c’è bisogno. Basta che mi dici gli errori dove stanno».
LA PROCURA ANTIMAFIA HA AVVIATO UNA SERIE DI VERIFICHE IN REGIONE
Verifiche sono in corso da parte della procura antimafia di Bari sull’attività amministrativa della giunta regionale pugliese, in carica dal 2005 allo scorso mese di giugno. I primi giorni di luglio, infatti, per decisione del presidente Nichi Vendola cinque assessori sono stati sostituiti. Gli accertamenti del pm della Dda, Desirè Digeronimo, riguarderebbero atti e delibere regionali, che il magistrato sospetta siano illegittimi. Le delibere che vengono esaminate sono quelle proposte dall’allora assessore alla Sanità, Alberto Tedesco (ora senatore del Pd) e varate dalla giunta Vendola. Il pm vuole accertare se all’interno del governo pugliese Tedesco godeva dell’appoggio di alcuni assessori. Quindi, vuole accertare se vi siano state complicità. L’indagine della procura antimafia, che due giorni fa ha portato all’acquisizione dei bilanci dei partiti del centrosinistra, riguarda buona parte del settore sanitario regionale: gestione degli appalti, nomine dei direttori generali ed i concorsi per primari e l’accreditamento di strutture private da parte della Regione Puglia.