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Bari/ Emiliano: i magistrati che lavorano sul caso non abituati a queste indagini

Il sindaco: «Scommetto che questa inchiesta finirà nel nulla, al contrario di quella che riguarda le escort».

 

I dalemiani pugliesi lo di­pingono come il «mandante» delle in­chieste giudiziarie che coinvolgono il Partito Democratico. Ignazio Marino lo voleva segretario regionale espres­so da tutte le correnti del Pd, ma quan­do si è accorto che Piero Fassino lo vo­leva usare come una clava contro il presidente della Fondazione Italia­nieuropei il senatore-chirurgo si è sfi­lato perché non è abituato a queste be­ghe interne. Indubbiamente il sinda­co di Bari, Michele Emiliano, rieletto alla grande per la seconda volta (per farla breve, uno dei pochi del centrosinistra che alle ultime elezioni ha vinto), è un per­sonaggio che fa discutere. E che discute. Rifiuta interviste e dichiarazioni, ma quando è finalmente libero di parlare lon­tano da microfoni e telecamere, non si sottrae: «Onestamen­te non ho problemi di sorta rispetto a questa inchiesta e a questa fu­riosa girandola di noti­zie, ho fatto il magistrato per una vita, ma con tutta sincerità non ho capito quali siano gli elementi di accusa. Scommetto mille euro, e penso pro­prio di vincerle, che questa inchiesta finirà nel nulla, al contrario di quella che riguarda le escort». Fa un certo ef­fetto sentir pronunciare queste parole al sindaco di Bari, che – raccontano i maligni – potrebbe giovarsi dell’ in­chiesta che azzoppa una parte del Pd pugliese. A meno che… A meno che, come racconta qualche esponente del cen­trosinistra che non nutre nei suoi con­fronti troppa simpatia, alla fine verrà coinvolto in questa inchiesta a più te­ste anche il Pd targato Emiliano. Ma al momento così non è. «I magistrati che si stanno occupando di questa vi­cenda — spiega il sindaco — in gene­re lavorano per l’antimafia e quindi non sono abituati a questo tipo di in­dagini. Ciò detto, nonostante quel che hanno scritto i giornali, per quanto ri­guarda i partiti è semplicemente suc­cesso che con grande cortesia sono ve­nuti a chiedere i bilanci delle forze po­litiche. Niente di straordinario. Io al massimo ci faccio la figura del pove­raccio: la sede del Pd in Puglia appar­tiene a mio fratello che ce la dà gra­tis… ho detto tutto. Certo, ho trovato curioso che Di Pietro sia subito inter­venuto in questa storia senza sapere ancora bene quello che era successo». Inevitabile, a questo punto, tornare alle diatribe interne al Pd. A quel D’Alema che meno di tre settimane fa ha ricevuto da Emiliano questo avviso di garanzia tutto politico: in Puglia de­ve trattare con me e Vendola. Il sinda­co di Bari, però, si irrigidisce. E’ con i collaboratori più fidati e anche a loro giura che non ce l’ha con D’Alema: «Vogliono mettermi contro di lui, ma la verità è che io sono convinto che Massimo, se potesse agire a prescinde­re dai ‘suoi’, in Puglia, cercherebbe di fare esattamente quel che sto cercan­do di fare io. Lui non può e per questo nascono i dissidi: però sia chiaro, io non voglio attaccarlo in nessun mo­do ». Eppure per presentare la sua can­didatura a segretario regionale del Pd pugliese Emiliano ha detto che l’idea del partito che ha D’Alema è vecchia, è un’idea anni 50. Il primo cittadino di Bari, però, non vuole continuare la tenzone. Piutto­sto, è preoccupato perché, dice, «in Puglia è partito un attacco contro me e Nichi Vendola, che siamo sempre stati quelli esterni a un certo siste­ma ». Quale sistema? Quello della sani­tà, quello bipartisan che da anni sareb­be stato inaugurato in Puglia da Ds e Forza Italia? Emiliano non si espone: «C’era un sistema bipartisan, è vero. Io e Nichi non c’entravamo e ci voglio­no fare fuori perché stiamo pestando i piedi a un sacco di gente. E ora l’attac­co parte più forte perché ci sono le re­gionali e c’è chi vuole togliere Vendo­la per mettere qualcun altro». Per amor di cronaca si dice che anche Emi­liano stia facendo un pensierino su questa candidatura a ‘governatore’ della Puglia. Lui nega e rinega: «Ho preso un impegno con i cittadini di Ba­ri, quando mi sono fatto eleggere a sindaco, e non lo tradirò». Dunque? «Dunque, io dico solo una cosa: non continuate a sparare su Vendola». Ma trattasi di fuoco amico. C’è chi pensa, per esempio, che su quella poltrona un Udc starebbe benissimo e anche il sindaco di Bari ha aperto ai centristi nella sua giunta: «Io apro a chiunque stia fuori dal sistema consolidato del­le clientele, però voglio che un punto sia chiaro: a furia di sparare contro Vendola qualcuno si farà male».

Maria Teresa Meli