Menu Chiudi

Regionali: Vendola-Casini, contatto. L’Udc ora è più vicina al «sì»

Il governatore sonda il gradimento del leader centrista. Malumori fra gli ex dc pugliesi per la svolta del partito.

 

D’Alema parla con Casini. Franceschini parla con Casini. Da qualche giorno, e con intensità, anche Vendola parla con il leader dell’Udc. Il te­ma si indovina facilmente: si di­scute delle Regionali del 2010. Il conto alla rovescia per scio­gliere i nodi più aggrovigliati della politica a medio termine è cominciato. Mancano due setti­mane alla conclusione del con­gresso del Pd e quella data vie­ne indicata come cruciale. So­prattutto (ma non soltanto) in relazione alla scelta che mature­rà l’Udc. Il partito di Casini aspetta di conoscere il prossi­mo leader del Pd (se Bersani o Franceschini) prima di decide­re le proprie mosse. Il primo, schierato per una nuova e più larga alleanza e un modello elet­torale vicino a quello tedesco, amato dai centristi, è senz’altro più gradito. Mancano due setti­mane al culmine del congresso Pd (e qualcuna in più rispetto agli stati generali indetti dal­l’Udc) e tuttavia in Puglia si col­tivano certezze. In anticipo. L’al­leanza di Casini con il Pd viene data per «cosa fatta nella so­stanza ».

Le parole sono di uomi­ni di vertice di entrambi i parti­ti. Sarebbe sciocco pretenderne l’ufficialità, visto che manca la formalizzazione nei luoghi deli­berativi. Ma gli umori e le noti­zie riservate viaggiano in quella direzione. I segni – da leggersi a contrasto – sono numerosi. Uno arriva dall’altra parte del­lo schieramento. Il Pdl ha deci­so il proprio candidato (Stefa­no Dambruoso) da solo, senza attendere i centristi. Difficile, se non impossibile, immagina­re che l’Udc si schieri in Puglia con i berlusconiani. Un’altra manifestazione eloquente è il mal di pancia di diversi, non se­condari, esponenti dell’Udc di Puglia. I quali hanno compreso che il piano inclinato della poli­tica porta verso il centrosini­stra. Del tutto plausibile, visti i precedenti di Bari e Brindisi al­le recenti amministrative. Ma come regolarsi per il nome del candidato governatore? Qui si inseriscono le novità delle ulti­me ore: a condurre il negoziato con Casini non è solo Massimo D’Alema (demiurgo della tratta­tiva nazionale e pugliese) o (più raramente) Franceschini. Di recente anche Vendola ha av­viato riservati e ripetuti contat­ti con il leader dell’Udc. Il per­ché è facile da intuire. I centri­sti, ufficialmente, pongono un veto sul nome di Vendola e chie­dono «discontinuità» nella gui­da della Regione. È la ragione­vole contropartita che esigono per associarsi al centrosinistra: nuova alleanza, nuovo candida­to. O, per lo meno, azzeramen­to della situazione: nessun auto­matismo nel riproporre il gover­natore uscente. Casini ha rassicurato il presi­dente della Regione sul suo fu­turo: così giurano quelli che hanno parlato con entrambi. Che questo però voglia dire cer­tezze assolute su quello che ac­cadrà tra qualche mese è tutto un altro ragionamento. Di mez­zo ci sono numerose variabili.

Tra queste il congresso regiona­le del Pd. Tutti i candidati si so­no pronunciati per Vendola: sia Minervini (per l’area France­schini), sia Blasi (Bersani), sia Emiliano. Ma con sensibilità di­verse. I dalemiani sono convin­ti che l’allargamento all’Udc e la candidatura vendoliana non sia­no in contrasto, ma sanno che occorre decidere assieme ai cen­tristi. Minervini non pone su­bordinate. Emiliano pure, ma molte voci lo dipingono come pronto a sostituirsi a Vendola come candidato gradito all’Udc. Vendola si era detto disponi­bile a sottoporsi alle primarie per lasciar decidere agli eletto­ri. Poi ha fatto trapelare il pro­posito di candidarsi ad ogni co­sto, se si decidesse o un altro nome o un altro percorso. Il che provocherebbe un danno al­la coalizione: quel che si guada­gna con l’Udc, si perde (con qualche punto percentuale in più) con la fuoriuscita dei ven­doliani. La Puglia, però, è troppo im­portante per essere persa a cau­sa di divisioni interne. Nessuno perciò rinuncerà a Vendola, a meno che non sia Vendola a ti­rarsi indietro per il bene della coalizione. A favore di Emilia­no (che l’ha sempre sostenu­to)? No, a favore di un altro no­me. Potrebbe essere quello di Corrado Petrocelli, rettore a Ba­ri, di sinistra, ma non sgradito a Casini. Ma sempre e solo se Nichi non ce la faccia a convin­cere l’Udc.

Francesco Strippoli