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Pd Capitanata/ Verso le primarie del 25. Veleni a volontà

Sembra risolversi nell’ennesima resa dei conti “interna” la vicenda congressuale del partito d’opposizione. Opinione pubblica sempre più stanca. Campo ha militarizzato tutto. Il segretario provinciale prima non entra nella contesa, poi si getta nella mischia per rispondere alle accuse di Emiliano.

 

L’alfabeto dell’adunata.

A come Apricena.
Il sindaco Vito Zuccarino, piddino della prima ora, non ha preso posizione esplicita. “Non accetto di essere il sindaco solo di una parte, figurasi se accetterei mai di dividermi anche nel mio partito” ha dichiarato pubblicamente in un Solimando pieno dinanzi a Piero Fassino. Ma la Stalingrado dell’Alto’ Tavoliere, da sempre roccaforte del Pci, ha spiazzato tutti ed ha accordato la netta maggioranza alla mozione di Dario Franceschini. La comunità, al di là delle differenza di parte, è attiva in toto, mostra la sua voglia operaia. A lei la palma per il dibattito più garbato della provincia.
B come Blasi.
L’exsindaco di Melpignano, candidato alla segreteria regionale, è l’assente. Come avesse data per assodata la vittoria in Capitanata, non si è fatto mai vedere in terra di Foggia. Minervini ed Emiliano hanno ridoto il gap al primo turno anche per questo.
C come Campo.
Il segretario Provinciale prima non entra nella contesa, poi si getta nella mischia per rispondere ad Emiliano che lo addita come il trascinatore dell’esercito dei signori delle tessere e, tanto per mettere i puntini sulle i, pone la parola fine alla convenzione della sua Manfredonia. Incostante, come tutti, durante questo tormentato cammino congressuale è stato trai più battibeccati. Il 26 ottobre, a risultati ufficializzati, gli toccherà prenotare una visita dall’otorino per tutte le volte che gli saranno fischiate le orecchie.
D come dati dei votanti.
Per la segreteria nazionale, al primo turno, hanno votato, in Capitanata, 6.483 (68.8%); mentre per il Regionale 6.469 ,(68.7%).
E come Emiliano.
Big Michele, candidato alla segreteria regionale come indipendente, svincolato dalle logiche delle due mozioni, a Foggia si è lanciato in una durissima critica contro i “signori delle tessere”. Campo, Bordo, ma anche Minervini e Blasi: il sindaco di Bari non ha risparmiato nessuno. Con il suo 11,02%, ha scompaginato, forte anche dell’appoggio di importanti referenti sul territorio, i giochi nel partito di Capitanata, determinando una certa indecisione fra i sostenitori degli altri candidati.
F come Fiammetta Fanizza.
La portavoce foggiana mozione Marino è forse quella che ha dato meno nell’occhio. Forse dando per scontata la performance non esaltante del duo composto dal chirurgo ed Enrico Fusco (candidato alla segreteria regionale). In ogni caso, il senatore del Pd è riuscito a strappare un risultato tutto sommato aggradante, titolandosi di un 2.07% a livello provinciale, con picco a Candela (17.86%)
G come Guglielmo Minervini.
L’assessore alla trasparenza della giunta Vendola è stato un dei più presenti in Capitanata. Quello che, anche più di Michele Emiliano, ha dimostrato di conoscere le energie vive del territorio della provincia. La sua candidatura alla segreteria regionale come esponente in Puglia di Dario Franceschini potrebbe giocare a suo sfavore per il netto vantaggio sinora accumulato, fra gli
iscritti, da Sergio Biasi, suo principale competitor.
M Come Manfredonia
sede del circolo più discusso di questo congresso. Tesseramento gonfiato, pezze sporche che sono volate da un campo all’altro, franceschiniani che non si presentano in sede di convenzione ed un trionfo (97.1%) della mozione Bersani. È la roccaforte. della nomenklatura. Campo ne ha fatto, ed a tutta ragione, il suo fortino. Dai cui bastioni ha arringato il suo popolo, dispensando legnate ad i suoi avversari. Con sagacia da volpe politica.
P come primarie.
Si o no; pro e contro. Campo è certo che non si faranno più (ed intanto anche il “suo” Riccardi dovrà, per concorrere alla poltrona di Sindaco, passare sotto le forche caudine della scelta popolare), i franceschianj le esaltano come una vittoria della democrazia interna. Qualche militante mugugna perché, accusa, lo strumento ridimensiona il privilegio della tessera; Piero Fassino, da Apricena, conferma che, invece, rafforzeranno la stabilità di tutti, soprattutto del prossimo segretario. Il voto del popolo delle primarie, questo è certo, porrà fine alle frecciate incrociate e, si spera nel partito, alle lacerazioni interne tra questo e quel gruppo, tra questa e quella mozione congressuale.
R come Ragni.
L’ex responsabile organizzativo federale
del Pd, coordinatore in provincia della mozione Franceschini_Minervini è stato il più presente. Convegni, discussioni, convenzioni. Ovunque si discutesse di partito, di rinnovamento, di panni da risciacquare nell’Arno della novità, lui era presente. Peccato per le liste a sostegno del segretario uscente. Perché se la prassi vuole quelle di Pierluigi Bersa infarcite di vecchie burocrazie, in realtà, sia a livello locale come sul territorio nazionale, la realtà è che le nomenklature sono tutte (o quasi) a sostegno del segretario ferrarese. Orazio Ciliberti e Tonietto Paglia, tanto per fare due nomi del capoluogo, sono in pieno immersi nella marea della burocrazia.
S come silenzio,
quello di questi ultimi giorni. Il partito Democratico, di Capitanata, come si suol dire, è partito a razzo per finire … nel mutismo. Già, perché dopo le animate discussioni della prima parte della fase congressuale, su via Lecce ed i suoi abitanti è calato il sipario dell’ammutinamento. Confronto zero, poca partecipazione. Ha vinto il metodo Ho—Chi—Min: lavorare sottobanco e zitto e mosca. Tra una settimana accenderà le micce Massimo D’Alema. Ma un coperchio non fa una batteria di pentole.
T come Tutti al voto.
Ha votato il 100% degli iscritti alle convenzioni di cinque circoli della provincia: Anzano di Puglia (cinque soli i tesserati), Celenza Valfortore (dieci iscritti) e Carpino (41 tesserati).
U come unità.
È il fine dichiarato da ognuno dei componenti del partito di via Lecce. Le parole sono concilianti:
“Comunque vadano le primarie, il Pd andrà avanti”. Il cammino, quindi, comporta il procedere mano nella mano. Si aspetta il 26 e la prova dei fatti.
V come veleni.
Tanti, forse troppi, nella prima fase di assise congressuale. Oltre a Manfredonia, anche a Cagnano Varano diversi iscritti hanno attuato “lo sciopero del voto” alla convenzione di circolo. Con l’aggiunta che, a differenza del centro sipontino, nel paese lacustre è stato redatto un documento come atto d’accusa nei confronti di Paolo Campo che, tirando in causa il circolo del paese, parlava di “tesseramento patologico”. I toni si sono mantenuti sempre altissimi, con momenti di forte tensione da un lato e dall’altro.

Piero Ferrante