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“Accid ‘ u re e scapp a Vist..” le cose vanno più o meno così (2)

Gino Notaralgelo: “siamo sotto assedio”. Il titolare del villaggio Gattarella lancia un grido d’allarme: “stanno facendo guerra aperta al ceto imprenditoriale e alle istituzioni”. “Siamo sotto l’assedio della criminalità e questo è un aspetto inquietante per una comunità come la nostra, che fino ad un anno fa era un’isola felice”. Il grido d’allarme è lanciato da. Gino Notarangelo, giovane ed importante imprenditore viestano titolare del villaggio La Gattarella, che a l’Attacco, racconta lo status quo della capitale delle vacanze del Gargano. “E’ stata lanciata una guerra aperta al ceto imprenditoriale e alle istituzioni – dichiara Notarangelo -. Fino allo scorso inverno era pienamente convinto che si trattasse di un fenomeno sociale legato alle guardianie, ma ora non è più così. Non abbiamo più a che fare con la micro criminalità, ma con gruppi organizzati. Una spiegazione non c’è, ma basterebbe leggere qualsiasi libro della storia recente storia d’Italia, e soprattutto del Mezzogiorno, per avere una risposta. Vieste da un punto di vista economico, è appetibile (le forze dell’ordine stanno lavorando anche sulla pista del riciclaggio di denaro sporco)-aggiunge-. E’ da un anno che hanno deciso di colpire ed affossare la classe imprenditoriale, soprattutto quella turistica di Vieste. Negli anni scorsi, il furto in appartamento o dell’auto, poteva capitare a tutti, indistintamente. E poi, erano fenomeni sporadici, e non con cadenza quotidiana. Non passiamo nascondere che c’è timore perché non si sa con chi sia che fare. Non è più il delinquente di paese”. Notarangelo approfondisce la propria analisi. “Per risolvere il problema non dobbiamo essere più omertosi. Non ci possiamo più permettere di giocarci una partita da soli. Dobbiamo fare squadra, perché gli isolamenti e le divisioni favoriscono l’avversario. Ma, attenzione a fare gli eroi solitari – aggiunge-. Non bisogna più perdere tempo, altrimenti ci facciamo sbranare dai leoni. Si può e si deve fare di più. Servirebbe un coordinamento interforze. Inoltre, ogni struttura deve dotarsi di impianto di video sorveglianza, in modo da creare una vera e propria rete che possa guardare le spalle l’un l’altro. Le forze dell’ordine e le istituzioni stanno facendo il proprio dovere, e gli arresti dei mesi scorsi ne sono testimonianza. Purtroppo si tratta di iter lungo, che non porta subito risultati. Nel frattempo bisogna avere pazienza e sostenerci a vicenda”.