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Faida del Gargano: tornano in carcere tre ‘presenze scomode’

Era stato scarcerato lo scorso 17 ottobre per decorrenza dei termini, ma la sua libertà è durata poco più di due settimane. Torna in carcere Giovanni Prencipe, 38enne, affiliato al clan dei Libergolis. L’uomo è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri del Reparto Operativo di Foggia su disposizione della Corte d’Assise d’Appello di Bari per un possibile pericolo di fuga. Una richiesta avanzata, secondo quanto affermato in una nota inviata alla DdA di Bari dagli investigatori dell’Arma, per il calibro del personaggio: "era considerato una presenza scomoda – sostiene in conferenza il maggiore Rocco Italiano, comandante del Reparto Operativo" – ma anche per la situazione di grande criticità in cui versa il Gargano, alla luce dell’omicidio del boss dei boss Ciccillo Libergolis. Prencipe – dicono gli inquirenti – è considerato un "sottocapo" dei Libergolis sul territorio di San Giovanni Rotondo e Cagnano Varano; dagli atti emergerebbe che l’organizzazione gli avrebbe anche riconosciuto una certa autonomia decisionale all’interno dello stesso clan. Prencipe è stato condannato in primo grado a 42 anni di reclusione per due processi distinti: il primo per il quale deve scontare 26 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti; il secondo, invece, riguardante l’omicidio di Michele Placentino per il quale è stato condannato a 16 anni. Medesimo provvedimento restrittivo spiccato anche nei confronti di Maria Cursio 47enne e Emanuele Ciavarrella, di 42 anni, entrambi accusati e poi assolti di due omicidi: quello di Daniele Scanzano, avvenuto il 16 marzo 2003 a San Nicandro Garganico e quello di Antonio Daniele Graziano, avvenuto il 4 maggio 2003 davanti ad un bar di Cagnano. I due condannati in primo grado, vennero assolti in appello l’8 maggio del 2008. La Corte di Cassazione, però, il 20 marzo scorso ha annullato la sentenza d’appello e chiesto il rinvio. La Cursio era già detenuta presso la casa circondariale di Lecce, dove deve scontare due anni e sei mesi di reclusione; mentre Ciavarrella si trovava in provincia di Firenze quando i carabinieri lo hanno raggiunto per notificargli il provvedimento.