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Verso le Regionali 2010/ Il Gargano è soltanto terra di conquista (1)

“Una terra da conquistare, de- predare e poi scappare. Eclissarsi velocemente come si è comparsi”. Nino Marinacci entra nel dibattito sul protagonismo del Gargano e del suo ceto dirigente, avviato ieri da l’Attacco, a gamba tesa. Il consigliere provinciale di Sannicadro appartiene alla schiera di quelli che hanno un passato pesante. Parlamentare dal 1996 al 2001, presidente del Parco Nazionale del Gargano, presidente dell’Usl. Un cammino concluso proprio all’alba del nuovo millennio quando “scelsi di farmi da parte”. Marinacci raccolse ben oltre 11 mila voti. L’ultimo a racimolare numeri così elevati grazie anche ad una convergenza preferenziale da parte dei più grandi centri della Montagna Sacra. Erano i tempi d’oro delle dirigenze micaeliche. A metà degli anni Novanta, ricorda Marinacci, “c’era un progetto: un sindaco, che ero io, che sarebbe dovuto diventare deputato e l’ottenimento di un consigliere regionale”. Cioè, Vincenzo Caruso. Il “progetto”, a testimonianza del peso specifico e del consenso di quel ceto, giunse a compimento. Ora è storia diversa. I voti, seppure permangono quelli, sono indirizzati verso altri personaggi. Ed il sistema elettorale non consente di giocare alla pari con i grandi centri. Lo slittamento è ineluttabile e quanto mai visibile in sede decisionale. Il governo degli Enti e dei partiti è appannaggio delle realtà medio grandi. Il Gargano è out, spesso confuso. Non sorprende, pertanto, l’imbarazzo di Antonio Cera, preside piddino di San Marco in Lamis, che ammette a denti stretti che “il promontorio ormai è Manfredonia”. Centro d’irradiazione, deus ex machina trasversale. Ieri, in un’intervista rilasciata a l’Attacco; il sindaco di Vico Damiani ha rilanciato il fattore M, Ragion per cui non desta stupore il fatto che, pur senza grandi numeri, in seno all’amministrazione Pepe, il centro sipontino conti due Assessori (Gabriele Mazzone e Stefano Pecorella) e finanche l’opposizione alla giunta di centrodestra abbia due manfredoniani come leader (Paolo Campo) e capogruppo Pd (Antonio Prencipe). Il tutto; mentre il resto del promontorio resta a guardare pur contando su cifre importanti: cinque consiglieri eletti tra le file della maggioranza, tre tra quelle dell’opposizione. E, sostanzialmente, nessun incarico. Proprio Marinacci è da sempre uno dei maggiori denunciatori di questa situazione. “Siamo primi per Pil ed ultimi per riscossione. Diamo tanto ed abbiamo zero”.
Lo scoramento è diffuso, come ieri gli amministratori piddini e vecchi parlamentari forzisti, anche la viva voce del centrodestra di Marinacci conferma l’insofferenza della poca considerazione. Vero è che, pure, la classe dirigente è quello che è. Manca la coscienza, secondol’ex primo cittadino di Sannicandro, “che la politica sia lo spirito ch’entro strugge”. Troppo forte, anche sul Gargano, la tentazione di contentarsi del posticino da riscaldare. Il che “fa dei dirigenti dei feudatari, chiusi nel proprio appezzamento in cui si crede di essere padroni”. Sostanzialmente stesso principio sostenuto, ribadito e confermato da Cera. “Dopo il 1989 ci siamo e ci hanno emarginati”. I garganici “troppo interessati a noi stessi”; gli altri “furbi a prendersi i nostri consensi”; i dirigenti “incapaci a pretendere in mano la situazione”. Colpa di una scarsa attitudine culturale e di un ceto sempre più preso dall’interesse economico, dal far soldi presto e subito piuttosto che dalla formazione. “E dall’istruzione”, aggiunge Cera. Che, anche per il futuro, vede nero. Il preside del Liceo di San Marco constata che “i giovani, le future classi dirigenti, a malapena leggono i libri di testo”. C’è poco da stare allegri, dunque, se la pontificazione sul futuro è quella del preside sammarchese, per la Montagna Sacra. Che legge la crisi attuale anche in chiave autocrica: “C’è poco da fare. Il Gargano è mille volti e mille interessi. E se oggi, alle Regionali piuttosto che al Parlamento,
ci fosse da esprimere una preferenza a vantaggio di una persona di una zona diversa dalla propria, ma collocata in ambito garganico, in tantissimi non la voterebbero”. La forza del campanile.

Piero Ferrante
L’Attacco