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Il ministro Fitto si difende davanti al gup: le accuse contro di me non reggono

Tre ore di intervento per chiedere di essere prosciolto da accuse che riguardano gli anni in cui era governatore.

 

Si è difeso in modo appassionato per circa tre ore davanti al gup di Bari, Rosa Calia Di Pinto, al quale ha chiesto di essere prosciolto, il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, per il quale la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per associazione per delinquere, peculato, concussione, corruzione, falso, abuso d’ufficio e illecito finanziamento ai partiti. I fatti fanno riferimento al periodo tra il 1999 e il 2005, quando Fitto era governatore della Puglia, e si prescriveranno entro il 2012. Fitto si è soffermato in modo dettagliato su singoli atti e sul contenuto di alcune conversazioni intercettate, chiarendone il contenuto. I reati di corruzione e illecito finanziamento ai partiti fanno riferimento ad una presunta dazione di danaro di 500 mila euro che l’editore Giampaolo Angelucci avrebbe versato al partito di Fitto «La Puglia prima di tutto» per ottenere nel 2004 l’aggiudicazione dell’appalto settennale da 198 milioni di euro per la gestione di undici residenze sanitarie assistite. «Ho ritenuto opportuno fare dichiarazioni spontanee – ha detto Fitto ai cronisti – perchè dalla lunga lettura che ho fatto in questi anni degli atti emergono in modo chiaro una serie di elementi che non erano stati evidenziati e che dimostrano che l’impianto accusatorio non regge, anche perchè vi sono tanti elementi che dimostrano esattamente l’opposto». «Ho ritenuto opportuno fare dichiarazioni – ha sottolineato – perchè attribuisco un rilievo all’udienza preliminare, che non è un passaggio formale ma è un passaggio previsto dal codice. L’ho fatto in modo specifico con un intervento proporzionato alla mole enorme delle contestazioni».

Se quanto sostiene l’accusa fosse vero «sarei il primo politico al mondo ad aver ricevuto una tangente con bonifico bancario». Il ministro Fitto – a quanto si è saputo, perchè l’udienza preliminare si svolge a porte chiuse – ha poi aggiunto: «Sfido chiunque a trovare fondi neri o irregolarità nei bilanci del partito "La Puglia prima di tutto". Metto a disposizione la testimonianza del tesoriere del mio partito affinchè si accerti tutta la verità». Il ministro ha insistito sull’insussistenza delle accuse, affermando che la «regolarità» del bilancio incriminato del suo partito è stata «certificata» dalla Corte dei Conti e dalla Camera dei deputati. Fitto ha poi ripercorso passaggi dell’indagine affermando che le ipotesi accusatorie partono dalla contestazione di «un falso inesistente» dalla quale si arriva poi ad attribuirgli i reati di corruzione e illecito finanziamento ai partiti. «Tutto – ha sottolineato il ministro – per un appalto gestito non dalla Regione ma esternamente, da una commissione i cui componenti non sono mai stati indagati, ma sono stato indagato io».