L’imprenditore sta collaborando con gli inquirenti. Negli interrogatori sono emersi episodi di corruzione.
Nuova bufera giudiziaria sulla sanità pugliese. L’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini interrogato qualche giorno fa dai magistrati del pool sanità in una caserma della guardia di finanza a Roma ha fatto i nomi di politici, di ex amministratori locali, di medici e di manager della sanità pugliese. I nomi rivelati – è emerso – sono di persone che in Puglia gestiscono il business della sanità, alle quali l’imprenditore si è rivolto per creare un «sistema» ben oliato che gli avrebbe consentito di fare affari per assicurare alle proprie società guadagni facili e ingenti.
Gli interrogatori, durante i quali Tarantini ha tenuto un atteggiamento collaborativo, avrebbero riguardato per la prima volta, in modo concreto, episodi di corruzione nel settore della sanità pugliese, un filone sul quale negli ultimi tempi si sta concentrando in modo prevalente l’attenzione della procura. Gli inquirenti fino all’estate scorsa si erano interessati maggiormente alle escort pagate e accompagnate da Tarantini nelle residenze del premier Silvio Berlusconi. Questi fatti sono costati a Tarantini un’incriminazione per favoreggiamento della prostituzione. Per accelerare le indagini sulla corruzione nella sanità il procuratore Antonio Laudati ha affiancato al pm Giuseppe Scelsi, titolare dei fascicoli, i colleghi Eugenia Pontassuglia e Ciro Angelillis. Negli interrogatori a Tarantini a cui hanno partecipato anche i difensori di Tarantini, Nicola Quaranta e Nico D’Ascola, sarebbero emersi fatti nuovi che al momento non si sono tramutati in nuove contestazioni per l’imprenditore barese. Le domande avrebbero riguardato tre fascicoli aperti nei mesi scorsi relativi alla rete corruttiva organizzata da Tarantini per influenzare le decisioni e le determinazioni di medici e di dirigenti sanitari sull’acquisto di protesi distribuite dalle sue società. Negli interrogatori di luglio scorso Tarantini aveva fatto rivelazioni sul giro di escort da lui gestito e sullo spaccio di cocaina durante le feste vip e Bari e in note località italiane. Rivelazioni che avevano portato all’arresto di tre persone.
Il 4 settembre scorso Tarantini fu invece ascoltato in qualità di persona informata sui fatti anche dalla magistrata Desirée Digeronimo (alla pm sono stati recentemente affiancati i colleghi Marcello Quercia del pool imprese e patrimonio e Francesco Bretone del pool pubblica amministrazione) che indaga sul presunto intreccio tra politica e affari nella gestione della sanità pugliese. L’audizione in quel caso ha riguardato «i rapporti imprenditoriali con la famiglia Tedesco – è scritto negli atti – in particolare con Giuseppe Tedesco (figlio dell’ex assessore alla Sanità che si è dimesso dopo aver saputo di essere indagato, ndr) e poi ancora sulla collaborazione tra la Medical Surgery e la Tecno Hosphital (della famiglia Tarantini, ndr) attraverso l’acquisto di protesi ortopediche Permedica della seconda e la successiva vendita alla Medical Surgery». I prodotti acquisiti – secondo la Procura – venivano distribuiti presso i presidi ospedalieri di Gallipoli, Di Venere e Policlinico di Bari. Poi ancora gli inquirenti hanno chiesto a Gianpi dei «legami esistenti tra Giuseppe Tedesco e i medici in servizio presso i presidi ospedalieri di Gallipoli, Nardò, Conversano ed ancora dei contrasti insorti con Giuseppe Tedesco per il mancato rispetto del contratto di esclusiva per l’acquisto di protesi Permedica, distribuiti dalla Tecno Hospital, con distribuzione di prodotti della società Biomet». Infine Tarantini ha risposto anche alla domanda sul «subentro nel 2003 di Giuseppe Tedesco nella distribuzione di protesi Permedica in danno dell’impresa di Tarantini e infine dei presunti tentativi sempre del figlio di Tedesco di sottrarre fette di mercato ai Tarantini».
Angela Balenzano