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Apricena/ “CASA MATTEO SALVATORE”, SABATO 5 DICEMBRE L’INAUGURAZIONE

Saranno presenti anche Nichi Vendola e Elena Gentile.

 

L’ex Consorzio Agrario di Apricena dal 5 dicembre 2009 si chiamerà “Casa Matteo Salvatore”. Alla Cerimonia di inaugurazione (inizio ore 17, viale Di Vittorio) saranno presenti anche il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, Elena Gentile, Assessore regionale al Welfare, e il Consigliere regionale Dino Marino. A fare gli onori di casa l’Amministrazione Comunale di Apricena, con in testa il Sindaco Vito Zuccarino. «Non solo un omaggio dovuto – dichiara il primo cittadino – ad un artista simbolo della storia del nostro Mezzogiorno ma anche la costruzione attorno alla figura e il sempre vivo messaggio di Matteo Salvatore di un centro di rinnovato interesse verso i bisogni, i problemi, le aspettative e l’interpretazione creativa dei nostri giovani e del nostro futuro».
Amministratori locali, provinciali e regionali, esponenti della Chiesa, delle Associazioni e del mondo scolastico: tutti insieme per omaggiare il “folk singer” di Apricena. Un programma (vedi allegato) con momenti culturali e artistici che prevede il concerto omaggio a Matteo Salvatore “Note di musica popolare”: trio Rino Zurzolo, Ciccio Merolla, voce e chitarra Enzo Gragnaniello.
«“Casa Matteo Salvatore” – spiega Tommaso Pasqua, Assessore alle Politiche Sociali – sarà luogo di incontro e socializzazione per i giovani della città. Abbiamo abbinato, la tradizione culturale con le note di Matteo Salvatore, con i linguaggi moderni dei giovani. Abbiamo creato un contenitore ricco di contenuti in un discorso di continuità con il messaggio e l’arte del cantastorie apricenese ormai divenuto punto di riferimento per la musica popolare nazionale».
La vita di Matteo Salvatore nelle parole di Concetta Pennelli, Assessore alla Cultura. «Ricordare Matteo Salvatore – commenta l’amministratore – e diffondere l’eccezionalità del suo itinerario artistico tra i giovani è, per l’Amministrazione Comunale, un atto dovuto di gratitudine. Sfruttando le potenzialità espressive del dialetto, accompagnandosi con la chitarra, ha reso il suo canto accorata poesia e con tratti drammatici o velati di sottile ironia, ha saputo interpretare e narrare senza ombra d’ipocrisia e tracce di retorica, la vita della gente del Sud con cui ha condiviso il dramma della povertà, la disperata volontà di sopravvivere, di non perdere dignità ed orgoglio anche quando ogni tentativo di approdo per affermare i propri diritti era destinato a risolversi in una comprensione rifiutata in nome dell’egoismo e dell’indifferenza. Quanto Matteo Salvatore ha saputo darci è un contenitore culturale che racchiude un microcosmo da conoscere perché ricco di messaggi utili a determinare momenti di riflessione su quella catena umana costretta a vivere una vita di stenti che, oggi come ieri, continua ad essere portatrice di interrogativi ed attese che non trovano risposte».