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Verso le Regionali 2010/ Nel Pd soffia vento di primarie

Soffia nuovamente il vento delle primarie nel centrosinistra pugliese: per scegliere il candidato alle regionali targate 2010 e uscire dalla situazione di empasse in cui si trovano i partiti della coalizione, la strada potrebbe essere quella di un braccio di ferro tra due candidati, quello del Pd e Nichi Vendola, presidente uscente della Regione Puglia e leader di Sinistra e Libertà, che si è autocandidato nelle scorse settimane. Lo hanno chiesto oggi apertamente amministratori e consiglieri regionali del Partito democratico. Il segretario regionale del Pd, Sergio Blasi, convocherà – probabilmente per venerdì prossimo – consiglieri e parlamentari del partito: si dovrà fare il punto della situazione dopo il secco ‘nò di Vendola alle richieste avanzate da Blasi con una lettera: rinunciare all’autocandidatura e ricercare insieme il candidato che possa consentire l’allargamento dell’alleanza di centrosinistra a Udc e Idv, partiti che sul nome di Vendola hanno posto il veto. E la riunione di venerdì potrebbe essere la sede in cui verrebbe ufficializzata la strada delle primarie, chieste oggi da Antonio Maniglio, capogruppo del Pd in consiglio regionale. «Se non ci sono le primarie – ha ripetuto oggi Vendola – io sono candidato. Non è un capriccio personale nè un innamoramento della poltrona. C’è semplicemente la considerazione che io ho doveri pubblici a cui non posso sottrarmi». Il popolo – continua a ripetere – «è il mio partito».

 E quindi – aggiunge – «il problema non è tra me e i pugliesi ma tra un certo ceto politico e i pugliesi, un ceto politico che vuole far calare le decisioni dall’alto: è lì che c’è un corto circuito di comunicazione e di sentimenti». E sabato mattina Vendola parlerà al ‘popolò, in una manifestazione a Bari organizzata dal comitato elettorale di Vendola che è stato istituito nelle scorse settimane e si chiama ‘La fabbrica di Nichì. Se ci saranno le primarie chi si confronterà con Vendola?. Il suo nome è stato fatto ormai molte volte e ha raccolto il consenso di Udc e Idv: è quello di Michele Emiliano. Il sindaco di Bari e presidente regionale del Pd continua a ripetere che non intende candidarsi ma già ieri ha aperto uno spiraglio lasciando intendere che se fosse Vendola a chiedergli di candidarsi lui potrebbe accettare. A rompere gli indugi, è stato oggi Maniglio, che ha chiesto ufficialmente a Emiliano di candidarsi e di fare le primarie. Lo ha fatto a titolo personale, ma assicura che «è tutto il gruppo ad essere consapevole che è giunta l’ora della decisione». Anche il vicepresidente della giunta regionale pugliese, Loredana Capone (Pd), chiede che si esca dall’empasse sulla candidatura: chiede che sia Vendola a convocare le forze che il centrosinistra vuole tenere unite e costruire insieme a loro la definizione di un percorso.

«È evidente – aggiunge – che ove vi fossero davvero due candidati, solo il dialogo franco nella coalizione eventualmente aperto a tutti i cittadini pugliesi potrebbe consentire di sbrogliare questa difficile matassa». Il coordinatore regionale dell’Idv Pierfelice Zazzera, sempre critico nei confronti di Vendola, oggi ha rincarato la ‘dosè: parla di «spettacolo indecente» in difesa della «poltrona» e chiede a Vendola «maggiore senso di responsabilità e coerenza», ricordando le scelte politiche – contestate dall’Idv – riguardanti la gestione della sanità e dei rifiuti. Nel frattempo il centrodestra continua a corteggiare l’Udc e il 16 – si dice – ufficializzerà il nome del suo candidato, presumibilmente il magistrato Stefano Dambruoso. Il capogruppo del Pdl alla Regione, Rocco Palese, oggi ha sostenuto che per il Pd pugliese «scaricare Vendola è prioritario rispetto a tutto».

E ha tirato in ballo le possibili modifiche alla legge elettorale, argomento in discussione domani in Consiglio regionale, con l’eventuale riduzione della percentuale di sbarramento, oggi fissato al 4%: il capogruppo del Pd alla Regione – racconta Palese – «dice chiaramente ai piccoli partiti della sinistra che si può parlare di cambiare la legge eliminando lo sbarramento solo se i piccoli smettono di appoggiare Vendola e decidono di sottostare ai dettami del Pd che vuole scaricarlo; dal canto loro i piccoli vanno minacciando nei corridoi della Regione di non votare il Bilancio di previsione 2010 se il Pd non accetta di cambiare la legge elettorale».