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AFFARI DEL PARROCO OMICIDA DI MODENA ANCHE A VIESTE

 

Spuntano hotel e case intestati al sacerdote. Prima delle coltellate una discussione con la vittima. Ieri i carabinieri del Ris hanno svolto un sopralluogo nella villa dell’omicidio. Troppo manager per essere un prete. Tre proprietà in giro per l’Italia. Un conto corrente tutt’altro che in rosso e deleghe reciproche nell’amministrazione del denaro tra vittima e omicida.

Sono gli affari di don Giorgio Panini, parroco di Brodano di Vignola in provincia di Modena: forse la chiave del delitto che vede un prete dietro le sbarre e un ex funzionario di banca (a casa del quale il sacerdote viveva da venticinque anni) morto ammazzato. Almeno è questa la pista su cui si stanno concentrando i carabinieri del reparto operativo di Modena del tenente colonnello Carlo Carrozzo.
 L’altra ipotesi, quella passionale, è stata per ora accantonata anche se i militari hanno interrogato a lungo un’amica del prete.Il mistero sull’omicidio di Natale resta fitto. Don Giorgio Panini, 57 anni, è accusato di omicidio volontario premeditato nei confronti dell’amico 68enne Sergio Manfredini che l’aveva accolto in casa. In quella villa, alle porte della città famosa per le ciliegie, il pensionato è stato ucciso con venti coltellate.
 Il prete ha confessato ma dice di non ricordare i dettagli dell’aggressione che ha coinvolto anche la moglie di Manfredini, Paola Bergamini di 69 anni, colpita alla gola e ancora grave all’ospedale. E’ stato il figlio della coppia, Davide di 42 anni, ad accorrere (abita in un appartamento ricavato sopra l’abitazione dei genitori) a mettere ko il parroco tramortendolo con un candelabro.
Don Giorgio non ha fornito un movente giustificandosi dicendo di aver avuto un raptus. Ma il pubblico ministero Maria Angela Sighicelli e i carabinieri non gli credono. O meglio, sono convinti che dietro alla follia ci sia comunque un motivo e lo stanno cercando proprio sui conti e i possedimenti del prete. Dalle carte emerge che il don possiede almeno tre immobili: uno a Vieste, sul Gargano; uno ad Aprica, in provincia di Sondrio e; l’ultimo in ordine di acquisto, a Ospitaletto di Fanano, nel Modenese.
Si tratta dell’albergo ‘Nuovo’ con annesso bar. I primi due stabili sono cointestati a Sergio Manfredini: il parroco l’avrebbe fatto per sdebitarsi dell’ospitalità. L’albergo di Fanano, invece, è stato comprato e diviso catastalmente dal prete e da un diacono, pare su consiglio di Manfredini. Ma con quali soldi? Gli investigatori non credono ai lasciti ricevuti da don Giorgio e dalla sua abilità di giocare in borsa. Si chiedono come un prete possa avere tali possedimenti e stanno passando in rassegna i movimenti di denaro e gli investimenti del sacerdote e dei Manfredini.
La chiave, secondo i carabinieri, è capire da dove proviene il denaro. Secondo gli inquirenti la casa di Vignola è una villa con finiture di lusso, arredata con mobili antichi e in cui sono presenti soprammobili d’antiquariato.
 «IL PARROCO — spiega il suo avvocato, Domenico Giovanardi — ha comprato gli immobili nell’arco di vent’anni. Erano ruderi poi ristrutturati. Li ha pagati pochissimo. Non è un uomo ricco. Il movente non esiste, è stato un raptus immotivato». Su questo intreccio di rapporti affettivi ed economici tra il parroco e la famiglia si snodano le indagini dei carabinieri che stanno facendo accertamenti patrimoniali e visure immobiliari. Ma cos’ha scatenato la furia omicida? Prima del delitto il parroco e l’amico avevano avuto una piccola discussione. Manfredini aveva rimproverato il don dicendogli di essere ingenuo, forse nel gestire gli affari.
Intanto ieri il giudice ha disposto la custodia cautelare del prete che per ora rimane nel reparto di detenzione del policlinico. Il sacerdote è anche stato visitato da uno psichiatra mentre il difensore chiederà una perizia. Ieri pomeriggio, infine, i carabinieri del Ris di Parma hanno fatto un sopralluogo nella villa campionando tutte le tracce di sangue: la mattanza è cominciata nella camera da letto e la prima ricostruzione dei carabinieri combacia con quello che hanno trovato i militari ‘speciali’.
(VALENTINA BELTRAME – Il Resto del Carlino)