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Regionali/ D’Alema: primarie siano, ma ecco le colpe di Nichi

Il tono è ruvido, la parole quasi stizzite. Massimo D’Alema – il «gelido stratega» del Pd, come lo ha definito Vendola – prende il microfono all’as – semblea regionale del Pd per raccontare con inusuale «passione» l’intricata vicenda della candidatura del centrosinistra. Nata con un errore originario, che il leader Pd imputa senza fare sconti al governatore, una frase infelice di Nichi («io non ho mai fatto passi indietro, ma solo passi in avanti») che è la chiave di lettura, dice, di tutta la vicenda. «La politica è fatta di passi indietro e di passi in avanti. In certi momenti per far fare passi in avanti a tutti, un vero leader politico deve fare un passo indietro dimostrando la forza della sua personalità». Nella mente del presidente della Fondazione Italiani- europei tornano le scene del 25 aprile 2000, quando l’allora presidente del Consiglio D’Alema fece un passo indietro per consentire ad un centrosinistra che ormai annaspava di risollevarsi nel governo Amato sino a nuove elezioni. Nichi, dice, non ha mai pensato di compiere questo gesto in Puglia, anzi «ha pensato che si potesse andare alle Regionali con due candidati ed è per questo che io lo critico». Il lavoro del Pd, scandisce, è stato a largo raggio senza mai escludere le primarie. Mostra il telefonino a tutti, D’Alema, per ricordare i messaggi in memoria che certificano la sua convinzione della bontà delle primarie. Il punto è che, di fronte al veto dell’Udc («ci abbiamo provato a convincere Casini a sostenere Vendola, ma non ci siamo riusciti») e di fronte alle resistenze di altre forze politiche, «ci siamo sentiti dire da lui che non crede nei giudizi dei partiti, ma solo in quelli del popolo».

E, dunque, le primarie, «che avrei potuto sollecitare un mese fa, prendendomi gli applausi» sono rimaste nel cassetto, un mezzo – dice D’Alema – che rischiava di pregiudicare il fine, cioé la vittoria alle Regionali. Quindi è arrivata la disponibilità dell’Udc all’at – tesa dell’esito e la scelta dei gazebo come unica soluzione per non spaccare il partito e «tenere nella coalizione larga tutti, da Vendola all’Udc». Un allargamento all’Udc, dice il leader Pd, che non è « u n’imposizione calata dall’alto, un complotto, un accordo sottobanco ordito con astuzia», ma un percorso già tracciato in Puglia: «abbiamo vinto così le amministrative» ricorda D’Alema ed è quella l’unica strada per vincere anche le Regionali. «Nichi lo sa bene, ma non riesce a concepire nessuna personalità da candidare che non sia se stesso».

Ed è qui che scatta la seconda «pecca» di Vendola, il metodo «scorretto» con cui ha ritenuto di gestire i rapporti con l’Udc. Prima il rimpasto di giunta del 5 luglio, con l’ingresso di Stefàno nel governo, poi l’estate trascorsa a convincere Casini della bontà della sua ricandidatura. «Nichi ha fatto ben di più degli onori del padrone di casa», sottolinea il leader Pd: ogni giorno agli Alimini era lì a tentare di convincere Casini che l’allargamento l’aveva fatto e che l’Udc doveva sostenerlo. « Il rimpasto fu condotto con metodo spregiudicato – dice D’Alema – al punto che se lo avessimo fatto noi saremmo stati tacciati di oscuro machiavellismo. Furono fatte scelte lesive della dignità del nostro partito, ma non abbiamo protestato perché crediamo nel progetto di allargamento». È da allora, da quell’estate in cui Vendola ha ritenuto di portare avanti un progetto politico con «metodi personalistici», che l’Udc va ripetendo il suo no alla ricandidatura del governatore, «anche per la sua condizione di leader di un partito nazionale della sinistra estrema. Ed è un no politico, non certo un veto improvviso, come Nichi vuol far credere. Ed è da allora che il Pd è stato ricoperto di menzogne». Da allora, anzi, «abbiamo portato la croce», lavorando perché la coalizione dalla sinistra al centro fosse realizzata, ma «anziché convocare tutti e discutere delle difficoltà politiche, Vendola ha pensato bene di aggirarle, auto-candidandosi e appellandosi al popolo».

Ed eccoci all’oggi, alla scelta «obbligata» delle primarie dopo che tutti i tentativi esperiti con Vendola, «anche quello di lasciare a lui la proposta di un nuovo nome, anche fuori dai circuiti della politica» sono risultati vani. «Ora abbiamo una settimana – dice D’Alema ai delegati Pd – per raccontare la verità e non subire nuove menzogne. Non oso immaginare cosa farà Nichi, sarà uno spettacolo. Ma su questa partita – scandisce – si misura il ruolo del Pd, la sua capacità di tenere tutti. La sua scelta ha messo noi in una situzione difficile, sostituire a Vendola l’Udc è politicamente perdente. Ma non sono primarie contro Vendola, sono le primarie anche per battere Berlusconi». Certo, «ci prendiamo una responsabilità e anche un rischio», quello di perderle e di perdere la ben più importante alleanza con l’Udc. Ed è per questo che «al di là delle diverse opinioni nel Pd, c’è un dovere di solidarietà politica e umana nei confronti di Boccia, che assume anche un rischio personale accettando la sfida». D’Alema sarà in Puglia tutta la settimana per sostenerlo. Comincia la sfida.

 BEPI MARTELLOTTA