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Sanitopoli pugliese, l’assessore Fiore a un pelo dalle dimissioni

«Non posso smontare l’organizzazione della sanità, sarebbe una follia». Tommaso Fiore è a un passo dalle dimissioni.: prima ultimerà il lavoro sulla legge Omnibus (quasi 90 capitoli dedicati alla sanità che approderanno in consiglio regionale il 2 e 3 febbraio), poi farà le valigie, nonostante si sia ormai al traguardo di legislatura. «La situazione è insostenibile – dice – ormai si vive come all’”ok corral”, passi da un parte e prendi pallottole vaganti. Sono fortemente amareggiato».

Stanco di fare, come si definisce da tempo, l’assessore-poliziotto, nei giorni scorsi ha dovuto ingoiare due «rospi»: l’arresto di Pino Lonardelli e l’attacco di una parte del centrosinistra sulla norma per le internalizzazioni nella sanità, su cui la giunta ha puntato molto per stabilizzare i precari della sanità e dietro la quale vede le grandi manovre pre-elettorali di un pezzo del Pd, assai vicino al mondo delle cooperative che forniscono personale esterno alle Asl e che così andrebbero «fuori mercato».

Per quanto riguarda il caso dell’ex direttore sanitario dell’Asl di Bari è l’ordinanza ad aver amareggiato l’assessore: «C’è scritto che tutti quelli che fanno parte di gruppi dirigenti all’interno del sistema sanitario pugliese sono criminali e possono, in quanto persone che fanno parte di questi gruppi dirigenti, reiterare reati, inquinare le prove e quant’altro. A questo punto devo capire fino in fondo se io sono stato un anno lì dentro a governare un sistema criminale oppure no. O questa teoria è falsa, o è vera e quindi io non ho il diritto, come capocriminale, di parlare, oppure io sono un imbecille, non essendomi accorto di tutto questo e quindi ugualmente non ho il diritto di parlare. Lonardelli è una persona mite e capace, è stato un validissimo commissario straordinario alla pandemia, che ha gestito in maniera esemplare con oltre 60 casi di emergenza e in una situazione logistica difficile. Da pochi giorni, dopo che il Civ dell’Oncologico lo aveva nominato direttore generale, mi aveva assicurato tempi certi sul trasferimento della struttura. Ci sono procedure amministrative su cui si è lavorato per anni e che vedo in pericolo».

Il secondo tema, quello delle internalizzazioni, investe l’aspetto politico, che Fiore giudica «sconcertante», visto che il caso è scoppiato ora ma fa riferimento a una delibera varata dalla giunta a marzo scorso. «In quel documento dei consiglieri regionali si dice che sto imponendo ai direttori generali la linea sull’internalizzazione mentre – accusa – passo una quantità enorme di tempo a ragionare e confrotarmi con tutti. Sono cose che ti sorprendono e ti demotivano. Sento interamente la responsabilità politica quando penso di dimettermi, ma non posso vivere in una condizione di grandissimo disagio. Se poi ci sono anche responsabilità penali che investono il sistema sanitario, non posso tirarmi fuori, avendolo governato nell’ultimo anno».

BEPI MARTELLOTTA