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Manfredonia/ Stefano Pecorella: “La vera discontinuità siamo noi!

Ecco come vediamo il Contratto d’Area di Manfredonia onestamente con trasparenza e competenza al fianco di lavoratori ed imprese”. La vera discontinuità siamo noi! Ecco come vediamo il Contratto d’Area di Manfredonia onestamente con trasparenza e competenza. Tale strumento esiste, ma la sua gestione da parte della sinistra è stato un vero fallimento. Tre gli ambiti sui quali è necessario intervenire: lavoratori, imprese e Responsabile Unico. Siamo a fianco dei lavoratori sia per le aspettative degli inoccupati, sia per la scarsa tutela dei licenziati ( vittime delle tante imprese che hanno chiuso i cancelli nel Contratto d’Area dopo esser scappati con i soldi). Questo intervento si estrinsecherà attraverso proposte legislative da avanzare al Governo nazionale di centro destra, con il quale sarà verificata la gestione dello strumento negoziale ed il riassorbimento delle fasce lavorative più deboli (comprese le categorie protette inserite nel protocollo di legalità ma raramente considerate). Al contempo, riteniamo necessario dare concreto sostegno alle imprese che hanno creduto e continuano a credere nel Contratto d’Area, oltre che nelle potenzialità del nostro territorio, fornendo loro gli strumenti e le condizioni migliori (infrastrutture in primis) per rendere produttivi i loro investimenti e quindi sviluppare sana e duratura occupazione. Infine, suggeriremo una modifica normativa perché il Responsabile Unico del Contratto d’Area non sia più il sindaco, ma una figura di alto profilo manageriale scelta attraverso la concertazione con gli organi sindacali ed industriali. Questa scelta è assolutamente necessaria anche perché  la pratica delle raccomandazioni, messa in atto e sbandierata dalla maggioranza di sinistra di Manfredonia, Sindaco in testa,  è divenuta un comportamento che dall’essere illecito, immorale e da condannare, invece, si è trasformato come una sana strategia politico-elettorale di cui andare fieri. Insomma, la vera discontinuità non appartiene alla sinistra che oggi si presenta solo con un nome diverso ma con le stesse logiche di ieri; discontinuità politica ed amministrativa con il passato non può essere ammettere che “malgrado tutto meglio mille posti di lavoro che niente”; discontinuità politica ed amministrativa non può essere solo cambiare il nome di un candidato ma continuare a praticare un modo vecchio di fare politica che, prima di tutto, occulta la responsabilità delle scelte del passato. Discontinuità vuol dire non pensare a quale sarà la poltrona da occupare ma come realizzare al meglio gli interessi di tutti; discontinuità vuol dire sostenere con chiarezza che non è possibile aver sperperato 1500 miliardi di soldi di tutti per aver fatto arricchire pochi in cambio del ricatto occupazionale pagato con soli 600 posti di lavoro; discontinuità vuol dire battersi perché la tutela del lavoro non sia uno slogan da campagna elettorale ma una buona pratica da assumere come principio nella vita di ogni amministratore oltre che dell’ente. Se avessimo avuto amministratori onesti, coraggiosi e svincolati da logiche puramente elettoralistiche o di potere avremmo avuto tremila posti di lavoro. Soprattutto avremmo avuto più libertà.