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Scandalo sanità, il procuratore Laudati ora pensa alla revoca di qualche pm

L’alternativa potrebbe essere l’invio di direttive per evitare la spaccatura in atto tra i tre magistrati.  l’indagine vede Vendola accusato di tentata concussione.

 

Potrebbe essere risolto dal procuratore della Repubblica, Antonio Laudati, con la revoca della delega nei confronti di uno o più pubblici ministeri o con l’invio di direttive la spaccatura in atto tra i tre magistrati che indagano sul presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, il cui nome è iscritto nel registro degli indagati per tentata concussione. Com’è noto due magistrati (Francesco Bretone e Marcello Quercia) in missive riservate hanno fatto sapere a Laudati che ritengono che il fascicolo debba essere archiviato; l’altro pm inquirente, Desirè Digeronimo, ha espresso parere contrario, ritenendo che l’indagine debba avere un seguito processuale.
La spaccatura in atto – si apprende da fonti giudiziarie – soprattutto dopo la riforma del 2006 dell’Ordinamento giudiziario, lascia poco spazio all’autonomia dei pubblici ministeri e ampio potere decisionale al procuratore della Repubblica. Questi è per legge il titolare di ogni fascicolo che può dare in delega ai suoi sostituti. Quindi, il procuratore ha sostanzialmente due possibilità: o inviare ai tre pm delle direttive, sulla base delle quali può invitarli a fare delle valutazioni; oppure può allinearsi con una delle due parti in causa e revocare la delega ad indagare al (o ai) pm con i quali ritiene di non essere d’accordo. L’indagine a carico di Vendola e di altre dieci persone riguarda presunte pressioni che il presidente della Regione avrebbe fatto nel 2008 sui direttori generali di alcune Ausl pugliesi per ottenerne la nomina di direttori amministrativi, sanitari e primari graditi all’esecutivo regionale.