Un’opera della giovane artista Filomena Dimauro è stata scelta per il concorso "Premio Arte Laguna" di Venezia
E’ stato sicuramente il volersi mettere alla prova, unito ad un pizzico di sana audacia, ad aver spinto Filomena Dimauro, 24enne di Vieste a mettersi in gioco come artista iscrivendosi al concorso internazionale "Premio Arte Laguna 2009" di Venezia. E così…
«Ho avuto la fortuna di essere stata scelta — ci confessa con un po’ di ritrosia — per esporre un mio lavoro nella sezione "Under 25" al Palazzo Correr dal 7 al 27 marzo prossimi e di conseguenza di essere inserita appunto nel catalogo della mostra».
Chi è questa giovane artista viestana?
«Ho frequentato l’Accademia di Belle Arti a L’Aquila. – ci racconta lei stessa — Quest’anno, dopo la laurea specialistica in Arti visive e discipline dello spettacolo, con indirizzo decorazione, ho deciso di mettermi subito in gioco iscrivendomi al concorso internazionale "Premio Arte Laguna 2009" di Venezia… E, strano a dirsi, hanno scelto una mia opera». Si tratta di una scultura in carta pesta [vedi foto] che rappresenta un mitico personaggio dei cartoons (di una volta?), quel Willy Coyote sempre strapazzato da un struzzo tanto impertinente quanto velocissimo.
In quali forme ti esprimi?
«Innanzi tutto credo sia importante affermare che concepisco l’arte come "sfogo", come una resistenza all’esistenza. Ho scelto un modo bizzarro per "sfogarmi": giornali quotidiani e nastro adesivo. Parole di storia quotidiana messe insieme, ammassate e plastificate come se si isolassero in un altro mondo: il mio mondo, tutto fatto a mano. Con strappi, aggiunte e tagli arrivo a realizzare "sculture di carta" passando così dalla realtà bidimensionale del giornale quotidiano, a diverse realtà tridimensionali. La mia è un’azione che "paradossalmente implode in uno sfogo". Inoltre mi piace utilizzare personaggi cartoon per trasmettere messaggi di realtà quotidiana poichè credo che l’elemento ludico sia un ottimo mezzo d’attrazione che attiva processi di attenzione».
Perchè hai realizzato quella scultura in carta di un cartoon?
«Con quel lavoro, che ho chiamato "Willy cartone che anima", ci troviamo davanti ad un «cartoon di carta», ma non carta comune e non un comune personaggio cartoon! Ho scelto Willy Coyote perché il suo disegnatore l’ha sempre messo in condizione di non arrivare mai al suo scopo. Così che mi è venuto in mente di tirarlo fuori da questo contesto e portarlo nella nostra realtà, usando uno dei simboli dell’ informazione: carta stampata. Willy ha in mano un vero telecomando, seduto su una vera sedia, ingrassato per la sua pigrizia. In questo modo ho messo in evidenza due mezzi di comunicazione, il giornale e la tv, ma quest’ultima non si vede, mentre il giornale è visibile dal fatto che negli occhi di Willy sono riconoscibili i caratteri stampati tipici del giornale e che fanno riconoscere la sua anima di carta dei quotidiani».
Dunque dov’è la tv?
«Willy è contemporaneamente attivo e passivo perché ha in mano un telecomando con il quale sembra cambiare il fruitore ogni qual volta egli ci passa davanti per osservarlo, Willy resta sempre e comunque un cartoon siamo noi che ci spostiamo, lui è fermo (passivo). Questo lavoro si dimostra un vero e proprio paradosso! Un cartoon che cambia lo spettatore! Eppure Renè Magritte ci ha insegnato che attraverso il paradosso si arriva ad un livello superiore di conoscenza. Sta poi al fruitore capire qual è! I paradossi sono smagliature di assurdità nel tessuto della conoscenza: dapprima ci fanno dubitare delle nostre credenze e poi ci spingono a ridefinire i nostri concetti».
Quale significato va dato alla scultura di Willy Coyote?
«Una lettura di questo lavoro può essere data dal pensiero di Marshall McLuhan e Bruce R. Powers secondo i quali l’uomo del ventunesimo secolo (figura) rischia di essere fagogitato e reso un semplice elemento di una banca dati a causa dell’eccessiva informazione (sfondo). Secondo McLuhan l’uomo del ventunesimo secolo rischia di implodere, cioè il suo corpo cede perchè schiacciato da una pressione esterna, quella dell’informazione.
Ma allora la fine dell’uomo è inevitabile?
«No, secondo McLuhan "l’uomo deve prendere consapevolezza di non poter controllare tutte le informazioni provenienti dal mondo alla velocità della luce perché l’uomo non è stato concepito per vivere a questa velocità». Si deve imparare a usare la tecnologia a proprio servizio per migliorare la vita e avere più tempo libero per se stesso, non deve trascurare l’ambiente reale, ossia spaziale e temporale, in cui poter stare in unione di mente e corpo».
Come va guardata quest’opera in carta di Willy Coyote?
«Dunque io propongo di sostare pochi minuti davanti a Willy per arrivare a questa stessa conclusione o a qualcosa di simile, voglio lasciare come si suol dire «la pulce nell’orecchio», perché in questa società dove prevale l’immagine l’uomo stesso rischia di diventare solo immagine o peggio ancora una marionetta nelle mani di chi manipola l’informazione».