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Sciopero “Giallo” in Italia «gli immigrati fondamentali per l’economia dell’Italia»

«Occorre una seria e profonda riflessione sul mondo dell’immigrazione e sui riflessi della presenza degli immigrati nell’economia italiana, visto che il 9,5% del Pil italiano è riconducibile all’immigrazione». Vito Guerrera commenta così la giornata dedicata ai “lavoratori stranieri” organizzata dal comitato “Primo Marzo 2010 – Una giornata senza di Noi” che ha riempito di giallo le piazze italiane.
«Anche da Foggia e dalla Capitanata deve partire una seria riflessione sull’immigrazione», afferma ancora Guerrera, «visto che, secondo il dossier sull’immigrazione elaborato da Caritas/Migrantes, sono quasi 17mila i migranti regolari che vivono nella nostra provincia, molti dei quali impegnati in agricoltura o come colf e badanti. Lavoratori che in molti casi sono integrati con il tessuto sociale ed economico del territorio, ma spesso vivono in condizioni igienico-sanitarie ai limiti della tollerabilità e senza rispetto dei più elementari diritti umani», conclude Guerrera.
Vito Guerrera ha anche inviato un messaggio di adesione agli organizzatori della manifestazione “Primo Marzo 2010 – Una giornata senza di Noi”. Questo il testo:
“Come cittadino manifesto la mia solidarietà ai migranti che chiedono maggiore visibilità e considerazione da parte di una società che li emargina ma li sfrutta sul lavoro. Il primo marzo sia un giorno per gridare tutti uniti contro il razzismo, lo sfruttamento, la violenza, l’inganno e l’abuso. Oggi non bisogna incrociare le braccia per protesta e per chiedere visibilità, ma bisogna spalancarle per accogliere e ospitare, senza ipocrisie. Da amministratore di un piccolo comune della provincia di Foggia mi piace ricordare che a Carlantino abbiamo accolto una trentina di lavoratori rumeni che si sono integrati nel nostro tessuto sociale, contribuendo all’economia locale e mettendo un argine allo spopolamento dei nostri territori. Mi auguro che presto si potrà realizzare a Carlantino un centro di accoglienza per rifugiati politici, in particolare per donne e bambini”.