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Una società olandese vuole cercare il petrolio a largo delle Tremiti

Una nuova richiesta di autorizzazione per « la ricerca di petrolio in Adriatico, stavolta al largo Nelle Tremiti, presentata parecchio tempo fa al ministero dell’Ambiente e oggi in fase avanzata di istruttoria. Una richiesta su cui la Regione ha già espresso un parere negativo che però non è vincolante: a breve il ministero concluderà la procedura per la Valutazione di impatto ambientale, ed entro pochi mesi(“Prima della fine dell’anno”, secondo una qualificata fonte di settore) deciderà se accordare o meno il permesso all’operatore olandese Petroceltic. Ma se sarà sì c’è già pronto il ricorso della Regione.  L’area oggetto della richiesta è piuttosto grande (528,8 km quadrati) e si trova al largo del tratto di costa compreso tra il Lago di Lesina e quello di Varano, ad ovest delle Tremiti, ad una distanza di circa 7,8 km dalla terraferma e di circa 4 dalle Tremiti: in quella zona la profondità del mare è compresa tra i 40 ed i 150metri. E su quelle spiagge,a dicembre, si è verificato lo spiaggiamento dei sette cetacei che tanta eco ha avuto sulle tv di tutto il mondo.
La proposta della società Petroceltic prevede, prima di scavare il pozzo esplorativo, lo studio delle linee sismiche esistenti e lo svolgimento di una nuova campagna sismica: sostanzialmente, si tratta di indurre artificialmente delle onde elastiche nel sottosuolo marino per studiare la «risposta» del terreno. Dalle cosiddette linee sismiche, infatti, è possibile farsi un’idea della composizione mineraria del sottosuolo. E se gli studi geologici dovessero fornire risultati promettenti, si passerebbe a perforare il fondo del mare fino ad una profondità di 4.000 metri. Il progetto è stato esaminato il 24 marzo dal comitato regionale Via, che ha fornito parere negativo. Nella sostanza, la Regione ha profondamente bocciatola proposta Petroceltic: la delibera approvata in giunta la scorsa settimana parla di «incertezze e lacune conoscitive» nello Studio di impatto ambientale. A febbraio, la Regione si era espressa in termini molto simili su un altro progetto di ricerca della
Petroceltjc. Dopo il mezzo pasticcio sulle perforazioni a largo di Monopoli, stavolta pare che la Regione abbia adottato un approccio diverso. “Lo scopo finale della Petroceltic secondo la delibera che contiene il parere negativo consiste nella installazione lungo tutto il litorale adriatico pugliese di infrastrutture petrolifere destinate a restare in attività per decenni a venire, con tutti i rischi ed i danni che ne conseguono». Un «no» che è motivato anche con riferimento allo spiaggiamento dei capodogli: visto che tra le cause di quel fenomeno potrebbero esserci anche «sonar o terremoti subacquei», secondo la Regione, l’eventuale campagna di studi geologici esplorativi (attraverso una tecnica di prospezione che si chiama air gun e che consiste nella generazione di onde sonore) potrebbe creare pericoli alla fauna marina. Proprio l’uso dell’air gun, detto per inciso, è stato il motivo per cui a febbraio il Tar di Lecce ha sospeso l’efficacia del permesso di ricerca nelle acque tra Bari e Brindisi in favore della società britannica Northern Petroleum.
Secondo alcuni comitati ambientalisti abruzzesi, a inizio marzo la Petroceltic ha cominciato la campagna esplorativa nell’area del pozzo Elsa 2, al largo di Ortona. Le ricerche sono state portate avanti dalla nave Ogs Explora dell’Istituto nazionale di Oceanografia. Ma – denunciano i comitati – la società olandese è partita senza nemmeno aspettare gli esiti della Valutazione di impatto ambientale da parte del ministero. Complessivamente, secondo l’ultimo Bollettino minerario, Petroceltic ha in corso 10 richieste di permessi di ricerca in mare (tra cui quello delle Tremiti) e ne ha ottenuto uno, di fronte alle coste di Miglianico (Chieti), da cui conta di estrarre 80 milioni di barili di greggio nell’arco di tre anni.