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I Lidi Balneari arenati in un mare di burocrazia (1)

E contro l’erosione manca il Piano Regionale delle Coste.

 

Stabilimenti chiusi. Il 15 maggio prossimo nei lidi pugliesi deve iniziare la stagione balneare,
quest’anno la data è stata anticipata con ordinanza della Regione per consentire la destagionalizzazione dell’offerta turistica. Ma le imprese balneari, in particolare quelle del tarantino aderenti ai SIB, uno dei sindacati di categoria, hanno dichiarato che i cancelli delle spiagge non si apriranno. Le questioni più urgenti sono due, non è possibile allestire gli stabilimenti (con le strutture amovibili necessarie, quali cabine etc) perché in molti casi manca ancora l’autorizzazione paesaggistica dei Comuni e poi nulla possono fare gli imprenditori per combattere l’erosione delle coste che ha ridotto molte spiagge a sottili lingue di sabbia, rischiando con il passare del tempo di farle sparire definitivamente.
In realtà il problema è uno solo, si chiama burocrazia, una selva di norme e di regole comunitarie, nazionali, regionali hanno reso molto difficile l’operatività delle imprese balneari. Esse infatti lavorano sulla fascia costiera che appartiene (non si sa ancora per quanto viste le recenti norme sul federalismo demaniale!) allo Stato il quale prima la gestiva direttamente attraverso le Capitanerie di Porto, poi ha delegato le funzioni amministrative alle regioni, che a loro volta — così come era previsto – le hanno delegate ai Comuni. In questi ultimi anni, e ciò è avvenuto anche in Puglia che ha provveduto ad emanare una legge ad hoc (n.17/2006), i comuni si sono visti arrivare una serie di competenze sulla fascia demaniale pur non essendo preparati, la materia del resto è complessa, e così chi ne ha fattole spese sono stati gli. imprenditori balneari. Esempio è l’attuale protesta che riguarda proprio una delle inefficienze di alcuni comuni che non hanno provveduto per tempo a riunire la commissione che deve fornire i pareri ambientali, impedendo di fatto l’apertura degli stabilimenti il 15maggio. Eppure la Puglia si è dotata di una buona legge regionale innovativa in campo nazionale, ma per la cui piena operatività è necessaria l’approvazione del Piano regionale delle coste, un documento strategico già pronto— è stato predisposto dal Politecnico di Bari — che nella scorsa legislatura, però, non è stato approvato. In questo documento che ha la funzione di pianificare le – attività costiere e allo stesso tempo provvedere alla salvaguardia dell’ambiente, uno dei nodi centrali è proprio l’erosione. Gli studi ci sono, ma è necessario intervenire prima che alcune delle nostre spiagge più belle spariscano definitivamente perché nell’inerzia non si rischia solo di paralizzare l’attività balneare, ma di perdere un patrimonio ambientale di valore inestimabile. Per il turismo danni incalcolabili. Qualcuno ricorderà la «guerra della sabbia» scoppiata lo scorso anno tra la Provincia di Brindisi e Lecce per il ripascimento della spiaggia di San Cataldo con la sabbia brindisina di Punta Penne e risolta alla fine con un provvedimento del Consiglio di Stato!
Situazione simili sono destinate a ripetersi ed è necessario predisporre un piano di intervento ambientale e una serie di norme che rendano possibile far fronte alle emergenze. Se si guarda il problema dal punto di vista delle imprese balneari, esse per provvedere al ripristino delle loro spiagge, cioè riportare sulla battigia la sabbia che si è mangiata il mare hanno bisogno di una serie di pareri e autorizzazioni che coinvolgono molti enti (Arpa., Regione, Province, Comuni, etc). I tempi e le procedure sono lunghissimi e nello specifico anche se si iniziasse oggi con celerità non sarebbe possibile ottenere alcun risultato prima dell’inizio della stagione balneare.
Per l’erosione il problema va affrontato a monte in sede di pianificazione. E questa dovrebbe divenire una delle priorità della nuova giunta. Gli uffici regionali assicurano che il problema è già allo studio da tempo e che presto in collaborazione con le autorità di bacino vedrà la luce un piano regionale di difesa della costa che individuerà tra l’altro i giacimenti di sabbia ai quali attingere.
Ma non c’è tempo da perdere i nostri ottocento chilometri di costa, slogan della nostra marittimità, meritano di essere promossi e tutelati.

Niccolò Carnimeo