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Regione/ Il Pd vuole la presidenza dell’aula. «E meno soldi ai tecnici in giunta»

Guerra tattica fra il governatore e il partito di maggioranza relativa. Guida del Consiglio regionale contesa da Maniglio e Mennea. I vendoliani replicano che il Pd dovrebbe perdere un assessorato.

 

Il Pd rivendica la presidenza del Consiglio regionale. La notizia rimbalzata nelle scorse ore e riportata come un’indiscrezione, ha avuto, ieri, il crisma dell’ufficialità nella riunione che si è tenuta nella sede del Pd, a Bari, fra i consiglieri regionali neo eletti, il segretario Sergio Blasi, e il presidente del partito, Michele Emiliano. Nelle prossime ore, quindi, Blasi incontrerà i segretari degli altri partiti di maggioranza per discutere questa ipotesi. Non solo. Attraverso Emiliano, il Pd lancia anche un’altra proposta: «Chiederemo al presidente Vendola di pagare gli assessori esterni quanto i sindaci delle grandi città: seimila euro più o meno, invece, di sedicimila al mese. In questo modo attutiremo le polemiche che arrivano dal centrodestra per le spese aggiuntive che i cittadini dovranno sostenere».

E’ guerra tattica, dunque, fra il governatore e il partito di maggioranza relativa, dopo la composizione della giunta. Questa nuova legislatura sembra proprio aprirsi sotto il segno delle difficoltà: con il Pd in fibrillazione perchè scontento delle scelte assessorili e con una maggioranza risicata nei numeri in Consiglio, perchè priva del premio di governabilità. Nella riunione di ieri, però, ci sono state alcune posizioni dissonanti: fra i consiglieri c’è chi ha chiesto conto di un accordo che sarebbe stato sottoscritto, con una stretta di mano, con il presidente e che prevedeva 6 assessori al Pd o, in alternativa, 5 rappresentanti in giunta più il presidente del Consiglio. Accordo negato sia dal segretario Blasi che dal presidente Emiliano. «Mettere in discussione i patti, significa mettere in discussione la giunta e tornare a 5 assessori per il Pd», hanno assicurato ambienti molto vicini al presidente Vendola. «Nessun problema – replicano dal Pd – basta sacrificare l’assessore tecnico». Cioè: Marida Dentamaro. «Farsi i dispetti ad avvio di legislatura non è ilmiglior viatico – replicano i vendoliani – non c’è nessuna ragione politica vera a dettare questi atteggiamenti, tranne le difficoltà interne al Pd a far quadrare i propri equilibri. Vuol dire che non hanno imparato proprio nulla da quanto è accaduto nei mesi scorsi». Un botta e risposta che non lascia presagire nulla di costruttivo.

Il Pd ritiene di essere stato umiliato nelle scelte in giunta dal presidente Vendola. E anche ieri, a margine del Consiglio comunale sul bilancio, il sindaco Emiliano si è tolto qualche sassolino dalla scarpa: «Spero che Loizzo e Decaro vadano in soccorso del neo assessore regionale al Traffico, Minervini che deve imparare di che cosa parla, perchè la materia è tecnica». A mettere le carte in chiaro ci ha pensato anche Blasi in apertura di riunione con i consiglieri che è suonata più o meno così: Vendola è una risorsa. Supporteremo il suo progetto, di cui abbiamo letto sui giornali, che riguarda la possibilità di coltivare aspirazioni nazionali. Ma per far questo ha bisogno di due cose: una squadra di governo coesa e un accordo politico forte». La dichiarazione di chi non intende più farsi dettare l’agenda dal governatore, spiegano dal Pd.

Ieri, Emiliano, ha più volte invitato tutti a restare uniti ed ha insistito a lungo sull’orgoglio ritrovato di partito, con lui anche i consiglieri Romano, Pentassuglia, Maniglio. E proprio il consigliere rieletto Antonio Maniglio è in pole position per essere il candidato prescelto per la poltrona di presidente del Consiglio, anche se il consigliere della Bat, Ruggero Mennea, ha fatto presente le ragioni della sua provincia rimasta senza incarichi. Chi rischia è l’assessore uscente eletto in Sel, Onofrio Introna, candidato della prima ora per quell’incarico. «Non si è mai visto nemmeno nei Comuni più piccoli che presidente della giunta e del Consiglio siano dello stesso partito», è stato rilevato dal Pd. Una partita delicata per Vendola che, formalmente, non può intervenire nella scelta del presidente. Su tutti il deputato Gero Grassi. «Devono rinsavire sia il Pd che Vendola. Non si può portare all’infinito questo scontro. La presidenza del Consiglio è un banco di prova per capire se vogliamo procedere come i vietcong o trovare un punto di equilibrio serio. Le forzature da una parte e dal’altra non verrebbero comprese dai cittadini».

Lorena Saracino