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La crisi del Turismo slow sul Gargano. La ricetta di Salcuni.

L’esponente di Legambiente individua le zavorre che stanno frenando lo sviluppo.

 

“Il grande problema del Gargano sta tutto nella difficoltà di acchiappare l’offerta e confezionare la domanda”. Franco Salcuni, componente della direzione nazionale di Legambiente, interviene sul caso sollevato da l’Attacco nell’edizione di ieri, quando si è posta la riflessione sul Promontorio che ha disposizione un’area naturale con il più alto tasso di biodiversità d’Europa (Parco del Gargano) e è, al tempo stesso, fanalino di coda della graduatoria nazionale del segmento turistico dell’ecosostenibilità. Il riferimento è ovviamente alle sue ataviche difficoltà di commercializzare
i propri tesori naturalistici e paesaggistici. «Seppur vero che nell’ultimo anno c’è da segnalare un leggero aumento di attenzione da parte dei turisti nei confronti del territorio in questo determinato segmento — spiega Salcuni -, non possiamo però nascondere le difficoltà che scontiamo a causa della mancanza di un vero sistema di accoglienza, al quale, dovevano provvedere per gran parte i Centri Visita del Parco che vengono inaugurati in serie nelle ultime settimane”. Salcuni individua diversi aspetti che zavorrano il decollo del segmento naturalistico del Gargano. “Innanzitutto, il sistema delle imprese che dovrebbe sostenere e confezionare questo tipo di turismo, è in fortissima difficoltà — prosegue -. Molte di esse hanno addirittura chiuso. Ricordo molto bene che agli inizi degli anni ‘90, periodo in cui, vedeva la luce l’Ente Parco del Gargano, erano una quindicina gli imprenditori che hanno investito in questo settore. Oggi, a distanza di anni, solo un paio sono rimaste in piedi, e nessun giovane ha più aperto nuove attività. Il crac è avvenuto per il mancato sviluppo dell’indotto dello stesso Parco del Gargano. Senza tanti giri di parole, c’è da rimettere
in piedi un settore dalle grandi opportunità che sin ora non sono state affatto sfruttate”. Da esperto del settore ambiente e delle sue dinamiche, Salcuni propone valide vie d’uscita da questo lungo e dannoso en passe. “Senza ombra di dubbio è stato preso molto sottogamba il segmento legato al turismo scolastico, che ad oggi, sul Gargano, risulta sfruttato al minimo delle sue potenzialità per mancanza di un sistema organizzato capillarmente con gli istituti scolastici — aggiunge -. Non scopro certamente l’acqua calda se affermo che il turismo naturalistico muove tanta economia concreta, ma questo è un aspetto non percepito sul nostro territorio. Questo tipo di turismo attira flussi molto interessanti riferibili a gente disposta a spendere e che viaggia tutto l’anno. Però, ahimè, anche in questo caso sul Gargano siamo a livelli minimi, nel senso che sono
poche le attività di incoming”. Secondo Salcuni, il segmento naturalistico sarebbe un ottimo volano per la tanto agognata destagionalizzazione. “In questi periodi di forte crisi economica, non c’è niente di meglio che organizzare weekend a prezzi accessibili rivolti a coloro i quali risiedono nelle zone limitrofe — sottolinea-. Si tratta di un’ottima azione di valorizzazione delle aree interne che consente al territorio di ‘lavorare’ tutto l’anno. Da sempre mi affanno nel suggerire la catalizzazione dell’utenza delle aree metropolitane limitrofe, ossia Bari, Napoli e Roma, costruendo strategie di marketing su di loro. Altresì non bisogna affatto trascurare l’asse Adriatico, quello che va da Termoli sino ad Ancona. Si tratta di piccoli accorgimenti che farebbe grande il Gargano e la sua economia, evitando, di fatto, la migrazioni delle ‘menti’ migliori”.

Matteo Palumbo
l’Attacco