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Pd-Vendola, divisi dalla presidenza del Consiglio. E ora la giunta rischia

I Democratici continuano a chiedere 6 posti in giunta più la presidenza dell’Assemblea, ma Nichi non molla.

 

Il Pd si impunta nel rivendicare la presidenza del Consiglio regionale. E il governatore Nichi Vendola (ieri in visita all’ambasciatore Usa a Roma) gli rende la pariglia minacciando di mettere mani alla giunta appena nominata e togliere ai Democratici un assessore (con la vice presidenza della giunta). Tradotto in numeri: i Democratici continuano a chiedere 6 posti in giunta più la presidenza dell’Assemblea. Vendola concede sei postazioni, concedendo al più un 5 più 1: le deleghe assessorili e il vertice del Consiglio. In mezzo, da ieri, è entrato in azione Mario Loizzo. L’ex assessore ai Trasporti, anch’egli Pd, prova con la pazienza e l’esperienza che gli vengono riconosciute a sistemare in un unico mosaico i tasselli con le richieste di tutti i partiti.
CONSULTAZIONE – In mattinata ieri ha avviato un giro di consultazioni nei gruppi di maggioranza (Pierfelice Zazzera e Giacomo Olivieri per Idv e Nicola Fratoianni per SeL). Poi ha sondato alcuni settori dell’opposizione (Angelo Sanza per l’Udc). Telefonate e incontri anche con il leader del Pdl Rocco Palese durante il week end, con la promessa di risentirsi domani. Il Pd – è evidente – non vuole uscire ulteriormente schiacciato da una trattativa rimasta sempre nelle mani del governatore. Dall’altro, la componente socialista di SeL, priva di rappresentanti dopo la nomina di Fratoianni e Alba Sasso in giunta, reclama una posizione di visibilità per Onofrio Introna. Nel colloquio con Loizzo, Fratoianni ha insistito che sulle quote (6 deleghe, oppure 5 più 1) sia stata raggiunta un’intesa tra Democratici e Vendola. Il segretario del Pd, Sergio Blasi, nega. Sicché – è la conclusione di Loizzo – a questo punto si impone un nuovo confronto tra Vendola e Pd. Si farà nelle prossime ore. Forse oggi pomeriggio (dopo la prima riunione di giunta e in tempo perché il presidente voli a Roma per partecipare alla trasmissione «Otto e mezzo» di La7). O forse domani.
MANIGLIO – I democratici che spingono perché alla presidenza venga eletto Antonio Maniglio non si mostrano intimiditi per il tono minaccioso di Vendola. «Un assessore in meno? Faccia pure, il gruppo è compatto e noi – dice un big del partito – abbiamo i nostri buoni argomenti». Ossia, non è pensabile avere un presidente di assemblea dello stesso colore del governatore: apparirebbe schiacciato sulle posizioni della giunta, tanto più in quella che si presenta come una stagione di riforme istituzionali (statuto, regolamento, legge elettorale). Palese pare condividere questa impostazione. Ma auspica un accordo interno alla maggioranza per essere liberato dall’imbarazzo di dover votare con una o con l’altra fazione del centrosinistra. Il Pd si sente forte di questo viatico: da sempre – si argomenta – l’opposizione svolge un ruolo di indicazione. Lo ha fatto nel 2000 quando nella contesa tra Lucio Tarquinio (Fi) e Mario De Cristofaro (An) il centrosinistra fece pendere la bilancia per quest’ultimo. Lo fatto il centrodestra nel 2005 quando tra Piero Pepe (Dl) e Luciano Mineo (Ds) suggerì di preferire il primo e il secondo divenne vice presidente. Uno schema che potrebbe essere seguito anche in questo caso, negli auspici del Pd, con Introna a fare il vice di Maniglio.
VICEPRESIDENZA – Dai partiti sono arrivate richieste concrete: Palese ha giudicato intoccabile la vice presidenza che spetta all’opposizione; l’Udc ha provato a rivendicare anch’essa una vice presidenza (ma l’unica possibile sarebbe quella di maggioranza e sembra un’ipotesi impraticabile); Idv ha chiesto due presidenze di commissione. Loizzo, anche se nega di averci pensato, ha pronto uno schema: al vertice ci sarebbe un presidente Pd (Maniglio); il vice presidente di maggioranza a Sel (Introna) e quella di opposizione al Pdl. I due segretari di Aula andrebbero al Pdl (per l’opposizione) e all’Udc (quella nella disponibilità della maggioranza). Ai centristi andrebbe anche la presidenza della settima commissione (Affari istituzionali) solitamente riservata alla minoranza. Le altri sei presidenze di commissione sarebbero assegnate al Pd (2), all’Idv (2), a SeL (1) e Puglia per Vendola (1). A parte i vendoliani, ci sarebbe il via libera. Stamattina si riunisce il gruppo di SeL: sarà l’occasione per tracciare una linea e fissare il livello massimo dello scontro cui pervenire con gli alleati. O accettare una mediazione che tenga conto di altre camere di compensazione: dall’Aqp agli enti controllati. Si vedrà.

Francesco Strippoli