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Vieste – DIREZIONE DIDATTICA, ORA C’E’ IL PLESSO «DELLI SANTI»

 

RICORDO DI GAETANO DELLI SANTI, POETA IRONICO CON BONOMIA
Il mio buon amico e collega Gaetano Delli Santi, tra quanti si sono dilettati a verseggiare, è stato sicuramente il poeta viestano più fecondo.
Quanto era schietto, discreto, tanto era arguto, socievole. Stava volentieri con gli amici, e volentieri si lasciava andare a qualche battuta.

Era sempre composto, misurato, anche quando qualcuno o qualcosa lo faceva stizzire o quando l’arguzia gli sconfinava nella garbata ironia, come appunto emerge nella sua poesia. Per la quale egli, e gli operatori benemeriti della società civile, Gianni Rodari scrittore per l’infanzia, don Luigi Fasanella sacerdote e Carmine Fusco medico pediatra hanno guadagnato, per le peculiarità di ciascuno, un meritato posto nell’ideale galleria civica viestana delle persone degne di essere ricordate.
Ad essi, per felice iniziativa del dirigente scolastico Paolo Soldano, l’Amministrazione comunale ha intitolato quattro plessi della scuola primaria di Vieste. Gaetano Delli Santi, dotato di statura un po’ sotto il metro e sessanta, diciamo piccola, aveva per contrappeso un notevole acume. A chi, scherzosamente, gli faceva la battuta sull’altezza, a volte rispondeva come aveva risposto il diplomatico delle Filippine a quello sovietico, in uno scontro verbale, alla Conferenza della Pace dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il sovietico, rimbeccando il filippino per certe sue affermazioni non gradite, lo aveva così apostrofato: «Ma taci tu, piccolo uomo di un piccolo Paese». E il filippino a lui: «Beh, se è per l’altezza, sono in buona compagnia, perché sto con Napoleone, Beethoven…». E, via dicendo, citava altri tre o quattro personaggi illustri di bassa statura.
Dal lato professionale, per chi non l’ha conosciuto, voglio aggiungere che è stato un maestro esemplare fra gli insegnanti esemplari del dopoguerra che, nelle scuole elementari di Vieste, profusero come e quanto meglio poterono impegno e passione per istruire ed educare i ragazzi che allora affollavano le aule, mediamente intorno ai quaranta alunni per classe. Ma ce n’erano state anche di cinquanta e oltre, dato che lo sdoppiamento delle classi era previsto dopo i 60 alunni. A me personalmente, era capitato di avere, nel primo anno d’insegnamento, l’anno scolastico 1946/47, una classe di oltre cento iscritti. Per fortuna, circa un mese dopo, venne sdoppiata. Grazie a Dio e alla sensibilità dei governanti di allora, da quell’anno e per parecchi anni ancora, l’ostacolo dei 60 alunni venne ignorato e fu autorizzata l’apertura di molte nuove sezioni.
Negli Anni Cinquanta Gaetano Delli Santi compose la maggior parte di quei quadretti in versi, dedicati agli umili, alle persone senza importanza, che pubblicava, uno ogni mese, sul «Faro di Vieste». Un giornale su cui scrivevano persone di diverso orientamento politico, per trattare problemi vecchi e nuovi della città, per informare e commentare, per lo più da posizioni soggettivamente critiche, spesso in contrasto fra loro, quello che si faceva o non si faceva per Vieste ai vari livelli istituzionali. Su quel foglio ebbero spazio anche la rivisitazione storica della nostra città, unitamente a flash di cultura, e a quel tanto di sport, in pratica solo il calcio, che qui, occasionalmente, si praticava. Le poesie di Gaetano Delli Santi, Tanino in famiglia e per gli amici, furono una novità che piacque alla gente sia per l’immediatezza del linguaggio, poiché erano scritte nel nostro dialetto, così come lo parliamo, con una sua personale ortografia, e sia per le scenette raccontate, tanto diverse dalle poche conosciute — qualcuna di sicuro pregio — di autori del passato. Quelle erano tutte in lingua, laudatorie, traboccanti di amore per il paese e di devozione per la Madonna di Santa Maria, Patrona di Vieste. Il nostro autore, invece, tratteggiava figure e usanze paesane sue contemporanee, con stile benevolmente ironico, che inducevano — e pure oggi inducono — al sorriso; un sorriso talvolta pieno, senza controluce, altre volte agrodolce, altre ancora velate di malinconia.
Sono passati più di cinquant’anni.
L’Amministrazione comunale ha intitolato al maestro Gaetano Delli Santi l’edificio scolastico elementare costruito nella zona ex Pantanello, oggi rione della 167. Le maestre delle scuole materne, chiamate adesso scuole dell’infanzia, ma anche gli insegnanti delle elementari e delle medie, ora l’uno, ora l’altra, fanno imparare ai bambini qualcuna delle sue poesie, che i papà e le mamme, e anche i nonni quando ci sono, hanno piacere, a casa, di ascoltare o di riascoltare.
Data questa popolarità sempre attuale, io credo che a Gaetano Delli Santi, per la sua poesia, a Gianni Rodari, a don Luigi Fasanella, al dottor Carmine Fusco, ognuno nella propria dimensione, possa attagliarsi il verso che usò per sé, in una sua ode, il poeta latino Orazio: «Non omnis moriar» (non morirò del tutto). La manifestazione svoltasi sul Comune ne è una prova.
Ludovico Ragno