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Riceviamo e pubblichiamo/ “FRATERNITA’ per cambiare”

 Tutti dicono che la politica deve cambiare, però quando si tenta di affrontare l’argomento si finisce, quasi sempre in baruffa.  Gli esperti dicono:” bisogna abbassare i toni “ altre volte dicono:” quella forza politica non sa farsi rispettare perché non si fa sentire abbastanza “.  La realtà è che la politica è diventata come il calcio dove ci sono i tifosi che anche di fronte all’evidenza contraria riescono a sostenere che la loro squadra è la più forte. Di tanto in tanto ci sono persone che, in buona fede, tentano di ricucire, recuperare o impostare un nuovo modo di far politica però, utilizzando sempre i metodi e gli schemi vecchi, non riescono a fare alcun passo avanti.
   L’attuale situazione socio-politica è molto degradata e con la cultura imperante del capitalismo spinto,del consumismo e dell’egoismo non se ne può uscire.
  Per cambiare il modo di far politica è necessario avere riferimenti nuovi, impostare una nuova cultura politica.
  Chiediamoci:” esiste una categoria politica che può far nascere una nuova cultura capace di far superare l’attuale teatrino con tutte le sue contraddizioni ?             SI !!
  E’ la categoria delle categorie quella che può rivoluzionare il nostro modo di pensare e di agire. E’ la    “ Fraternità “.
  Per avere una conferma storica si può vedere:
a)  l’idea di fraternità nel congresso “ANFIZIONICO” di Panama (1826);
b)  la scuola Napoletana della fine Settecento (Genovesi  ed altri );  
c)  presupposti culturali che portarono alla rivoluzione francese (che finì male proprio  
     perché non si volle mettere in pratica la fraternità ma ci si fermò alla libertà e  
     all’uguaglianza);
d)    Si può ritrovare la fraternità anche nel Medio Evo e giù giù fino a Platone e alle città dell’antica Grecia.
  Se ci rivolgiamo al nostro ambito nazionale, utilizzando il lavoro di molti studiosi, possiamo esaminare, leggere, discutere la struttura giuridica italiana, soprattutto la costituzione, dall’interno, certamente non formulando modifiche legislative o prospettando riforme radicali, piuttosto rileggendo nei suoi punti significativi il testo fondamentale dell’ordinamento italiano alla luce di un valore che diventa appunto principio di diritto pubblico, operando in questo senso una rilettura di quei fondamentali principi
( solidarietà, eguaglianza sostanziale, etc. ) che abbiamo imparato negli anni a conoscere ma forse non ad apprezzare nella loro capacità di espansione e caratterizzazione dell’intero ordinamento.
  Si tratta, in sintesi, di riscoprire un modo di declinare la fraternità all’interno di un ordinamento andato, per certi versi perduto e per altri mai pienamente espresso. Anche se ci spostiamo in ambito internazionale notiamo che i primi passi del diritto internazionale si sono mossi proprio secondo una logica  non molto distante dal principio di fraternità, assecondando un moto quasi istintivo, naturale, delle comunità nazionali ad incontrarsi, anche se l’elemento nazionalista rimaneva molto forte.
  Riflettiamo un attimo, senza pregiudizi: ci rendiamo conto che una nuova cultura politica, che ci fa superare l’attuale crisi sociale e di valori, si può articolare solo partendo dalla fraternità ?. Essa è molto presente anche nel pensiero di tre grandi intellettuali europei: Tocqueville, Cochin e Gramsci; soprattutto in Gramsci si capisce quanto ampio possa essere il campo di azione della fraternità. Lo sviluppo di tale principio non vuole proporre ricette ottimali, tanto meno soluzioni miracolose. La verità è che la più efficace delle proposte sembra essere proprio:” assecondare la naturale, intima propensione dell’uomo ad incontrare l’altro”. Il bisogno dell’altro supera di gran lunga gli angusti confini di una ideologia, una cultura, uno specifico ambito sociale e politico. L’esigenza, molto sentita, di rivedere e reimpostare le regole e i comportamenti, alla base dell’agire sociale, rimanda proprio a quel sentimento di condivisione così universale e trasversale che è appunto la fraternità, un luogo di appartenenza e comunanza che travalica città, nazioni, culture. La fraternità non appartiene ad una matrice culturale e/o religiosa ma segno inequivocabile di un patrimonio comune dell’umanità. Capire, fino in fondo, questo concetto può, di conseguenza, comportare il prodursi di effetti che realmente incidano sulla struttura e sullo sviluppo di una comunità, impregnando il mondo della politica e lo stesso diritto in cui l’uomo sviluppa le sue potenzialità creatrici e in cui manifesta appieno la sua natura relazionale. In conclusione: se veramente vogliamo migliorare, crescere e tendere al bene comune, sappiamo come fare, dobbiamo solo prendere coscienza del valore della fraternità e metterla in pratica.
 

   Matteo Starace
  Matteo.starace@tele2.it