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No agli obiettori nei consultori. Ordine dei medici in rivolta

La decisione è «discriminatoria»  Riunione dei presidenti provinciali per trovare accordo Livrea: «Decisione contraria al codice deontologico».

 

La delibera della giunta sul potenziamento dei consultori, impugnata davanti al Tar dai camici bianchi obiettori di coscienza, fa arrabbiare anche gli Ordini dei medici pugliesi e i sindacati. Domani mattina, 26 giugno, i sei presidenti degli Ordini si riuniranno per condividere una linea d’azione e prendere una netta posizione nei confronti della delibera ritenuta «discriminatoria» dai medici anti aborto. Il provvedimento sotto accusa è il numero 735 – approvato lo scorso marzo dalla giunta su proposta degli assessori Elena Gentile (Welfare) e Tommaso Fiore (Sanità) – e prevede il potenziamento della rete consultoriale e del «percorso nascita» attraverso l’inserimento nelle strutture di ginecologi e ostetriche non obiettori di coscienza. Escludendo, di fatto, dai prossimi concorsi pubblici i camici bianchi che si professano contro l’aborto. Nove medici cattolici, tra i quali il professore Filippo Boscia, presidente dell’Associazione nazionale dei medici cattolici, hanno presentato ricorso al Tar di Bari, chiedendo l’annullamento della delibera in questione e del provvedimento numero 405, con il quale la giunta Vendola prevede «il progressivo riposizionamento del personale sanitario che solleva obiezione di coscienza». «Ritengo – attacca il presidente dell’Ordine dei medici di Bari, Paolo Livrea – che non si possa introdurre in una delibera o in un bando pubblico un requisito che vada a ledere la libertà di religione e di coscienza. A mio avviso non c’è base giuridica». Tesi condivisa anche dai suoi colleghi, i presidenti degli Ordini dei medici di Brindisi e della Bat, Emanuele Vinci e Benedetto Delvecchio. «L’obiezione di coscienza – prosegue Livrea, primario di Neurologia al Policlinico di Bari – va rispettata, è un’adesione etica e non può essere oggetto di discriminazione. Anzi, è uno strumento di garanzia. Detto questo, se la Regione ha la necessità di tutelare le donne e i loro diritti, e questa esigenza effettivamente esiste, deve individuare altre soluzioni». L’Ordine di Bari sta valutando l’ipotesi di promuovere una iniziativa che si opponga alla delibera, ma ogni decisione sarà presa dopo il confronto di domani. «Effettivamente – ammette Livrea – esiste un problema, la percentuale di obiettori è molto elevata e questo crea difficoltà alla piena attuazione della legge 194. Ma non si può passare da un eccesso all’altro – continua – serve una mediazione. Tra l’altro, la delibera è contraria anche al nostro codice deontologico». «Quando si prepara un bando pubblico – gli fa eco il dottor Vinci – non si può introdurre una clausola di questo tipo. Dall’altra parte – sottolinea – la 194 stabilisce che le Asl debbano prevedere all’interno delle proprie strutture la presenza sia di professionisti obiettori che non obiettori. Fatta questa premessa, ribadisco che l’obiezione di coscienza è prevista dalle norme italiane e dal nostro codice deontologico. E’ un principio che non può essere calpestato». Nel ricorso dei nove medici cattolici, elaborato dall’avvocato Nicolò Mastropasqua, si parla di «scelta discriminatoria» nei confronti di professionisti, colpevoli di essere stati «coerenti con le proprie convinzioni ideologiche, morali e religiose in perfetta sintonia con il disposto normativo». «La Regione Puglia – scrive il legale – ha avviato una crociata contro i medici obiettori di coscienza…». «Ne abbiamo discusso all’interno del nostro Consiglio – dice il presidente dell’Ordine della Bat, Delvecchio – quello che faremo lo decideremo insieme agli altri colleghi. Ma appare palese che debbano essere individuate soluzioni diverse, la partecipazione ad un concorso non può essere preclusa a chi si professa contro l’aborto. Capisco le preoccupazioni del legislatore, ed è vero che a volte in alcune strutture sono stati negati i diritti delle donne. Ci sono ospedali e consultori dove sono a lavoro solo obiettori, un’anomalia che va corretta ma non percorrendo questa strada».

Vincenzo Damiani