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Vieste/ “A proposito di isola pedonale” la replica di Prencipe a Giuffreda

Caro Direttore,
con riferimento all’articolo apparso sul Vs sito a firma di Antonio Giuffreda (SEL) con il titolo “A proposito di isola pedonale”, nell’esercizio di un doveroso diritto di replica, sottopongo all’attenzione dei lettori le seguenti considerazioni, operando una distinzione tra gli aspetti di carattere generale e quelli più particolari resi ad personam nei confronti miei e di familiari:

 

Più in generale, tengo a precisare che:
·    La vigente Ordinanza Generale n.85/2010, che disciplina l’isola pedonale, la zonizzazione a traffico limitato, gli orari e modalità di svolgimento e di applicazione delle medesime non rispondono ai “desiderata” di chicchesìa e tantomeno del sottoscritto (come lascerebbe insinuare subdolamente la segnalazione di Giuffreda); quelle determinazioni sono frutto di una disamina di opportune indicazioni di disciplina della circolazione urbana e dei volumi di traffico nel centro cittadino elaborate e rese al tavolo della Commissione Tecnica Comunale al traffico (composta dal Vicecomandante della Polizia Municipale, dall’ex Comandante della Polstrada e dal Sig. Aldo Brigida, titolare di scuola guida), oltre che frutto di svariati incontri con i rappresentanti delle associazioni di categorie che hanno chiesto di essere consultate nel merito; indicazioni che sono state utilmente recepite nei dettami dell’Ordinanza stessa, proprio perché suggerite dal buon senso e non da calcoli di convenienza. Detto metodo è risultato innovativo rispetto ad una consuetudine di una disciplina più spontaneistica e meno organica ed ha riscosso apprezzamento diffuso che fa da netto contraltare alla sola lagnanza di Giuffreda;ovviamente fanno notizia le critiche (in questo caso una critica tuttaltro che disinteressata) non certo gli apprezzamenti!
·    Riguardo alla situazione specificamente (e tendenziosamente, aggiungo io) evidenziata dal Cons. Giuffreda, non intendendo eluderne per nulla la portata, mi preme sottolineare che si è determinato di istituire il divieto di sosta h. 24, limitatamente a quella parte iniziale di Viale XXIV Maggio, (nonostante avessi, io stesso, avanzato la proposta di estendere quella limitazione fino alla rivendita di tabacchi Ragno), in quanto si è opportunamente valutato che quel primo tratto necessita di spazi di manovra il più possibile ampi e liberi. Si ha ben presente quel punto? siamo a pochi metri da un incrocio molto importante e particolarmente delicato  soprattutto per l’attraversamento pedonale (quello che congiunge Via Veneto, Corso Fazzini, Viale XXVI Maggio, Via Madonna della Libera: non proprio delle arterie secondarie, caro Giuffreda!). Non a caso, è stato oggetto in passato di pesanti blocchi e intralci al traffico veicolare, in particole nelle ore di punta, quando quel tratto viene utilizzato da molti fornitori per rifornire le attività commerciali che –densamente- su di esso si affacciano. Oltrettutto su quello specifico tratto insistono molti attraversamenti pedonali che le auto, o peggio, furgoni e camion in sosta, ostruiscono pericolosamente; ciononostante si è comunque salvaguardata la sosta riservata ai disabili ed il carico-scarico merci. Infine ci si è determinati a quella prescrizione anche in considerazione che nelle ore di chiusura al traffico, tenuto conto che un tratto di Via Madonna della Libera è zona a traffico limitato, molti residenti e non, utilizzano quel tratto di Viale XXIV Maggio,  per raggiungere il centro Città attraverso la strada adiacente l’attività commerciale all’insegna “Benetton”  (Via Trento).
Più in particolare, riguardo agli aspetti ad personam, dal cons. Giuffreda sollevati, ritengo opportuno precisare che:
·    Quanto alle insinuazioni strumentali ed offensive (si sa la campagna elettorale si avvicina) e che, purtroppo, non meravigliano a conferma di uno stile molto discutibile di fare politica, mirante più alla denigrazione gratuita che non alla proposta utile, avendo le stesse il malcelato obiettivo di colpire il sottoscritto o peggio ancora la mia famiglia onesta e laboriosa che da anni gestisce ristoranti in questa città, rispondo semplicemente che il ristorante La Kambusa è titolare di tutte le autorizzazioni previste dalla legge, ivi compresa l’autorizzazione all’occupazione di suolo pubblico sin dagli inizi degli anni ’90, che comprende lo spazio antistante. Un’autorizzazione alla pari di qualsiasi altro pubblico esercizio che, legittimamente, esercita la propria attività né più e né meno di come la esercitano decine di ristoranti e pizzerie sparse in lungo e in largo nel centro cittadino, individuabili a vista d’occhio anche dal cons. Giuffreda, che finge di non accorgersene. Non ha gli stessi diritti il titolare del ristorante la Kambusa? Dirò di più: sfido il cons. Giuffreda e chiunque altro a dimostrare, in ogni sede, se la mia famiglia sia stata oggetto di privilegi riconducibili direttamente o indirettamente alla mia attività amministrativa. E’ evidente che quando mancano argomentazioni di natura politica-amministrativa, non rimane che volgere, con dichiarazioni tendenziose e riferimenti personali, attacchi gratuiti ed incomprensibili che mirano semplicemente ad alimentare sterili polemiche, a sollevare inutili polveroni ed a seminare disistima verso le istituzioni. E’ un gioco facile, da bravo demagogo, nel quale Giuffreda si cimenta assai bene. Se questo è il suo metodo gli faccio i migliori auguri, ma non credo raccoglierà buoni frutti. Correttezza avrebbe dovuto suggerirgli di sollevare la vicenda nella sede più consona che è il Consiglio Comunale e solo in caso di mancato riscontro affidarsi alla divulgazione mediatica. Il che chiarisce meglio di ogni altro aspetto le finalità di mera speculazione politicante che ha dato alla vicenda.
·    Infine, se è pur vero che la vivibilità urbana e quindi la circolazione pedonale e veicolare deve essere salvaguardata e garantita ai livelli più che accettabili, è anche vero che non si può, ad ogni occasione, criminalizzare –come fa Giuffreda e compagnia di sinistra varia- chi opera nelle attività commerciali e della ristorazione e che, in molti casi, sempre più e nei soli mesi estivi, ha la possibilità di ragranellare quel “gruzzoletto” che fa tirare il fiato alle famiglie ed alla economia cittadina; quelle stesse attività che, è bene non dimenticare, tengono a galla l’occupazione; quelle attività che a parole Giuffreda vorrebbe  salvaguardare, ma che nei fatti sono sempre nel mirino della “invidia sociale” seminata da egli stesso e dalla sinistra alla quale appartiene, che non perde mai occasione di dimostrare che pur cambiando nomi è rimasta sempre la stessa.
Tanto si doveva per gli opportuni chiarimenti.

Saverio PRENCIPE