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Sanità Puglia/ Le cifre del disaccordo

Il giallo della proroga alla firma del piano di rientro per la sanità pugliese sarà sciolto, forse, mercoledì, ma già oggi gli «sherpa» del governo nazionale e di quello regionale torneranno a muoversi per chiudere la vicenda. Non è, però, affatto detto che mercoledì il titolare dell’Economia Giulio Tremonti si faccia convincere a sciogliere la riserva sul «caso Puglia». Nello staff del presidente Nichi Vendola, infatti, non escludono – dopo lo strappo dei giorni scorsi – che la Puglia possa essere tenuta sulla «graticola» per tutta l’estate, lasciando alla Regione la sola possibilità di appellarsi – come Vendola ha preannunciato – al Capo dello Stato.

Il motivo, sostengono, non appare più tecnico – dopo che il tavolo ministeri-Regione ha sciolto tutti i nodi del piano -ma politico: lasciare la Puglia esposta al rango di «osservato speciale» del governo (onde indebolire il progetto politico del governatore di correre verso una leadership del centrosinistra nazionale) e tenere ancora per qualche mese dalla parte del manico il «coltello» dei fondi da erogare perché il sistema sanitario pugliese, nel 2011, non finisca in un inevitabile commissariamento.

Dal punto di vista tecnico, in effetti, anche gli ultimi dubbi sono stati risolti: dopo le varie correzioni apportate al piano da 450 milioni (che se approvato consentirebbe alla Puglia di evitare la sanzione di 500 milioni di euro sul riparto del Fondo sanitario nazionale), anche sulla clausola delle internalizzazioni si era trovato l’accordo. Il governo aveva sollecitato il ritiro della legge «omnibus» – che ha acconsentito l’assorbimento progressivo di 5mila precari di cooperative e aziende esterne nelle società in-house della Regione presso ogni Asl – e della legge 27 del 2009 che regolamentava il turn-over del personale; la Regione, dopo aver obiettato l’impossibilità di ritirare una legge, l’omnibus, approvata dal Consiglio, ha detto sì alla «sterilizzazione» della norma contestata dal governo dinanzi alla Consulta, impegnandosi a varare entro settembre una delibera che blocchi il processo avviato in attesa delle verifiche sui costi o benefici delle internalizzazioni.

Forse – questa la tesi del governatore – è stata proprio questa sua inattesa disponibilità a stoppare le internalizzazioni – ultimo ostacolo posto dal governo – a indurre Tremonti ad alzare ulteriormente l’asticella lanciando l’allarme sulla Puglia «modello Grecia». E, parallelamente, ad accendere i fari sui numeri del debito complessivo della sanità pugliese (il miliardo di euro cumulato nei bilanci delle Asl dal 2006 in poi) e sui ripetuti sforamenti del Patto di Stabilità (2006, 2008 e 2009) a cui sembra richiamarsi la nota inviata da Palazzo Chigi subito dopo il no alla firma di Tremonti: «la stipula sarà possibile se la Regione sarà in grado di garantire l’equilibrio finanziario della gestione – riporta la nota – ed il rispetto delle altre condizioni previste dalla legge».

Dal punto di vista tecnico, le misure previste dal piano offrono garanzie di copertura: dai tagli degli ospedali, il blocco delle assunzioni, la mannaia sulla spesa farmaceutica, l’accorpamento dei reparti e la centralizzazione degli acquisti Asl si realizzerebbero 76,4 milioni di risparmi nel 2010, oltre 301 nel 2011 e 412,6 milioni nel 2012. Il tutto senza aumentare le addizionali Irpef, Irba e Irap e garantendo ulteriori coperture finanziarie per 321 milioni in tutto il triennio.

Quanto alla fotografia economica della Puglia, i dati forniti dal Bilancio regionale dicono che la spesa per la pubblica amministrazione – fatto 100 la media nazionale – è di 91,5; la spesa per il personale è stata ridotta di 40 milioni (da 216 a 176) tra il 2008 e il 2009, portando la media per abitante a 94,3; il debito dell’ultimo quinquennio si è ridotto di 800 milioni (da 2,5 a 1,7 miliardi), pari al 29,2% e il 2009 si è chiuso con un rendiconto in avanzo di 33 milioni.

Quanto al Bilancio autonomo, la copertura del piano di rientro è garantita con 334,2 milioni nel 2010 (a fronte di 306,3 di uscite), con 225,4 milioni nel 2011 (101,7 milioni le uscite) e con 156,8 milioni nel 2012 (a fronte di un +13,3 milioni tra entrate e uscite).

BEPI MARTELLOTTA