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Puglia/ Assunzioni Asl Cambio di rotta della giunta Vendola?

Bocche cucite nella giunta, che domani affronterà in una riunione monotematica tutti i «nodi» venuti al pettine della sanità, ma dalla maggioranza si fa sempre più forte il pressing a chiudere la partita col governo sul piano di rientro, rimasto inattuato a causa dello scontro tra Palazzo Chigi e Lungomare Nazario Sauro sulla vicenda delle internalizzazioni.

Sempre domani, infatti, Nichi Vendola ha convocato un vertice con i capigruppo di maggioranza onde concordare la linea da tenere. Il dilemma, dopo un estenuante braccio di ferro che va avanti dallo scorso luglio e con la firma del governo che non arriva, è se rinunciare allo scontro o andare avanti nella tutela dei precari in servizio nelle cooperative di Brindisi e Lecce, salvati dalla giunta con la clausola del «fermo restando» apposta nella legge con cui la Regione – su richiesta del governo – ha bloccato le internalizzazioni future ma ha salvaguardato quelle deliberate dalle Asl prima del 6 agosto scorso.

Sul punto, ormai diventato uno scontro politico a tutti gli effetti tra governo e Regione, è attesa la risposta del premier Silvio Berlusconi, al quale Vendola ha inviato una lettera per invitarlo, dopo i solleciti senza successo ai tre ministri preposti alla firma (Fazio, Tremonti e Fitto), a prendere in mano la vicenda. Dalla risposta del Cavaliere, che è presumibile arrivi in queste ore, dipende l’esito della partita. Partita, questa, ben più alta della sola questione degli internalizzandi.

Dei circa 5mila precari, infatti, 2mila sono stati già internalizzati nelle società in-house delle Asl di Foggia, Taranto e Bat e per altri 2.200, nel Barese, non è mai stata avviata la procedura: sono circa 800, dunque, quelli salvati dalla legge regionale nonostante il divieto del governo e per i quali, sinora, è rischiato di saltare l’accordo sul piano di rientro. Tra pochi mesi, probabilmente a febbraio, è attesa la sentenza della Corte Costituzionale sulla legge «omnibus» varata dalla Regione nel 2009 e impugnata dal governo che autorizzava tutte le internalizzazioni e, dunque, il destino di quegli 800 (e di tutti gli altri) potrebbe essere deciso a breve. Nel frattempo, invece, senza quella firma al piano da parte del governo – indispettito per tutte le adempienze osservate dalla Regione, l’ultima delle quali (la nomina die manager Asl) sarà compiuta oggi in commissione Sanità, tranne quell’«eccezione» posta sulle internalizzazioni – rischia di saltare tutto il sistema sanitario pugliese: in ballo, con la firma all’intesa che non arriva dal governo, c’è infatti la perdita dei 500 milioni aggiuntivi al Fondo nazionale di riparto sanitario e, soprattutto, il commissariamento della sanità pugliese nel 2011, conseguente al mancato avvio dei tagli previsti dal piano di rientro (riconversione di 18 ospedali e 2.200 posti letto in meno) e alla mancata dotazione finanziaria. Non solo, quello stesso piano varato dall’assessore Tommaso Fiore – e che ha ottenuto il via libera dal tavolo tecnico del governo lo scorso 12 ottobre – a causa dello scontro sulle internalizzazioni è rimasto inattuato per tutto il 2010, riducendo la portata degli interventi da triennale a biennale. In pratica, ogni giorno che passa – come ha scandito lo stesso governatore – la Puglia perde 10 milioni di euro e i tagli previsti (così come la riorganizzazione del sistema ospedaliero) si rischia di farli in corsa a fine anno, con un caos già scoppiato per il blocco ai tetti di spesa delle cliniche private che sta facendo dirottare tutti i pazienti verso il pubblico, con il conseguente impazzimento delle liste d’attesa. Quanto basta per «rivedere la linea» e, come suggeriscono diversi esponenti del Pd, porre fine allo scontro se il Cavaliere dovesse confermare il fermo «niet». Oppure, andare avanti a testa bassa nella «campagna d’autunno» contro il governo Berlusconi e rischiare il tutto per tutto.

BEPI MARTELLOTTA