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Vieste/ Fratelli scomparsi: proseguono le ricerche (6)

Vittime della lupara bianca, o di un incidente? Sono le domande che non hanno ancora trovato una risposta utile a chiarire il giallo della scomparsa di Martino e Giovanni Piscopo, i due fratelli imprenditori turistici di Vieste, spariti nel nulla tre giorni fa.

 Da ieri mattina, da quando cioè sono trascorse 48 ore dalla scomparsa, i nomi dei due imprenditori, titolari del centro vacanze Sfinalicchio, sono inseriti ufficialmente nella lista dei missing della Capitanata. Oltre quaranta i carabinieri che, per tutta la giornata di ieri, hanno effettuato battute nelle campagne tra Vieste e Peschici. Alle ricerche, che proseguono anche oggi, partecipano i militari della compagnia di Vico del Gargano, della Tenenza di Vieste, del reparto operativo di Foggia, con l’ausilio dei carabinieri della Cio, la Compagnia di intervento operativo di Bari, le unità cinofile di Modugno e un elicottero dei carabinieri. In particolare le ricerche si sono concentrate in località San Luca e Monticello, a ridosso della zona dove giovedì mattina è stato trovato il furgoncino, Piaggio Porter, su cui viaggiavano i fratelli Piscopo. Secondo quanto raccontato da un altro fratello, Giuseppe, tutti e tre giovedì mattina si erano avviati – come spesso avveniva – in una campagna di loro proprietà per raccogliere le olive, in località «Piano Piccolo». Martino e Giovanni si erano recati a bordo del piccolo motocarro, seguiti dal tre ruote del terzo fratello. Durante il tragitto Giuseppe Piscopo ha notato il Porter bianco dei fratelli fermo sulla stradina, in località Monticelli, che conduce ai loro terreni ma ha proseguito – senza problemi – fino alla campagna. Molto spesso Giovanni e Martino si fermavano da quelle parti, per salutare alcuni amici che vivono in quelle campagne. Dopo oltre un’ora, . non vedendo arrivare i fratelli, Giuseppe è tornato indietro trovando il motocarro chiuso sul ciglio della strada. Di Giovanni e Martino però nessuna traccia. Una scomparsa che ha il sapore di un giallo. Escluso l’allontanamento volontario, i carabinieri indagano a 360 gradi, non escludendo alcuna pista, mentre i familiari sulla vicenda preferiscono starsene per adesso in silenzio. Tra le ipotesi anche quella che i fratelli possano essere rimasti vittime di un incidente mentre stavano vagando nelle campagne in questione. Una tesi che non convince del tutto. La zona dove è stato trovato il motocarro si trova a poca distanza dal mare e non presenta pericolosi dirupi o precipizi. Inoltre perché Giovanni e Martino si sarebbero fermati proprio lì, visto che avevano un appuntamento con l’altro fratello in campagna per raccogliere le olive? E questa una delle tante domande a cui i carabinieri stanno cercando di dare una risposta. In città tutti descrivono i due come brave persone, sempre dedite alla famiglia e al lavoro. In effetti Giovanni e Martino – sposati con due donne straniere e con figli – come del resto tutti gli altri nove fratelli, non hanno mai avuto problemi con la giustizia o con la criminalità. Ecco perché anche la tesi della lupara bianca – al momento però una di quelle maggiormente seguite – non convince del tutto. Cosi come non convince anche la voce che racconta di due automobili che avrebbero bloccato il motocarro su cui viaggiavano i due piccoli imprenditori. Un rapimento non giustificabile con le condizioni economiche dei Piscopo che gestiscono, sì un centro vacanze, ma tutto a livello familiare. Una voce, comunque controllata e verificata dai carabinieri e che non avrebbe dato alcun esito. «Non credo che la scomparsa dei due fratelli – spiega il sindaco di Vieste, Ersilia Nobile – possa essere legato al racket delle estorsioni. Li conosco, sono tutti brava gente». «I familiari – aggiunge l’avvocato Bernardino Masanotti, legale della famiglia degli scomparsi – sono provati. Escludiamo anche un possibile movente celato all’interno della stessa famiglia». Una scomparsa che ha tutti i contorni di un giallo anche se, un anziano di Vieste, pur parlando bene dei fratelli Piscopo ci ricorda che «siamo sempre sul Gargano, e qui la lupara bianca esiste anche per una parola non gradita o un sguardo giudicato non rispettoso».

Luca Pernice