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Consultori, legge congelata divisioni fra Fiore e Vendola

Ordine del giorno impone di non discriminare i medici obiettori ma la Giunta non ritira il provvedimento. L’assessore è per la linea dura: "Prevale il diritto delle donne". I capigruppo della maggioranza rassicurano Fiore: "Non c’è problema politico, né c’è motivo di cambiare atteggiamento".

 

Basso profilo. Polemica zero per una materia altamente infiammabile come i consultori. Il governatore Nichi Vendola la vuole evitare, eppure quella comunicazione dell’assessore alle Politiche della salute, Tommaso Fiore, è iscritta all’ordine del giorno di una giunta straordinaria in ogni senso: nell’accezione giuridica e nella data di svolgimento, un giorno festivo, fenomeno unico e raro nella storia della Regione Puglia che solitamente sfornava nomine su nomine alla vigilia di Natale e a poche ore dalla notte di San Silvestro.

Tommaso Fiore, però, non è tipo da sorvolare su alcuni principi, come il rispetto delle istituzioni e la fede nelle proprie idee. Così, mentre tutti sono alle prese con tabelle e grafici della manovra di bilancio per il 2011 che le fotocopiatrici della Presidenza della giunta regionale sfornano in quantità industriale, Fiore ricorda alla giunta che c’è una volontà del Consiglio regionale, contenuto in un ordine del giorno, che impegna presidente e assessore a revocare la delibera sul riordino del sistema dei consultori in Puglia.

Quel provvedimento apriva anche una corsia preferenziale perché in quella frontiera dove le istituzioni misurano il disagio femminile, fosse garantita la presenza di medici non obiettori che permettessero l’esercizio di un diritto previsto dalla legge: l’interruzione volontaria di una gravidanza.
Il percorso di quel provvedimento è stato accidentato sin dall’inizio. Ha indispettito il forum delle famiglie e alcuni ambienti cattolici del Pd, costretto il Tar a pronunciarsi sulla discriminazione dei medici obiettori e obbligato l’Udc a presentare un ordine del giorno per un confronto da opposizione responsabile. Poi, si sa, il Pdl ci ha messo le mani, modificando quell’ordine del giorno con la clausola della revoca che il Consiglio regionale ha approvato denudando la debolezza numerica del centrosinistra sull’argomento.

Che fare, ora? Fiore l’ha chiesto agli assessori. La delibera dovrebbe essere revocata. Ma non c’è traccia di un provvedimento del genere. Si cerca di scriverne uno nuovo, ma l’assessore vuole sapere se c’è una maggioranza che lo condivida e che sia in grado di difenderlo. E non si può dire che Fiore non abbia fatto le cose per bene: alla comunicazione quasi telegrafica che ha consegnato ai colleghi di giunta, ha allegato una serie di documenti per impadronirsi della materia e farsi un’opinione. Ci sono la delibera del 15 marzo scorso che sarebbe da revocare, l’ordine del giorno modificato, i resoconti stenografici della seduta del Consiglio regionale del 16 novembre che ha svelato l’esistenza dei franchi tiratori nella maggioranza e c’è la sentenza del Tar. Un malloppo davanti al quale, Fiore ha ancora la certezza delle sue idee: «In Consiglio regionale ho chiaramente evidenziato la presenza di una contraddizione tra diritti, rispetto alla quale non può che essere considerata a mio giudizio prevalente il diritto delle donne».

In questo momento il «giudizio» di Fiore non sembrerebbe lo stesso di Vendola che non vorrebbe far «prevalere» un diritto sull’altro ma fare in modo che i due diritti, l’obiezione di coscienza dei medici che non vogliono praticare l’aborto e quello delle donne di abortire, possano essere esercitati in egual misura perché se conflitto c’è tra i due diritti di una legge statale, com’è la 194, non è la Regione che può e deve risolverlo. Il momento è decisivo. La fase è delicata sul piano politico per la consacrazione di Vendola a leader nazionale di un movimento in continua ascesa. E scivolosa sul piano amministrativo perché rischia di finire nella discussione sulla manovra di bilancio «più difficile della storia della Regione».

I capigruppo presenti, quello del Pd Antonio Decaro, e quello della Puglia per Vendola, Angelo Disabato, hanno rassicurato Fiore sulla laicità della maggioranza di centrosinistra. «Si è trattato di un incidente di percorso, non ci sono franchi tiratori a parte qualche consigliere del Pd che ha già detto di pensarla diversamente come Pentasuglia», dice Decaro. E anche Michele Losappio, il capogruppo di Sel, arrivato in giunta, quando già la discussione si era spostata sul bilancio, ha detto poi che «non c’è un problema politico per quello che è successo in Consiglio». Ma Losappio va anche oltre e blinda la posizione di Fiore: «Il 16 novembre siamo andati sotto per un incidente, quindi non c’è motivo di cambiare atteggiamento. Del resto — aggiunge il presidente dei consiglieri di Sinistra Ecologia e Libertà — penso che non abbia senso farci notai di una decisione estemporanea del Consiglio regionale. Se l’assessore Fiore sostiene che debba prevalere il diritto delle donne, afferma esattamente ciò che è in sintonia con il nostro elettorato».