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Tremiti/ Il sindaco: “Le zone agricole non le cementificheremo”

Potranno essere utilizzate solo dai coltivatori. Calabrese replica alle opposizioni: “Non nascondete i vostri interessi dietro il bene comune”.

 

Sulla presunta abolizione delle cosiddette zone agricole nel Piano regolatore denunciata da un gruppo di consiglieri, è ruotato tutto il consiglio comunale dell’altro ieri.
La discussione tra la maggioranza e opposizione si è animata oltremisura proprio sull’accapo “salvaguardia delle aree agricole e più in generale il patrimonio naturalistico dell’arcipelago diomedeo”.
La replica del sindaco dell’arcipelago diomedeo Peppino Calabrese non si è
fatta attendere: «Le zone agricole e pastorali alle Isole Tremiti non sono mai esistite. Esistono invece le zone ad uso agricolo che sono altre cose, è roba differente. Zone ad uso agricolo che oggi purtroppo vivono una situazione anomala. L’amministrazione comunale si è soltanto posta il problema di regolamentare queste situazione, di sanare vicende al limite della legalità. Queste zone ad uso agricolo possono essere gestite soltanto da coloro che sono iscritti nelle apposite liste per svolgere attività agricola. Insomma bisogna avere i titoli per utilizzare le suddette zone». Poi l’affondo: «A chi vive queste situazioni anomale diciamo che non deve nascondersi dietro il cosiddetto bene comune, per tutelare i propri interessi. E diciamo anche che a tal proposito questa amministrazione non subirà pressioni da chicchessia, ma procederà secondo quelli che sono i doveri propri degli amministratori pubblici, vale a dire perseguimento degli interessi generali della intera comunità». La replica di Calabrese è “figlia” dell’iniziativa intrapresa qualche giorno fa alcuni consiglieri comunali e tesa a “correggere le attuali norme inserite nella variante al Prg in corso di approvazione che, probabilmente unico caso in Italia, ha di fatto abolito le zone agricole su tutto il territorio comunale». Negli ultimi anni – hanno sottolineato i consiglieri – si è assistito a un progressivo peggioramento delle loro peculiarità ambientali, la cui causa è da far risalire essenzialmente alla parziale perdita delle attività agricole, inoltre da uno sviluppo delle attività economiche lontano dai principi di sostenibilità. L’acuto di questo processo involutivo – hanno aggiunto – si è avuto con la redazione della variante al Prg di adeguamento al piano urbanistico territoriale tematico per il paesaggio, che, nell’attuale versione, non prevede la presenza delle zone territoriali omogenee, a destinazione agricola. Una scelta che vuole “favorire un’ulteriore cementificazione delle aree libere a scapito degli orti, vigneti e frutteti che, da generazioni, vengono coltivati dai residenti”. «Intendiamo soltanto – si scalda Calabrese – regolamentare alcune situazioni anomale delle zone ad uso agricolo. Punto e basta».

Francesco Trotta

 

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