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Regione Puglia/ Maggioranza – Udc contro gli assessori esterni di Vendola

Il «siluro» sarebbe già pronto, va solo perfezionato e, soprattutto, vanno raccolte le firme. Spunta, a quanto pare su iniziativa dell’Udc ma assai caldeggiata da pezzi della maggioranza (Pd in testa), la proposta di legge con cui limitare il numero degli assessori esterni nel governo Vendola. Un’idea già circolata nei corridoi del Palazzo pugliese e respinta senza mezzi termini dallo stesso presidente Nichi Vendola, che nell’ultimo vertice di maggioranza avrebbe chiarito a tutti di essere pronto a misurarsi con qualsiasi conta. L’idea deve ancora prendere forma e potrebbe manifestarsi già il 26 (è la scadenza per gli emendamenti al Bilancio) come emendamento alle norme sul contenimento dei costi della politica che l’assessore (esterno) Maria Campese porterà in consiglio regionale. Oppure, come lascia intendere qualcuno, sotto forma di mozione in Aula, da far passare ai voti con scrutinio segreto (i cui effetti rischiosi sono stati già sperimentati dalla maggioranza nelle ultime sedute).

Sta di fatto che sia tra i centristi, politicamente sempre più lontani dal governatore, sia nel centrosinistra, sta cominciando ad aleggiare la voglia di «rimpasto» di governo. In attesa che si arrivi ad una riforma dello Statuto della Regione, l’idea è di fissare per norma – dunque immediatamente esecutiva – un tetto al numero degli assessori esterni. Oggi ve ne sono 7 che, come più volte declamato dall’opposizione di centrodestra, «costano» alla comunità 240 mila l’anno ciascuno: 1 milione e 680mila euro complessivi che, moltiplicati per 5 anni di legislatura, rappresentano un «gruzzolo» niente male in tempi di crisi e di Bilancio «lacrime e sangue».

Ed ecco l’arma su cui far convergere, di certo, tutta l’opposizione di centrodestra con qualche voto di maggioranza e Udc: via gli esterni e al loro posto i consiglieri eletti, accompagnando alla decurtazione del 10% delle indennità già previste dalla norma Campese l’eliminazione della maggiorazione di indennità che spetta ad un assessore rispetto al semplice consigliere. Il governatore, forte dello spauracchio che prende tutti di fronte allo spettro di nuove elezioni, non ha usato peli sulla lingua nel respingere la «minaccia».

E anche nei faccia a faccia che in questi giorni ha tenuto con consiglieri di maggioranza (gli ultimi Mazzarano e Marinodel Pd e Gianfreda dell’Idv), recatisi da lui per sollecitare un cambio di passo nei tagli agli ospedali dei rispettivi territori, non ha mostrato cedimenti sul punto.

Ma di certo i mal di pancia in pezzi trasversali della maggioranza sui tagli nella sanità varati col piano di rientro, accompagnati al malessere dell’Udc e ai numeri risicati cui è aggrappato il centrosinistra rispetto all’opposizione, giocano a favore della proposta. Non secondario, poi, è quanto sta accadendo nello scenario nazionale: l’addio alle primarie lanciato da Bersani per la corsa alla premiership, col governatore e leader di Sel irrigidito nel chiederle, potrebbero spingere il Pd pugliese a fare scelte drastiche in Puglia, minando la tenuta del governo Vendola onde frantumare il sogno di quello nazionale.

Così come, in linea col patto della «Nazione» raggiunto da Casini con Fini, l’Udc locale comincia a muoversi con mani più libere rispetto ai vincoli di «non belligeranza» instaurati con Vendola sin dalle ultime Regionali. Inoltre, ci sono gli appetiti locali.

Diversi esponenti dello stesso partito di Vendola (Sel) non hanno celato il loro malessere per essere stati esclusi dalla composizione di governo e più volte hanno sfiorato il «rompete le righe». Così come il Pd – nelle trattative di inizio legislatura col governatore – ha storto il naso di fronte alla nomina di un così cospicuo numero di assessori «tecnici» (gli esterni) assai vicini al partito del governatore.

Quanto all’Udc, insoddisfatta per la striminzita apertura del presidente della Regione sia sui posti di comando sia sui programmi portati avanti, un «rimpasto» di governo non potrebbe che andarle bene. Se il progetto dovesse andare in porto (arrivare cioé in Aula), sarà la conta a dire l’ultima. Per ora di certo ci sono solo le trattative nei corridoi e i «segnali di fuoco» accesi da diversi consiglieri Pd sugli ospedali da chiudere.

Torna a chiedere modifiche al piano ospedaliero Ruggiero Mennea, sollecitando la giunta a risparmiare gli ospedali di Minervino e Spinazzola e a puntare sul risparmio dei costi nella Bat trasferendo gli uffici della Asl da Andria a Barletta: «È uno spreco – dice – che in queste condizioni non si può più tollerare ».

«Se Vendola avesse applicato il Piano Fitto – ribatte Ignazio Zullo (Pdl) – oggi non saremmo qui a sentire poesie. E, nemmeno gli assessori esterni, il cui costo di ben 16 milioni di euro potrebbe ben essere impiegato in sanità o nei servizi sociali, hanno fornito un contributo per la buona amministrazione».

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