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Puglia, rispettato il patto di stabilità. Dal 2011 partono nuove assunzioni

La Regione non sarà punita come quest’anno. La gestione è rientrata nei tetti di spesa.

 

La Puglia ha rispettato il Patto di stabilità relativo al 2010. Le uscite di cassa, cioè, sono state contenute sotto il tetto fissato dalle norme. Con la conseguenza che nel nuovo anno, la Regione non sarà gravata dalle rigide sanzioni patite nel 2010, per le inadempienze dell’anno precedente: blocco delle assunzioni, divieto di contrarre nuovi mutui, compressione degli impegni di spesa. Soprattutto viene scongiurata la sanzione più severa, introdotta con la legge Tremonti del luglio scorso: la restituzione allo Stato della quota «eccedente» il tetto di spesa (in pratica l’equivalente dello splafonamento: se hai superato di cento, restituisci cento). Avrebbe voluto dire non solo il catenaccio ai conti futuri, ma la perdita secca di risorse. L’assessore al Bilancio, Michele Pelillo, non parteciperà oggi alla conferenza stampa di fine anno indetta dal governatore Vendola (sarà presentato il Piano per il lavoro). L’assessore aveva un volo prenotato per una breve vacanza, è partito a cuor leggero. Anche per un’altra ragione: dalla Ragioneria regionale lo hanno informato di una collaterale buona notizia. Ossia: non solo il Patto di stabilità è stato rispettato, ma si è speso integralmente tutto il plafond disponibile, al di sotto del tetto.
Secondo il gergo dei tecnici, il Patto di stabilità «è stato saturato senza splafonamento» . In parole povere: non si è speso di più, ma neppure di meno, della cifra obiettivo. Secondo i complicati calcoli che le norme via via elaborano (i parametri variano) nel 2010 non si doveva spendere più di 1.453 milioni. Ieri mattina, restava da erogare poco più di un milione. Tecnicamente, il risultato è stato centrato, anche perché tra oggi e domani è possibile ancora emettere mandati di pagamento a favore di fornitori, Comuni, Province, eccetera. Aver speso tutto ciò che si poteva, consente di non trasferire l’obbligazione nel 2011 e non appesantire la situazione nel nuovo anno. Nel quale avremo «un obiettivo di Patto di stabilità», cioè il risultato da raggiungere, pari a 1.406 milioni. In pratica si potrà spendere, come annunciato più volte da Pelillo, una cinquantina di milioni meno che nel 2010. Questo succede perché, spiegano gli uffici, la manovra estiva di Tremonti ha disposto nuove modalità di calcolo del Patto di stabilità.
Dopo aver tenuto il freno a mano per quasi sei mesi, nelle ultime settimane è cominciata la corsa a spendere. Solo a dicembre sono state liquidate fatture e richieste degli enti locali pari a 150 milioni. «Sembra una banalità – spiega Pelillo – ma non è davvero facile modulare le uscite a piacimento, dopo aver tenuto rigidamente chiusi i rubinetti». Al punto che, come si ricorderà, la giunta si è fatta promotrice a novembre di un accordo con le banche e le imprese per la certificazione dei crediti vantati dai fornitori nei confronti della Regione: un modo per far acquisire liquidità alle aziende impossibilitate a riscuotere. «Dopo l’anno tremendo vissuto nel 2010 – dice Pelillo – ora ci sono tutte le condizioni per una gestione più serena della cassa». Intanto, Raffaele Fitto risponde a Vendola che sulle internalizzazioni dei lavoratori dell’appalto Asl aveva lanciato un appello a convocare un tavolo e rivolto delle scuse al ministro.
«Ho già manifestato – dice Fitto – la disponibilità del governo ad insediare, insieme con i sindacati, un tavolo istituzionale. Ribadisco ora, con il senso di responsabilità e la serietà adeguate alla rilevanza della questione, che Vendola non deve delle scuse me. Piuttosto egli deve produrre ogni sforzo perché le aspettative generate in tanti lavoratori trovino realizzazione secondo modalità pienamente legittime e dunque non illusorie». E al governatore che annuncia di voler stare in piazza con i lavoratori, Fitto chiede di «abbandonare la strada delle manifestazioni e percorrere invece quella dell’esercizio responsabile del ruolo che è proprio di chi si assume l’onere di governare».

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