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Farmacisti di Capitanata, figli di un Dio minore

Lettera del presidente dell’Associazione provinciale titolari di farmacia, Gianfranco Curato.

 

“E’ tempo non solo di fare chiarezza, ma di considerare i farmacisti di Capitanata uguali ai colleghi regionali e non figli di un dio minore”. Il capogruppo della Puglia prima di tutto in Consiglio regionale, Francesco Damone, conclude così un’interrogazione “urgentissima” all’assessore alle politiche della salute, sugli accreditamenti ritardati alle farmacie di Foggia.
Sembrerebbe un intervento di ieri invece sono trascorsi ben 13 mesi da quando questa domanda veniva posta all’assessore alle politiche della salute. Tredici mesi trascorsi inutilmente tra lusinghe, promesse non mantenute, ulteriori sacrifici richiesti e sopportati in attesa di una “normalità” sempre promessa e mai raggiunta.
Apparteniamo alla cultura del dialogo che contribuisce a contenere l’insorgenza delle controversie e comunque gestirle senza coinvolgere l’incolpevole cittadinanza e non, come succede qui in Capitanata, dove i cittadini, e noi come cittadini e come farmacisti, veniamo considerati sudditi estranei al sistema, da vessare con pretesti burocratici nella arrogante convinzione che il dipendente pubblico non risponderà mai dei propri errori o soprusi.
Sta per maturare il quinto mese di ritardo per veder riconosciuto il corrispettivo al proprio lavoro,  vengono cambiate, in maniera unilaterale, norme e modalità di erogazione delle prestazioni, limitando la libera scelta dei cittadini, vengono soppressi di fatto gli organismi di garanzia previsti per legge.
Questa mentalità produce e produrrà sempre più ricorsi alla magistratura, sia penale che amministrativa, con ulteriori oneri a carico della collettività.
Viene meno così la funzione della Politica che non sa o non vuole dare risposte appropriate.
E’ ora di cambiare, questo è il grido ed il sentimento che si sta facendo strada nella categoria con il convincimento che con chi non vuol sentire occorra gridare.