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La Posidonia di Manfredonia più rifiuto o risorsa?

Occorre fare delle scelte

 

Capita spesso che certe questioni che riguardano la nostra città vengano trattate energicamente dalla stampa o dalla politica in alcuni periodi per poi essere dimenticate o quasi. Argomenti che non si sa se siano solo passati di moda o se in effetti non destino più l’interesse della collettività. Ma così come la moda, a volte, dopo qualche tempo ripropone vecchie linee, noi abbiamo voluto cercare di capire a che punto siano i lavori di gestione dello straordinario accumulo di alghe che impropriamente chiamiamo Posidonia, (denominata scientificamente Cymodocea nodosa), presente nell’area antistante l’Hotel Panorama del Golfo. Tutto ha avuto inizio nel 2008 quando sono stati completati i lavori dei due frangiflutti nella suddetta area, costati non poco e che avrebbero dovuto preservare un tratto del nuovo Lungomare di Siponto, ma come effetto collaterale hanno portato alla creazione di una vera propria palude (mancano solo i coccodrilli). Abbiamo incontrato il progettista dei tanto criticati frangiflutti l’Ing. Andrea Trotta, titolare della Microlab di Manfredonia che oggi, assieme a Nunzio Giandolfi, Assessore all’Ambiente, si sta interessando alle possibili soluzioni per la gestione di questo importante ammasso di alghe spiaggiate e lo dimostra la loro partecipazione, lo scorso 31 gennaio, al convegno di presentazione del progetto Life+ “Posidonia residues integrated management for ecosustainability” co-finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito della misura “Politica Ambientale e Governance” priorità “Risorse naturali e rifiuti”, tenutosi presso l’Aula Magna della Facoltà di Agraria dell’Università di Bari. Al convegno hanno partecipato amministratori pubblici e privati, gestori di impianti di compostaggio o di balneazione, funzionari di comuni costieri (tra cui Manfredonia, Taranto, Nardò e Mola di Bari), della Provincia e della Asl della città di Bari, funzionari di aree marine protette (tra cui quella di Porto Cesareo) e dell’ARPA Puglia, oltre a tecnici interessati alla gestione dei residui di Posidonia, nonché dottorandi e studenti della Facoltà di Agraria, ricercatori di diversi enti di ricerca (CNR, ENEA, Università). La nutrita e vivace partecipazione testimonia l’interesse che la Posidonia suscita a vari livelli. Dopo i saluti di rito, i relatori del convegno hanno illustrato le azioni del progetto e descritto i caratteri distintivi dell’alga in questione, sottolineando l’importanza ecologica della pianta sia “da viva” che da “morta”. Inoltre, sono stati approfonditi i dettagli del supporto scientifico alla base del progetto e delle attività che saranno sviluppate nei prossimi tre anni. L’obiettivo principale del progetto è, infatti, la definizione di linee guida per la gestione integrata ed ecosostenibile dei residui spiaggiati di Posidonia (raccolta, pre-trattamento) e la successiva produzione di compost di elevata qualità da utilizzare come ammendante del terreno o substrato di coltivazione. “Lo spiaggiamento di quella che impropriamente chiamiamo Posidonia non è un problema – afferma l’Ing. Trotta – è un’alga che non va in putrefazione. Lì dov’è non da alcun problema. Abbiamo interessato il CNR (Consiglio nazione di Ricerche), stiamo lavorando energicamente per trovare la giusta e migliore soluzione. Le soluzioni che stiamo valutando – continua l’Ingegnere – sono sostanzialmente tre, il compostaggio: creando una piattaforma ove accumularla, desalinizzarla, essiccarla, operazione che a mio avviso richiederebbe un investimento di oltre un milione di euro. Detta operazione potrebbe trovare maggiore utilità e giustificazione economica se venissero trattati anche i fanghi di depurazione (provenienti dalla depurazione delle acque reflue urbane cittadine ed industriali). Oppure lasciare tutto così come si trova e fare evolvere questa situazione naturale nel tempo e al limite aiutarla andando a creare una spiaggia con il ripascimento. L’altra soluzione potrebbe essere lo stoccaggio in discariche autorizzate ma questa soluzione porterebbe un ulteriore appesantimento delle bollette Tarsu a carico dei cittadini ed in questo momento, magari, è la cosa meno opportuna da considerare”.
Apprezziamo e soprattutto comprendiamo l’impegno del progettista e dell’Amministrazione nel cercare spasmodicamente una soluzione, tuttavia ci auguriamo non ci siano ulteriori costi a carico dei cittadini i quali non hanno nessuna responsabilità in merito. Responsabilità che vanno cercate altrove, ovvero in coloro che si sono fatti carico di realizzare l’opera utilizzando fondi pubblici, cioè nostri, e che per tale prestazione hanno percepito i loro compensi e nonostante i notevoli disguidi continuano a percepirne di altri per risolvere problemi imprevisti da loro causati. La cosa stride un po’.
Matteo Manfredi

Manfredonianews.it