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Puglia, il buco sanità cresce oltre i 400mln

In sede di Piano di rientro, la Regione aveva ipotizzato una perdita di 300 milioni. All’approvazione del bilancio preventivo, in dicembre, la cifra è salita a 340 milioni. Adesso l’assessore alla Salute, Tommaso Fiore, ipotizza che si arrivi «a toccare i 400 milioni». E i segnali dal campo, cioè dai bilanci al 31 dicembre delle aziende sanitarie, raccontano una storia ancora diversa: la perdita lorda, che dovrà essere sottoposta alle consuete rettifiche, ha superato i 600 milioni di euro. Comunque vada, insomma, la Regione dovrà integrare le risorse a copertura.
Spieghiamo. La differenza tra i 400 milioni di deficit attesi da Fiore e i 610 che emergono dai bilanci delle Asl si può spiegare, anche se non interamente, con il consolidamento dei conti in sede regionale: ci sono poste che si compensano, partite di giro, fondi a disposizione che vanno ad abbattere la perdita civilistica. Ai fini del Patto della salute – l’accordo tra le Regioni e lo Stato – il deficit viene calcolato con regole ancora diverse, quelle del cosiddetto tavolo Massicci, che portano la cifra a calare ulteriormente. Ma questo non significa che poi la perdita di bilancio delle singole Asl non vada coperta: i fornitori vanno pagati, così come le cliniche private e il personale.

Nel bilancio per il 2010, in previsione del Piano di rientro la Regione aveva già appostato 357,6 milioni di euro a copertura del deficit atteso: se dunque la valutazione di Fiore sarà esatta, bisognerà trovare circa altri 50 milioni di euro. «Se sarà necessario – tranquillizza l’assessore – possiamo prelevarli dall’avanzo di amministrazione, perché le regole di finanza pubblica non pongono limiti alla spesa corrente destinata alla sanità». Ma sui conti continua a pesare il fardello dei debiti pregressi. Al 30 novembre, secondo l’ultima relazione al bilancio presentata dall’assessore Pelillo, c’erano da ripianare ancora 683 milioni riferiti al periodo 1995-2009. Cifra destinata fatalmente a salire con le risultanze contabili del 2010. Che meritano qualche considerazione. Primo, lo stesso dato lordo riferito al 2009 vedeva il deficit a quota 529 milioni: in un anno il risultato di preconsuntivo è dunque peggiorato di 80 milioni. Ma questo è avvenuto nonostante ricavi maggiori: nel 2010 il sistema della sanità pugliese ha ricevuto dallo Stato circa il 3% in più, ma la spesa è aumentata in misura ancora superiore.

E i tagli contenuti nel Piano di rientro? «Sapevamo, e l’ho detto anche in Consiglio – spiega Fiore – che gli effetti si sarebbero visti a partire dal 2011, perché il piano è arrivato troppo tardi per poter incidere sul 2010». A ben vedere quegli 80 milioni di peggioramento lordo contengono anche i 32 milioni a titolo di «concorso maggiori costi» che erano stati erogati sul 2009 a Policlinico e Ospedali Riuniti, e poi non sono stati riconfermati per il 2010. Una sorta di maquillage finanziario che però sembra aver prodotto effetti negativi. Le regole contenute nel Piano di rientro prevedono che per i prossimi tre anni la Puglia sia sottoposta a costante monitoraggio da parte dei ministeri della Salute e dell’Economia.

Sui tavoli romani finiranno a breve anche i bilanci delle aziende sanitarie, seppur dopo il consolidamento. Ma poi dovrà aprirsi la partita dei tagli e dei risparmi, e la logica – per quanto brutale – è di una semplicità disarmante: meno personale uguale meno servizi, meno servizi uguale meno spesa. È dunque il blocco del turn-over la misura da cui ci si aspettano gli effetti più importanti, ancor più che il taglio dei posti letto che di per sé non significa nulla. Sul fronte della spesa per servizi, invece, non c’è da stare allegri: nel corso del 2011 saranno bandite molte delle gare d’appalto oggi affidate in regime di proroga. Sono contratti negoziati anche 10 anni fa, e ora i costi a base d’asta (un esempio: la guardiania) andranno aggiornati. Con inevitabili e prevedibili aumenti.