Menu Chiudi

Vieste/ Il rispetto della coesione sociale

Riceviamo e pubblichiamo.

 

La violazione delle norme giuridiche che ha avuto come teatro la città di Vieste il 14 febbraio 2011 rischia di soffocare le legittime aspettative di coloro che sono alla disperata ricerca di un’occupazione in grado di garantire alla propria famiglia un’esistenza dignitosa. Il problema del lavoro precario e stagionale esiste in tutta la sua drammaticità ed è aggravato da una scarsa responsabilità sociale d’impresa, che spesso sfocia nell’illegalità ai danni dei lavoratori di Vieste, e dalla rigidità del modello occupazionale basato sull’edilizia. Questo, tuttavia, pur comprendendo la rabbia di coloro che non riescono “a portare il pane a casa”, non giustifica l’anarchia. La protesta deve incanalarsi dentro la politica, deve condizionare le linee programmatiche delle forze politiche individuate nell’urna elettorale secondo la loro capacità d’interpretare e rispondere alle esigenze della collettività. Il passo dalla rabbia alla strumentalizzazione politica è molto breve.   
Non s’intuisce l’opportunità politica dei candidati alla carica di sindaco alle prossime amministrative di rimanere in silenzio di fronte a un’evidente violazione dell’ordine pubblico e delle normali regole di pacifica convivenza che rischiano di inquinare la vita sociale e politica della nostra città impantanata nelle sabbie mobili di un modello produttivo tradizionale incapace di soddisfare le aspettative di tutti i cittadini. Ci sono momenti nella vita politica di questo paese in cui è necessario mettere da parte la competizione elettorale ed esprimere solidarietà nei confronti dell’Amministrazione Comunale di Vieste. La richiesta inoltrata al vice sindaco Prencipe a pochissimi mesi dalle amministrative delle dimissioni dell’intera Giunta Comunale lascia pregustare il ricco piatto delle lottizzazioni.
E’ la seconda volta che condivido il senso delle parole del Sindaco di Vieste dottoressa Ersilia Nobile contenute nella prima parte del comunicato stampa del 16 febbraio 2011, non condividendo la Sua confusione tra l’assetto generale del territorio e la politica del lavoro, assunzione esplicitata nella seconda parte del comunicato stampa in questione, radicata nelle menti dei cittadini di Vieste che rivendicano il lavoro e punto di forza dei politici locali legati all’idea dell’eterna validità del modello occupazionale tradizionale basato sull’edilizia, sempre utile in campagna elettorale per animare contro o a favore gli animi e garantire la conquista o il mantenimento del potere attraverso l’emersione dell’incapacità progettuale della classe politica che governa il paese colpevole di non garantire il soddisfacimento delle aspettative occupazionali del modello di sviluppo economico incentrato sull’edilizia, in ogni caso adottato a Vieste da sempre, o sottolineando l’impegno politico della forza di governo capace di gestire al meglio le meravigliose opportunità del comparto edile.
La specificazione degli interventi compiuti dall’attuale amministrazione comunale a favore dell’occupazione, contenuta nella seconda parte del comunicato stampa della dottoressa Ersilia Nobile del 16 febbraio, conferma la confusione tra l’assetto generale del territorio e la politica del lavoro già emersa nel messaggio video di fine anno che diventa terreno di scontro elettorale per implicita volontà politica dell’Amministrazione Comunale. L’assetto generale del territorio non coincide con la politica del lavoro. La tutela dei livelli occupazionali è soltanto un’espressione dell’assetto generale del territorio. Le istanze sociali, culturali, ecologiche sono gli altri aspetti. La presenza di aree verdi, la costruzione di quartieri polifunzionali, la costruzione di modelli innovativi di offerta e ospitalità diffusa, l’accessibilità ai quartieri, la costruzione di una biblioteca e di centri sportivi, in altri termini la qualità del vivere urbano, hanno pari dignità di fronte alla tutela dei livelli occupazionali e sono strumentali alla corretta individuazione di politiche di sviluppo sociale sostenibile.

Lazzaro Santoro