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Racket/ Tano Grasso: ‘Faremo riaprire il ristorante Scialì!’ (2)

L’incendio mafioso subito dall’imprenditore turistico Pino Vescera e dalla sua famiglia tra la notte di sabato e domenica allo “Scialì”, il ristorante adiacente allo stabilimento Oasi sul Lungomare Mattei di Vieste , ha mobilitato l’associazione Antiracket nazionale e le forze economiche sane della città e della provincia.

Ieri il presidente Tano Grasso con i referenti locali viestani dell’associazione Antiracket in conferenza stampa nella sala Giunta della Camera di Commercio di Foggia, alla presenza del presidente Eliseo Zanasi, del segretario generale Matteo Di Mauro e di altri attori economici del territorio, ha stigmatizzato il gesto criminoso e intimidatorio realizzato contro uno degli imprenditori più influenti di Vieste, attivo nella lotta al pizzo e alla mafia garganica. E ha rilanciato l’azione di contrasto alla criminalità. L’attentato non ucciderà la città di Vieste, ha annunciato Grasso, il ristorante dato alle fiamme del valore di circa 1 milione di euro sarà ricostruito entro giugno, grazie ai fondi della Legge 44 del 1999 che risarcisce chi è stato vittima di estorsioni e ha avuto il coraggio di denunciare. La decisione arriva da Roma, dal sottosegretario Alfredo Mantovano, con cui Grasso è continuamente in contatto. “Siamo impegnati in una sfida: far riaprire l’esercizio prima dell’estate. Sarebbe devastante se il ristorante rimanesse chiuso e arso dal rogo, se rimanesse il segnale di una realtà piegata, in cui lavorano solo gli imprenditori che hanno pagato il pizzo”. L’associazione è depositaria dei fatti e di come si sono susseguite le minacce e le richieste che hanno condotto all’atto ritorsivo. La mafia fa marketing attraverso gli attentati, ha rilevato Grasso. E sotto Pasqua e Natale, momenti del pagamento coatto, gli atti ritorsivi si fanno più aggressivi. Si tratta, però, come ha voluto rimarcare il presidente nazionale dell’associazione Antiracket, di una aggressività particolare che intende richiamare l’attenzione delle forze vive della città. Che intende intimorire. Una aggressività che non è segnale di potenza, ma al contrario di debolezza. “Quell’atto la criminalità lo deve compiere perché deve ribadire la propria sovranità”. Una sovranità, che la criminalità a Vieste sta progressivamente perdendo a causa del coraggio dei titolati di attività commerciali e turistiche e delle capacità organizzative messe in campo dalle forze dell’ordine e dagli imprenditori e dalle istituzioni. Un dominio che va dunque riconquistato con la violenza. Ma potrebbero e devono essere gli ultimi fragori, secondo gli associati. “Non c’è dubbio che la criminalità garganica è sottovalutata a livello nazionale ha argomentato l’imprenditore siciliano- il Gargano nel panorama nazionale è quello più esposto ad atti criminali perché si vuol colpire un’area tra le più ricche del mezzogiorno. Una delle aree più vitali”. Prima il duplice omicidio, poi piccoli episodi estorsivi, adesso l’incendio dello Scialì, perpetuato ai danni di un membro del direttivo dell’associazione anti‘ racket: procedimenti mafiosi, che danno un quadro di una realtà criminale, ha rilevavo Grasso, “che richiede un approccio nazionale nelle risposte repressive”. La criminalità garganica con modalità mafiose colpisce in una zona dove è nata una esperienza virtuosa, un investimento di coraggio, una iniziativa spontanea di legalità. “Non vogliamo che l’esperienza dell’associazione e delle sinergie con le istituzioni svanisca” . E ancora, in riferimento alle polemiche sui possibili ritorni negativi per il turismo sul Gargano a pochi mesi dalla stagione estiva: “Ci siamo posti il problema dell’immagine. So bene che non siamo a Locri: qui l’imprenditore non è solo, ma il fatto merita una rilevanza C’è o non c’è una malattia a Vieste? — ha chiesto ai presenti Tano Grasso- noi vogliamo che ci sia una cura prima che la febbre diventi irreversibile. Vieste è una città bifaccia: abbiamo una aggressività criminale senza pari, ma abbiamo anche una reazione seria che altrove non c’è. Non bisogna spegnere la reazione degli imprenditori”. Tano Grasso è convinto di poter mettere in gioco una risposta assai incisiva a Vieste aumentando il numero delle collaborazioni tra attori economici e forze del- l’ordine . A l’Attacco Grasso ha dichiarato: “Siamo a Vieste in una dimensione in cui la posta in gioco è la sovranità, perché si fa un attentato di questo tipo? Si dice: tu sei nell’associazione antiracket, ma qui siamo noi a comandare. Quando il mafioso sente vacillare la sovranità, ha bisogno di ricorrere alla violenza, attraverso l’intimidazione”. Occorre pertanto costruire, con fatica, un numero sempre maggiore di denunce.

Antonella Soccio
L’Attacco