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Ristorante Scialì/ “Attentato collegato al suo ruolo nell’antiracket’

Nessuna novità sul fronte delle indagini, intanto l’associazione cresce e conta sugli attori economici importanti del turismo.

 

Sono 28 gli imprenditori viestani associati all’associazione Antiracket. Si tratta, come ha detto a il presidente Giuseppe Mascia, di attori economici importanti del turismo e del commercio della città garganica. Imprenditori che offrono ospitalità ad un numero considerevole di turisti da tutt’Italia e Europa. Una fetta di mercato ingente che ha detto no alla mafia, alle estorsioni e al pizzo. Il segnale ieri in CCIAA è stato forte, rilanciato con vigore anche dal presidente Eliseo Zanasi, che da prossimo competitor del settore turistico sul Gargano, in seguito alla sua diversificazione di business, sarà dalla parte di chi denuncia. L’azione della associazione in questi due anni di vita è stata pesante: a Vieste sono intervenuti il sottosegretario Mantovano, il procuratore Laudati, Tano Grasso. Presenze che hanno creato un clima di fiducia e di legalità, che adesso la mafia vuole colpire. Voci in città si rincorrono sull’incendio. L’atto intimidatorio potrebbe essere legato ad una mancata volontà da parte di Pino Vescera di assecondare la necessità di lavoro di un cittadino viestano vicino e sodale agli ambienti criminali. Del resto, come ha rilevato Grasso in conferenza stampa, a Vieste si è di fronte ad una realtà in cui il maggiore boss della città ha un profilo on line, dal quale continua a diramare informazioni organizzative e ad accendere i consensi dei giovanissimi. “C’è un chiaro collegamento con la sua attività in prima fila nell’associazione Antiracket – ha commentato il procuratore capo di Bari, Antonio Laudati – Un chiaro messaggio inviato da chi vive di estorsioni. A Vieste c’è un’aggressione da parte della criminalità organizzata su quel territorio che è preoccupante”. E per difendersi, l’unica strada è rafforzare il presidio di legalità che le organizzazioni criminali vogliono abbattere: “Solo la forza di chi si unisce nelle associazioni è in grado di impaurirli -. ha spiegato Laudati – Si può combattere la mafia facendo ognuno il proprio dovere. Le associazioni antiracket possono molto, perché le organizzazioni criminali temono la coalizione di negozianti e imprenditori che in tal modo diventano più forti”. Ma tutto questo non basta, afferma il procuratore. “La risposta dello Stato deve essere forte—ha sostenuto – altrimenti non riusciremo a catturare la fiducia dei cittadini. Dobbiamo dare anche in questo caso una risposta immediata. Se lo Stato è assente, non possiamo delegare il ruolo alla società civile”. Non manca il richiamo ai giovani di tutto il Gargano, affinché non mollino e facciano sentire le loro voci a difesa della legalità. Intanto, sul fronte delle indagini non ci sono novità sull’attentato di domenica.