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A Vico tutto ruota intorno al Pug

“Oligarchia tecnica e professionale sta condizionando l’amministrazione”.

 

“L’azione amministrativa a Vico del Gargano è inconsistente, quindi il sindaco ha fatto bene a dimettersi. Dal grado di coinvolgimento della maggioranza e della minoranza, il Pug dovrebbe
essere ancora ai suoi esordi”; E questo il commento tranciante del giovane consigliere Francesco
Delli Muti, architetto e consulente urbanistico dell’amministrazione Amicarelli, eletto nella fila della lista Città viva e oppositore dell’attuale squadra di governo vichese. Dopo le dimissioni
del sindaco democratico Luigi Damiani, i consiglieri del centrosinistra hanno espresso la
loro solidarietà e la loro rinnovata fiducia al primo cittadino, ma la compattezza è ancora lontana
da venire. Costanzo Di Iorio, presidente del Consiglio comunale, invoca un chiarimento, tutto
centrato sul Pug, unico nodo e ragione d’esistenza dell’amministrazione Damiani. Al centrista,
fedelissimo dell’onorevole Angelo Cera, come egli stesso ha dichiarato in una nota, coloro che
hanno firmato il documento pro Sindaco, avevano espresso “il loro disagio per la mancata trasparenza sul redigendo Piano Urbanistico Generale”. La denuncia è chiara: vi è un’oligarchia tecnica, professionale e assessorile a Vico che esercita un forte condizionamento sulle scelte amministrative relative al Pug. Occorre trasparenza, partecipazione. A tale richiesta di chiarimento da parte di Di Iorio, sono seguite le condizioni per proseguire il percorso di governo: azzeramento della giunta e sua ricomposizione attraverso un leale confronto delle diverse posizioni dialettiche e di appartenenza ai gruppi politici— rappresentati in Consiglio Comunale, in linea con il programma della lista Damiani che si proponeva di ruotare gli assessorati e gli incarichi; e il raggiungimento nella maggioranza di una generale condivisione del percorso del Pug. Lo strumento urbanistico, come è noto, è vissuto dal sindaco come pietra angolare del suo mandato. Una traccia mutare su cui costruire lo sviluppo di Vico e delle località della costa. All’Attaccò qualche settimana fa il sindaco aveva presentato con entusiasmo alcune direttrici del Pug. Ecco i punti per i quali mostrava maggiore soddisfazione: “Ci sono varie proposte su San Menato e anche sulla zona interna di Calenella, che prevedono degli insediamenti turistici che sono anche abbastanza, per come li abbiamo valutati,accettabili. Non sono di grandi dimensioni. Su San Menaio c’è una proposta di un progetto interessante: la realizzazione di un grande parcheggio che possa decongestionare la zona di Sant’Antonio. Si ipotizza la realizzazione di una piazza con un piccolo anfiteatro e dei negozi e locali commerciali. Tutto questo potrebbe ampliare la ricettività turistica. Stiamo parlando ovviamente di ipotesi che devono passare al vaglio di tutti”. E ancora: “Noi abbiamo approvato in giunta il progetto di un pontile in legno, che entra per 100 metri in mare non creando problemi di carattere biomorfologico, che rimane una passeggiata sul mare e crea, pur non essendo un approdo, un attracco momentaneo per natanti e barche”. Ebbene, i contrasti all’interno della maggioranza sarebbero riguardanti le varie ipotesi di Pug ventilate in Consiglio e in paese. Almeno 7 bozze, secondo quanto afferma il consigliere del gruppo misto Michele Sementino. “Vi sono degli attriti tra i diversi consiglieri, molti hanno posizioni critiche sul Pug rimarca Sementino- è chiaro che vi sono interessi da salvaguardare, vi sono ipotesi di un Pug a macchia di leopardo. Il sindaco sta tentando di ricompattare la maggioranza, il clima è molto teso e ho sentore che non si arriverà a nessuna conclusione. Il mio augurio personale è che si ritorni a votare”. Le dimissioni di Damiani appaiono ai più anomale: perché, dopo due anni di elaborazione e redazione del Pug, dopo aver costituito la commissione paesaggio intercomunale, primo territorio della Provincia e tra i primi di Puglia,il sindaco Damiani si è dimesso? E davvero convinto che sventolare lo spauracchio del ”tutti a casa”, ad un anno dalla fine della legislatura, sia utile? E il sindaco ad essere angustiato dagli interessi particolari dei suoi consiglieri o piuttosto è ostacolato da questi ultimi nel raggiungimento dei piani prefissati dallo staff coordinato da Elio Aimola? L’architetto piddino, che da qualche giorno è anche a capo dell’ufficio tecnico di Peschici, è il vero dominus della vicenda urbanistica di Vico. Un tecnico, le cui gesta a Foggia in altri noti ambiti sono sotto la lente della magistratura. Un professionista, che sul Gargano continua ad operare indisturbato, secondo la minoranza, pronto ad attuare “il sacco di Vico e di Calenella”. Alla domanda se l’architetto Aimola fosse stato imposto, Damiani al nostro giornale aveva risposto con schiettezza. “Non mi è stato imposto. Io ho pagato all’inizio l’inesperienza, lo dico sinceramente. Avevamo un ufficio tecnico che andava rinnovato. Abbiamo fatto l’esperienza con un bravissimo tecnico, una persona perbene, che è stato con noi sei mesi. Un ragazzo giovane, un ingegnere, molto preparato, squisito, ma ci è sembrato che ci volesse per la situazione creata qualcuno un pò più esperto. Aimola aveva già gestito l’ufficio tecnico con i miei compagni dipartito e sono stato sollecitato da loro in questo senso. Ci conoscevamo bene, abbiamo avuto qualche colloquio, da cui ho ricevuto un’impressione di concretezza su alcuni punti che fino a quel momento erano oscuri e devo dire che è stato un apporto positivo. Ci ha subito instradato, ha preso altre iniziative. Ma non mi è stato imposto, è stato un invito che era dettato dall’esperienza, dalla conoscenza”. Insomma, in che misura “l’esperienza” di Aimola ha interferito con gli interessi edificatori di chi in questi anni ha realizzato una crescita urbana spontanea (il caso delle villone spacciate per case rurali) e non pianificata? La maggioranza su questo tema continua ad essere divisa. Nette le parole di Nicolino Sciscio: “Il Pug, come dice l’assessore Barbanente, deve essere partecipativo. Bisogna coinvolgere la cittadinanza in maniera permanente. Non può rimanere in mano a tecnocrati”.

Antonella Soccio
L’Attacco