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Vieste/ Il melodramma psichiatrico del Pd e il bluff del rais di Sel

Riceviamo e pubblichiamo.

 

La storia della sinistra di Vieste, dai calci comunisti al sedere del professor Santoro a oggi, è una storia di vuoti, dove l’unico sconfitto è l’elettorato di sinistra disperso nel compromesso dell’illegalità e nel vapore dell’emigrazione. Con l’esilio di Santoro, le vicende della sinistra rappresentano un laboratorio d’innovazione politica, dove si elabora la pianificazione strategica per perdere le elezioni.
Archiviata l’epoca delle consulenze vere o presunte, del dossier cartaceo sul verde pubblico del professore che aveva come destinatario l’altro professore, all’epoca candidato sindaco dell’altra lista di sinistra, delle false contrapposizioni, divisioni, litigi interni della primavera del 2006, creati ad arte dall’apparato e abilmente diffusi nelle reti degli elettori di sinistra, è la volta del maquillage di famiglia.
Archiviata l’epoca della divisione controllata per permettere al Pdl di governare, è la volta del clan familiare, rappresentativo dei simboli dei partiti della sinistra ma cieco alle poche istanze che provengono dalla base, allargato ai fedelissimi della sconfitta e chiuso agli uomini della vittoria. Non è cauto ripresentarsi alle amministrative con due liste. L’opinione pubblica non lo permetterebbe. E’ pericoloso presentarsi alle amministrative con una lista forte. Si rischierebbe di vincere. Il bluff del rais di Sel è pronto: la sinistra si presenta compatta in un’unica lista ma depotenziata dalla fuga pilotata di Clemente e amici verso il lido vittorioso dell’On. Spina Diana. Sotto la regia attenta degli uomini di destra, con la complicità del clan di sinistra, 1000 preferenze abbandonano la nave del Pd.
Analizziamo i fatti. Dopo l’elezione a maggioranza a segretario del Pd avvenuta nel 2008, Clemente nella primavera del 2010 riceve dal Coordinamento del Circolo cittadino di Vieste all’unanimità il “mandato per costruire una coalizione fondata sulle forze storiche del centrosinistra e sulla società civile”. Fino a dicembre 2010 la situazione è la seguente: il Pd candida alla carica di sindaco Clemente mentre Sel chiede le primarie candidando Antonio Giuffreda. E’ il momento del bluff che vede protagonisti e vincenti tutti quanti. Bisogna fare in fretta. Per affermare la necessità delle primarie si scomoda il coordinatore provinciale di Sel Domenico Rizzi (comunicato stampa 10 dicembre 2010). L’11 dicembre Ragni apre alle primarie e sfiducia Clemente. Due giorni dopo arrivano le immediate dimissioni di Clemente dall’incarico di segretario del Pd. Il comunicato stampa del Pd del 4 gennaio 2011 lancia Annamaria Giuffreda: “ Il Circolo del Partito Democratico di Vieste ha raccolto e rilanciato la candidatura di Annamaria Giuffreda a sindaco della cittadina garganica all’esito della riunione del Coordinamento svoltasi nel pomeriggio di ieri”. Sel, l’8 gennaio 2011, chiude il cerchio: “Sinistra Ecologia Libertà di Vieste, in vista delle prossime amministrative, esprime il più alto gradimento per la candidatura a Sindaco di Annamaria Giuffreda per il centrosinistra”. Il fratello si complimenta con la sorella. Il tutto accade in un mese durante le feste di Natale. Il politologo Ilvo Diamanti impallidirebbe di fronte a questo diabolico piano. Nel frattempo un altro pezzo del Pd emigra nella lista dell’On. Spina Diana che di sinistra non è. Altri 179 voti in fuga.
E’ la tempesta perfetta per perdere le elezioni e conservare il potere. La sconfitta del centro sinistra alle amministrative del 2011 è la vittoria della nomenclatura familiare che controlla il Pd e Sel. La sconfitta del centro sinistra alle amministrative del 2011 è la garanzia per l’opposizione farsa del clan di sinistra di garantirsi un posto a tavola nel Consiglio Comunale. Governare un paese a un passo dal baratro dopo vent’anni di opposizione inesistente è l’incubo della sinistra. Nell’ottica di perdere le elezioni è lecito affrontare le tematiche essenziali della vita quotidiana a colpi di slogan e a soli cinque mesi dalla competizione elettorale. L’opposizione inesistente nel Consiglio Comunale è il viatico della sconfitta del popolo della sinistra. Un volto nuovo, senza esperienza amministrativa, silenziosissima negli ultimi cinque anni, è la conferma del mio incubo.
Il Consiglio comunale “ha la funzione di indirizzo e di controllo”. Nel Consiglio comunale “sono presenti maggioranza e minoranza e nel cui seno (quindi) si deve equilibrare l’esercizio di due distinti diritti: quello della maggioranza all’attuazione dell’indirizzo politico (…) e quello della minoranza a rappresentare e svolgere la propria opposizione”. (Cons. di Stato, sez. V, 6 giugno 2002, n. 3187; cfr. Cons. di Stato, sez. V, 25 novembre 1999, n. 1983, in Cons. di Stato, 1999, 11, 1875). Il ruolo dell’opposizione nel Consiglio comunale è di controllare, verificare l’attività politica della Giunta e proporre una progettualità per la città. La più grave crisi sociale, ambientale ed economica degli ultimi trent’anni porta con sé le responsabilità della sinistra.
Lasciatemi in pace.

Lazzaro Santoro