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Peschici/ Scarcerato il sindaco

Liberi anche assessore e imprenditore edile.

 

Fine di una odissea, dopo il giorno del blitz e degli sconquassi, dei sospetti di piccole
cupole e teoremi di accusa arriva anche quello delle scarcerazioni. Revocati gli arresti domiciliari al sindaco di Peschici, Domenico Vecera, all’assessore ai Lavori pubblici e urbanistica, Michelino Vecera, a Rocco Caputo, imprenditore edile. Stesso provvedimento una decina di giorni per il dipendente comunale, Giovanni Vesci, e gli imprenditori Matteo Tedeschi, Domenico Martella, i fratelli Antonio e Libero Flaminio. Restano ai domiciliari il comandante della polizia municipale, Vincenzo Losito, il dirigente dell’ufficio tecnico, Massimo D’Adduzio, il consigliere comunale, Giovanni Corso. Il provvedimento emesso dopo novanta giorni da quel 3 dicembre dello scorso anno, quando i carabinieri della compagnia di Vico del Gargano eseguirono ben ventitrè ordinanze di custodia cautelare nei confronti di amministratori comunali, tecnici dello stesso ente, imprenditori, nell’ambito dell’operazione “Clessidra”, su disposizione del gip del tribunale di Lucera Filomena Mari e su richiesta del pubblico ministero, Alessio Marangelli.
L’ACCUSA “Siamo di fronte – spiegò il procuratore capo della Repubblica di Lucera, Domenico Seccia – ai reati tipici contro la pubblica amministrazione, quali turbative di asta, falsi, corruzioni”. Per il responsabile della procura lucerina ciò che nell’inchiesta ha i caratteri della singolarità è “il numero di episodi criminosi realizzati in un arco di tempo di qualche mese; siamo arrivati a contestare l’associazione per delinquere a otto indagati, tra cui il sindaco, come punto di arrivo di un’inchiesta partita dall’esame di alcune delibere relative ad appalti”. Dall’inchiesta abbiamo compreso – disse il pm Alessio Marangelli – come le pratiche relative ai settore tecnico del Comune fossero pilotate per favorire interessi di natura patrimoniale di amministratori e imprenditori. Appalti pilotati per favorire interessi privatistici secondo logica lottizzatorie.
TEOREMA – In sintesi, per il Pubblico ministero, ‘c’è stato un uso spregiudicato del codice degli appalti con l’affidamento diretto ad alcune ditte lavori secondo le procedure di somma urgenza, basate su presupposti falsi, come l’alluvione del novembre 2008 che non c’era stata. Altro particolare: “Veri e propri fenomeni di corruzione, come dimostra la vicenda per ricostruire le strade danneggiate dall’incendio del luglio 2007: l’appalto fu vinto da una impresa foggiana, la “D.B.”con i lavori di fatto affidati a ditte peschiciane in subappalti non previsti e non dichiarati. E questo per far lavorare imprese locali con assunzioni clientelari”. Il consiglio comunale di Peschici si insediò a maggio del 2008, un anno dopo il disastroso incendio del 27 luglio 2007.
Domenico Vecera, funzionario dello stesso Ente, definito l’uomo nuovo prestato alla politica, alla guida della lista civica “Per Peschici” ebbe la meglio sui candidati: Michelino Esposito “La nuova alba di Peschici”, Matteo Mongelluzzi “Uniti per Peschici”, Antonio Guerra “ W Peschici”, Antonio Scopece “Partito democratico” .
Francesco Mastropaolo