Riceviamo e pubblichiamo
Chi scrive è la figlia di un MALATO CRONICO, non deambulante per esiti di ictus cerebrale e quindi permanentemente allettato.
Il suo medico di base, visto il persistere di una sintomatologia preoccupante, dopo l’ennesima valutazione clinica, decide di far effettuare una visita specialistica pneumologia, da effettuarsi, in considerazione delle sopracitate condizioni di salute, a domicilio del paziente.
Attivate tutte le procedure burocratiche, non ultima l’autorizzazione del Dirigente del distretto dott. Carnevale, viene fissato l’appuntamento per la mattina di lunedì scorso. Ma l’attesa risulta essere vana; ci viene comunicato che lo specialista si rifiuta di recarsi presso il domicilio del paziente per effettuare la visita.
Non conosco e non mi interessa il contratto di categoria degli specialisti ambulatoriali e le leggi che ne regolano i loro diritti e doveri . Questi sono problemi di altri.
Invece il mio problema, così come quello di tante altre persone nelle condizioni di mio padre, è quello che se tutti gli specialisti si appellassero ai loro diritti e dovessero sempre rifiutarsi di recarsi a casa di chi GRIDA AIUTO, come, o meglio, chi garantirebbe a questi pazienti il loro sacrosanto DIRITTO di continuare a vivere o sopravvivere in maniera dignitosa?
Non so se in altri posti d’Italia si assiste a queste incivili consuetudini. Oppure è un problema solo nostro?
Spesso l’impressione di trovarsi in questi cinici comportamenti, soprattutto perché io ho sempre pensato che fare il medico sia una missione, ma forse mi sbagliavo, lascia nel cittadino il sapore amaro della sconfitta, ma anche dell’indignazione e della rabbia che diventa, giorno dopo giorno, più forte.
Un cenno, per concludere, alla mancanza di sensibilità di un professionista, un uomo, che in dieci minuti avrebbe potuto regalare SALUTE al malato e TRANQUILLITA’ ai familiari. E non l’ha fatto. Grazie DOTTORE!
Ivana Ceschini