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Foggia/ Spunta lista per gli assunti in Sanità con relativo “sponsor”

C’è una vecchia lista con 80 nomi che collega le infinite polemiche sulla Sanitaservice agli ultimi arresti nella Asl di Foggia. E che ha scoperchiato un pentolone di veleni che bolle da anni, ormai, nella sanità della Capitanata: dove un pezzo della politica è entrato in rotta di collisione con le imprese, cui le internalizzazioni di Vendola hanno sottratto gli appalti negli ospedali. La lista, dunque. Sono due fogli, con l’elenco degli ausiliari poi effettivamente assunti per gli ospedali di Cerignola, Manfredonia e Monte Sant’Angelo. Per ogni nominativo, a margine, c’è un appunto a penna che secondo qualcuno potrebbe essere lo sponsor. Diversi sindacalisti, qualche «parente di», spesso le tre lettere «Sgm» (la cooperativa di Cerignola molto vicina a un assessore regionale del posto), il nome di un ex manager della Asl e la dizione «nuovi». Nuovi, nel senso: non dipendenti delle cooperative al 31 dicembre 2007, condizione indispensabile per essere assunti nella società pubblica. E quindi infilati lì, in quella lista, per fare un piacere a qualcuno.

Il fatto è che tra i nomi dei presunti sponsor, c’è per quattro volte pure «Granatiero». Raffaele Granatiero, 69 anni, a lungo capo degli appalti della Asl, la scorsa settimana è finito ai domiciliari nell’ambito di una inchiesta su gare d’appalto truccate che ruota intorno all’imprenditore Vincenzo Nuzziello, fratello di una consigliera regionale di area vendoliana. Ce n’è abbastanza perché qualcuno nel dibattito locale collegasse il presunto malaffare negli appalti con l’operazione Sanitaservice (anche questa, peraltro, oggetto di una inchiesta della procura).

E per scatenare l’aggressione dell’amministratore unico della società in-house, Antonio Di Biase, nei confronti di un giornalista del quotidiano locale L’Attacco: ma Di Biase nega il cazzotto parlando di «un forte diverbio». E a difenderlo è intervenuta pure la segreteria provinciale di Sel. Ma quella lista, che risale al 2008 – cioè all’epoca delle prime assunzioni – è stata e continua ad essere oggetto di scontro. La sventolano i rappresentanti delle cooperative escluse dall’internalizzazione, che accusano: la scelta non è stata trasparente, tra quei nomi «nuovi» sono stati infilati persino alcuni pregiudicati. E la esamina da qualche giorno anche la procura di Foggia che ha fatto acquisire il documento, anche se la primissima indagine sulla Sanitaservice foggiana è targata Bari con il pool sanità che nel 2008 mandò i finanzieri all’Ares per prendere tutte le carte.

Il problema vero, però, non è penale. Ma è quello che ha evidenziato pure la Corte Costituzionale, con la sentenza che ha bocciato la legge sulle internalizzazioni: non si può – ha detto in sostanza la Consulta – assumere gente a tempo indeterminato senza concorsi. Perché la «clausola sociale», quella a garanzia di chi lavora per un’impresa appaltatrice, garantisce per il periodo dell’appalto e non per sempre. E, peraltro, gli internalizzati erano già dipendenti a tempo indeterminato delle cooperative. Se ci fosse stato un concorso, dunque, la famosa lista non sarebbe mai esistita. A Foggia le polemiche continuano. E non si fermeranno. I primi due bilanci della Sanitaservice hanno chiuso in attivo, e la Regione – che ha mandato a esaminarli il manager Mario Aulenta – li considera «sostanzialmente corretti».

La tesi è che le internalizzazioni stiano facendo risparmiare le casse pubbliche, anche se le cooperative non sono d’accordo. E citano un esempio: Sanitaservice non possiede le ambulanze, che prende in fitto dalle stesse coop. Nel bilancio della società, però, non ce n’è traccia. Perché a pagarle è come sempre la Asl.

Massimiliano Scagliarini